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 2009  giugno 22 Lunedì calendario

PER IL CREDITO IL PEGGIO DEVE ARRIVARE


Gli istituti italiani sono i più esposti in Europa verso le imprese e le famiglie

Per le banche italiane il peggio potrebbe dover ancora venire. Non è un’ipotesi teorica. La ragione per le quale il nostro sistema creditizio ha sofferto meno di quasi tutti gli altri comparabili gli effetti della crisi finanziaria e, invece, potrebbe soffrire più degli altri per la crisi economica in atto è scritto nei loro bilanci, lì dove descrivono la struttura dell’attivo.
Hanno pagato un prezzo più basso alla crisi finanziaria perché dell’attivo complessivo delle principali banche italiane solo il 18 per cento è investito in attività finanziarie, un quarto circa delle quali rappresentato da titoli di stato. Esposto al rischio dei mercati, quelli che hanno subito i maggiori tracolli nel 2008 è quindi solo il 13 per cento circa del totale, contro il 66 per cento dell’attivo delle principali banche tedesche, il 54 per cento di quelle francesi e il 52 per cento di quelle britanniche. Più attivo hai investito in finanza, più forti sono le svalutazioni quando i mercati finanziari vanno giù.
Questo spiega la prima parte della storia, quella che tutti abbiamo definito, giustamente, virtuosa. Ma c’è l’altra parte con la quale ora ci dobbiamo misurare, che è esattamente speculare alla prima. Le banche italiane hanno investito poco in attività finanziarie perché per tradizione e propensione sono più portate a fare credito alle imprese e alle famiglie. E infatti, sempre dai loro bilanci emerge che in impieghi creditizi va il 63 per cento del loro attivo, contro il 22 per cento delle banche tedesche, il 25 di quelle francesi e il 36 di quelle inglesi. Purtroppo però, come la finanza è esposta ai mercati, il credito è esposto ai cicli dell’economia e quando il prodotto lordo diminuisce è lì che si soffre. Le aziende vanno in difficoltà, non riescono a rispettare i termini di pagamento, molte falliscono e le banche che hanno prestato loro dei soldi vedono aumentare significativamente le sofferenze. E’ quello che sta succedendo e ancora di più accadrà nei mesi a venire e che non lascerà indenne nessuno. Il pil scende in Italia e in Germania, in Francia e nel Regno Unito, ma peserà questa volta di più sui sistemi bancari i cui attivi sono maggiormente esposti al credito come quello italiano appunto, e quello spagnolo (dove il credito impegna il 62 per cento degli attivi complessivi).
Tempi duri dunque, come ci segnala Moody’s che, non a caso, ha ipotizzato un abbassamento del rating per 21 banche italiane. Sarà un problema per tutte, scopriremo alla fine quali si riveleranno le più sagge, quelle che hanno prestato con più attenzione e prudenza.