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 2009  giugno 20 Sabato calendario

Fini: non è a rischio il governo ma la fiducia - Non vede rischi per la stabilità del governo, Gianfranco Fini, ma pericoli per un aumento della sfiducia dei cittadini verso la politica, sì

Fini: non è a rischio il governo ma la fiducia - Non vede rischi per la stabilità del governo, Gianfranco Fini, ma pericoli per un aumento della sfiducia dei cittadini verso la politica, sì. Con una risposta nella conferenza stampa che si svolge a margine del suo intervento al Cnel sul futuro del parlamentarismo in Italia e Germania, il presidente della Camera interviene sulle vicende che stanno mettendo in fibrillazione i palazzi della politica. In primis l’inchiesta della procura di Bari in cui compare il nome di Silvio Berlusconi. Un richiamo, quello di Fini, che fa il paio con l’invito che gli rivolge (...) (...) Avvenire, il quotidiano dei vescovi, a dissipare i dubbi sul suo conto «il più presto possibile». Finora era rimasto silente, il presidente della Camera. Un atteggiamento che aveva suscitato più di qualche perplessità nell’entourage berlusconiano, con i fedelissimi del Cavaliere pronti a sottolineare l’accorata difesa dell’altro ”azionista di maggioranza” della coalizione, Umberto Bossi. Ieri, però, Fini ha rotto il silenzio. Lo ha fatto al termine del convegno organizzato dalla sua fondazione, ”FareFuturo”, e dalla fondazione ”Konrad Adenauer” nel parlamentino del Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro. « una domanda che non c’entra assolutamente niente con quello di cui abbiamo discusso, ma non ho difficoltà a rispondere», scandisce il presidente della Camera quando arriva l’interrogativo sulle possibili ripercussioni per l’esecutivo in seguito alle notizie provenienti da Bari. Accanto a lui siede Norbert Lammert, suo omologo del Bundestag, il parlamento tedesco. E Fini risponde: «Non vedo rischi di instabilità per il governo». Sgombrato il campo dall’ipotesi più catastrofica per il Cavaliere, però, Fini il suo monito lo lancia. Quanto sta accadendo, infatti, per il numero uno di Montecitorio non resterà comunque senza conseguenze, visto che «c’è il rischio di una minore fiducia dei cittadini nei confronti della politica e delle istituzioni, cioè del fondamento della democrazia». Un tema, aggiunge, «che non riguarda solo il governo o le opposizioni, ma tutti gli attori della politica italiana». Parole che, seppur calibrate, tutto sembrano fuorché una difesa del premier, mai nominato esplicitamente. Sensazione avvalorata dalla nuova presa di posizione a favore del referendum di domani, che Berlusconi ha evitato di cavalcare e al quale Fini, invece, invita a partecipare per non perdere uno degli «strumenti che la Costituzione mette al servizio dei cittadini» per sentire la loro voce. Completa il quadro un richiamo sui pericoli di una «democrazia impotente ed inefficace», che alla lunga rischia di generare «disillusione, scontento, tentazione di scorciatoie populiste o plebiscitarie». E «la paralisi decisionale», avverte Fini, «aumenta progetti bonapartisti o cesaristi di delegittimazione del Parlamento». Alle parole del presidente della Camera si unisce l’affondo di Avvenire (che probabilmente dà voce anche al malcontento dei cattolici per la vicenda Mario Mauro), che chiede a Berlusconi «di arrivare il più presto possibile ad un chiarimento sufficiente a sgombrare il terreno dagli interrogativi più pressanti». Dopo gli eventi degli ultimi giorni, scrive l’editorialista Gianfranco Marcelli, «è lecito domandarsi se il presidente del consiglio abbia finora scelto la linea di resistenza migliore e i difensori più appropriati». Per il giornale dei vescovi «alla lunga tutto finisce per avere un prezzo. Il pericolo è che a pagarlo sia l’intero Paese». E il Partito democratico ne approfitta. «Il turbamento dei cattolici è reale, il premier chiarisca», incalza Rosy Bindi, vicepresidente della Camera.