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 2009  giugno 22 Lunedì calendario

IL BOOM EUROPEO DEL LAVORO VERDE


Un lavoro «classe A». Sarà questo il futuro: un’occupazione in aziende «low-carbon» cioè impegnate più o meno direttamente nella produzione di energie rinnovabili a basso contenuto di CO2. Lo promette una ricerca del Wwf presentata nei giorni scorsi. In Europa gli impieghi di almeno 3,4 milioni di persone sono in aziende «verdi»: produzione di energia rinnovabile, mobilità sostenibile e dei beni e servizi per l’efficienza energetica, contro i 2,8 milioni di impieghi garantiti da settori inquinanti.
Quei 3,4 milioni non sono il numero più interessante del dossier Wwf presentato alla vigilia del Consiglio Europeo, perché in quelle pagine sta scritto anche che 1,7 milioni di «nuovi» posti di lavoro potranno crearsi l’anno prossimo e altri due milioni e mezzo entro il 2020. Il 2009 è l’anno in cui le nazioni del mondo si riuniranno a Copenhagen alla Conferenza sui Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite per concordare un nuovo «Accordo globale per il clima», quello che prenderà il posto del Protocollo di Kyoto. E proprio per questo gli ambientalisti di tutto il mondo si stanno muovendo per dare spunti concreti, dati, numeri e cifre sulle quali ragionare. Se c’è qualcosa che può convincere a cambiare rotta è proprio la promessa di un maggiore sviluppo economico, ed ecco qua che si fa avanti l’«economia sostenibile»: solo nell’eolico erano 154 mila i posti di lavoro, diretti o indiretti, nel 2007; l’anno scorso sono aumentati di seimila. Ma l’industria eolica può raggiungere nel 2020 329mila posti di lavoro. Fotovoltaico: la Germania (con il poco sole che ha) gestisce la metà del mercato ed è anche leader nella produzione di celle fotovoltaiche, insieme a Giappone e Cina. Sono 57 mila i tedeschi che lavorano nel settore direttamente, 90 mila complessivi dell’indotto. Le previsioni parlano di numeri a sei cifre in tutt’Europa entro dieci anni: 727 mila impegnati nel fotovoltaico.
D’altro canto se persino l’amministrazione americana «allergica» al Protocollo di Kyoto con Obama ha stanziato 100 miliardi di dollari di investimento complessivo per la green economy, e 6,3 miliardi a favore delle politiche energetiche degli stati, c’è da credere che veramente qualcosa sta cambiando anche in un mondo dove il profitto viene sempre prima del benessere del pianeta.
«In Italia nel 2010 il Pil pro-capite sarà al di sotto dei livelli del 2001». Questa è la fosca previsione è nel Rapporto sul terziario della Confcommercio, e prosegue che sui consumi, non c’è da stare allegri: nel 2009 il calo della domanda proseguirà e anzi diventerà più marcato. La sfida è trovare anche in Italia altri settori di sviluppo, e in Europa altre nazioni ci sono riuscite. Lo spiega Gianfranco Bologna, direttore scientifico Wwf Italia: «Questo studio evidenzia chi sono i vincitori della sfida e dimostra che le politiche e le tecnologie ”amiche del clima” danno un contributo fondamentale allo sviluppo dell’economia. L’economia pulita è pronta a prendere il via, e se la politica continuerà a supportare le industrie che invece contribuiscono ad aggravare la crisi climatica, l’Europa dovrà affrontare costi altissimi sia per l’economia che per l’ambiente».
A guidare la classifica europea delle professioni verdi sono Germania, Spagna e Danimarca per l’eolico, Germania e Spagna per l’energia solare, settori che stanno sviluppandosi anche in altri Paesi con un alto potenziale di miglioramento. In Italia nel solare fotovoltaico appena 1.700 gli occupati e non è che ci manchi il sole, contro i 42.000 della Germania nel solare termico siamo a 3.000 contro i 17.400 della Germania: in Baviera è stato raggiunto l’obiettivo di produrre l’1% del totale di energia elettrica con impianti fotovoltaici. Mentre in Italia c’è stato chi voleva tornare alle miniere di carbone.