Andrea Malan, ཿIl Sole-24 Ore 24/6/2009;, 24 giugno 2009
FIAT PREPARA EMISSIONE DA UN MILIARDO DI EURO
Fiat potrebbe emettere in tempi brevi un bond da un miliardo di dollari. Le indiscrezioni di stampa non sono state confermate dal Lingotto, ma fonti finanziarie confermano che il gruppo torinese potrebbe approfittare in tempi brevissimi del buon momento dei mercati e dell’appetito degli investitori per le emissioni corporate. Il Lingotto seguirebbe Eni, Telecom, Bulgari e Bpm, protagoniste di recenti emissioni. Proprio ieri il collocamento dell’emissione
Eni da 2 miliardi si è chiuso in anticipo,
confermando la finestra di opportunità.
Il difficile momento del settore auto consiglia del resto di mettere fieno in cascina: la stessa Peugeot - che pure all’inizio dell’anno ha ricevuto 3 miliardi di euro dallo stato francese ha lanciato ieri un’emissione convertibile fino a 575 milioni di euro.
Secondo le anticipazioni di «Finanza e Mercati» il bond in preparazione al Lingotto sarebbe un triennale (scadenza 2012) riservato agli istituzionali. Torino punterebbe a una cedola attorno al 10% – un rendimento comparabile a quello del bond 2011 già sul mercato e prevalentemente diffuso presso la clientela al dettaglio;l’altro benchmark di riferimento per il Lingotto è il bond con scadenza 2013, collocato invece nei portafogli dei clienti istituzionali ( come quello in arrivo) e che ha un rendimento sul mercato superiore (tra l’11,5 e il 12 per cento). Fiat ha un rating BB+da Standard &Poor’s,ovvero appena al di sotto del cosiddetto investment grade. La nuova emissione arriverebbe a due anni esatti dalla precedente - un decennale da 1 miliardo emesso nel 2007 con cedola 5,62% (il rating Fiat era più basso di quello attuale, ma le condizioni sul mercato sono drasticamente cambiate dopo la crisi finanziaria seguita al crack Lehman).
Il sindacato di collocamento dell’emissione obbligazionaria in cantiere dovrebbe comprendere le banche che già quattro mesi fa hanno sostenuto il Lingotto con un prestito da un miliardo, ovvero Intesa Sanpaolo, UniCredit e Calyon, e forse un’altra banca estera. Il gruppo è riuscito da qualche mese a riattivare il canale delle cartolarizzazioni per Cnh (la controllata che produce macchine agricole e da cantiere) con due emissioni da 1,5 miliardi di dollari e 750 milioni e una terza in cantiere.
Proprio ieri la Fiat ha annunciato la chiusura entro due anni dell’impianto Cnh di Imola, che dà lavoro a 500 dipendenti (si veda l’articolo a pagina 22). Ieri John Elkann, vicepresidente Fiat, ha auspicato che «alla fine della crisi economica nel settore automotive ci siano meno produttori che prima della crisi. Aggregando i diversi costruttori si avrebbe la possibilità di investire meno, in nuovi prodotti, con meno unità, risolvendo così la sovracapacità». La gara per
Opel, intanto, si conferma tutt’altro che chiusa: il ministro tedesco dell’Economia zu Guttenberg ha detto ieri che «Magna ha la priorità»; ma gli altri pretendenti restano in gara, a partire dalla cinese Baic – la cui delegazione ha visitato in questi giorni il quartiere generale Opel di Ruesselsheim presentando al management la propria offerta – per arrivare al fondo Ripplewood e a Fiat.