Roberta Catania, Libero 20/6/2009, 20 giugno 2009
Nella casa proibita spunta la squillo pd - L’inchiesta di Bari si allarga e la «scossa» annunciata domenica scorsa da Massimo D’Alema sta facendo tremare anche il Pd
Nella casa proibita spunta la squillo pd - L’inchiesta di Bari si allarga e la «scossa» annunciata domenica scorsa da Massimo D’Alema sta facendo tremare anche il Pd. Dalle intercettazioni, telefoniche ed ambientali, sono saltati fuori anche i nomi del parlamentare Gero Grassi e di Sandro Frisullo, vicepresidente della giunta regionale. Entrambi del Partito democratico ed entrambi in rapporti diretti con Gianpaolo Tarantini, il principale indagato di quattro filoni investigativi, tra i quali quello che riguarda il giro delle belle donne (a pagamento) offerte (secondo l’accusa) per aggiudicarsi gli appalti. Arriva secca la loro smentita. Grassi dice di «cadere dalle nuvole», poiché non avrebbe «mai avuto rapporti con i fratelli Tarantini». Mentre Frisullo ammette di «averli conosciuti tramite amici comuni, ma di non aver mai partecipato a feste». Intanto ieri, dopo una giornata di interrogatori, è spuntato un nuovo indagato. Si tratta di una giovane donna. Una ragazza di Bari emigrata a Milano per fare la showgirl, ma che spesso torna a casa per «tenere compagnia a politici di sinistra», secondo quanto si lascia sfuggire un inquirente. La sua posizione, però, è ancora avvolta dal mistero. Districarsi nei vari filoni investigativi di questa maxi inchiesta, partita da indagini nel mondo della sanità, non è facile. Anche perché i protagonisti si sono abilmente defilati. Il magistrato che tiene le redini di tutto, Giuseppe Scelsi, si è messo in ferie e starà in vacanza per almeno altre due settimane, che comunque trascorre nella blindatissima caserma della polizia tributaria della Guardia di finanza, dove il pm e gli investigatori proseguono gli interrogatori delle ragazze tirate in ballo da Patrizia D’Addario, la escort da «duemila euro a notte» e che ha raccontato di «aver partecipato a due cene nelle residenza romana del premier». In un clima teso come quello che continua ad alimentarsi a Bari è facile cadere in confusione, come per chi ha fatto il collegamento tra i festini per i politici e l’apertura di un fascicolo ai danni di Alessandro Mannarini, ex factotum di Tarantini. Ma il 37enne barese ha lavorato per l’imprenditore della Tecnohospital dal giugno al settembre 2008, perciò «non poteva certamente aver partecipato ai viaggi verso Roma e Palazzo Grazioli», come spiega il suo avvocato Marco Vignola. Anche perché Mannarini sarebbe indagato per detenzione di droga, ma per uso personale. Un procedimento che nasce in seguito a due fermi dell’autista, trovato prima in Puglia e poi in Sardegna in possesso di cocaina. E se è vero che durante l’estate scorsa ha accompagnato Tarantini ad una festa a Villa Certosa, il 37enne si è comunque limitato a condurre Giampaolo all’ingresso e ad andarlo a riprendere più tardi, non è certamente stato invitato a prendere parte alla serata. Questo è dunque il suo unico contatto con il presidente del Consiglio: aver visto da lontano il cancello della sua residenza estiva. Un punto cruciale dell’indagine è una casa di via Roberto da Bari. Un appartamento nelle disponibilità di Gianpaolo Tarantino e che l’imprenditore avrebbe prestato ad alcuni esponenti di sinistra per potersi «riposare» o «svagare» durante una pausa dal lavoro. Nella strada, che dall’università corre fino al centro di Bari, molte persone ricordano il via vai di «bellissime ragazze che giungevano in taxi a tutte le ore». Un punto nevralgico dei presunti affari dell’imprenditore con il mondo politico, tanto che gli investigatori della Finanza vi avrebbero nascosto alcune microspie. Cimici che oggi aggravano il quadro indiziario del giro di donne ingaggiate per ingraziarsi esponenti del centrosinistra.