Giorgio Lonardi, Affari&Finanza 22/06/2009, 22 giugno 2009
TURISMO, L’ESTERO BOCCIA LA QUALITA’ MADE IN ITALY
Dimenticate l’ottimismo di Maria Vittoria Brambilla, fresco ministro del Turismo. E soprattutto dimenticate la mirabolante dichiarazione rilasciata pochi giorni fa dal ministro a Porta a Porta. Perché sarà pure vero che, forse, il turismo va meno peggio di altri settori ma di qui ad affermare che nei primi sei mesi dell’anno c’è stata una crescita del 7,9% ce ne corre.
Prendete i dati della Federalberghi, associazione aderente a Confcommercio, calcolati su un campione significativo di mille hotel. Ebbene, a maggio le presenze sono calate del 7%, ad aprile del 3% e in marzo addirittura del 14,6%. Quanto a gennaio e a febbraio la musica non cambia con una calo rispettivamente del 7% e del 10%. Ma non basta. Perché la stessa Federalberghi, tastando il polso ai consumi turistici generali, scopre altri aspetti inquietanti della congiuntura. Ad esempio la flessione della spesa media pro capite durante il ponte del 2 giugno (’14%). Il motivo: la gente molla l’albergo per la propria seconda casa o per quella di un amico. Perché in giro non ci sono soldi e si cerca di risparmiare in ogni modo.
Insomma, la congiuntura non è buona. Allarga le braccia Bernabò Bocca, presidente sia di Confturismo, l’associazione di settore della Confcommercio, sia di Federalberghi: «I dati sono tutti negativi, soprattutto quelli relativi alle città d’arte. Stiamo registrando un forte calo per quanto riguarda la presenza di americani, russi e inglesi. Certo, gli italiani continuano ad andare in vacanza ma purtroppo spendono molto di meno». Poi aggiunge con tono preoccupato: «Il vero problema è l’occupazione. Nel nostro settore lavorano circa 2 milioni di persone. Stimiamo di averne perso il 5%: si tratta di 100 mila posti in meno, senza contare l’indotto».
Il mercato, dunque sta cambiando. E anche per il futuro, tranne qualche notevole eccezione come la ricca nicchia delle crociere, non c’è molto da stare allegri. Secondo il «Barometro IpsosEurop Assistence il budget medio per nucleo famigliare destinato alle vacanze degli italiani è calato di 84 euro. Mentre il Rapporto Mercury 20082009 sul turismo italiano, fra gli studi più ottimistici del settore, prevede un calo delle presenze limitato all’1% per gli italiani a fronte di una riduzione del 3,8% degli arrivi degli stranieri.
Osserva Vincenzo Presti, imprenditore che ha lanciato un anno fa la nuova catena Ora Hotels composta attualmente da una quindicina di alberghi sparsi fra l’Italia, il Messico e l’Africa: «La situazione è particolarmente grave nelle città d’arte. Si registrano cali a due cifre a Firenze, Milano, Palermo e Torino. Tengono soltanto Roma e Venezia dove la flessione è solo a una cifra. L’unica strategia per reggere il colpo è quella di contare su una strutture "leggera" dei costi. E su un ottimo rapporto fra la qualità e i prezzi».
Intendiamoci, la situazione è grave un po’ in tutta Europa per non parlare degli Stati Uniti. Secondo Gabriele Burgio, presidente della Nh Hoteles, il terzo gruppo alberghiero a livello europeo e il primo in Italia dove controlla 64 hotel non ci sono dubbi: «Nel Vecchio Continente le attività turistiche nel loro complesso, includendovi anche i convegni, le conferenze e le fiere sono calate del 20%». Quanto all’Italia le cose non vanno molto meglio. Dice: «La forza dell’euro sta tenendo lontani inglesi, russi e americani».
Lo scontro in atto sui mercati mondiali, è la tesi di Burgio, si gioca soprattutto sul piano dei prezzi. Spiega: «Ormai una crociera ai Caraibi costa 600700 dollari. E a questi livelli è pressoché impossibile convincere gli americani a spostarsi in Europa e in Italia. Senza contare che la concorrenza sui listini sta diventando più serrata anche nel Mediterraneo. Emblematico il caso della Spagna che ha infrastrutture mediamente migliori di quelle italiane. O quello della Turchia, che oltre ad ottime strutture può vantare prezzi sensibilmente più bassi».
Insomma, secondo Burgio in questo momento di crisi rischiamo di pagare la cattiva qualità media (e gli alti prezzi) delle nostre strutture turistiche.
Daniel John Winteler, presidente e amministratore delegato di Alpitour, il più grande gruppo italiano del settore turistico, resta tuttavia abbastanza ottimista: «Le prospettive per il 2009 non sono così negative. Certo, la gente aspetta l’ultimo momento per prenotare. E cerca con sempre maggiore attenzione la "promozione" o l’offerta imperdibile. Tuttavia il bisogno di vacanze resta ed è irrinunciabile».
Secondo il presidente di Alpitour, però, è necessario che il ministro del Turismo abbia più potere: «Non si può delegare il destino di un settore così delicato alle Regioni e alle centinaia di assessori sparsi nei comuni di tutta Italia».
Dunque, i nodi stanno venendo al pettine e mettono a nudo le carenze del Bel Paese: «Bisogna riprendere l’abitudine di analizzare la domanda. Negli ultimi 10 anni», dice ancora Winteler, «la quota di tedeschi che arrivano nel nostro paese con la famiglia è scesa dal 25% al 15%. Dobbiamo chiederci come mai ci stanno abbandonando le famiglie del più grande paese europeo e cosa possiamo fare per modificare questa situazione».
Gli unici a brindare in una situazione generale così sconfortante sono i manager del business delle crociere. Sentite cosa dice Andrea Tavella, direttore commerciale marketing Italia di Costa Crociere: «Le prenotazioni per l’estate 2009 si stanno confermando in linea con il trend positivo che ha caratterizzato i primi mesi dell’anno. Non solo, se facciamo un paragone con i dati dello stesso periodo del 2008, abbiamo migliorato ulteriormente i nostri risultati, una considerazione di grande importanza se teniamo presente che il 2008 era già stato un anno molto positivo per Costa Crociere». Quanto ai motivi del successo Tavella cita «affidabilità, rapporto qualità prezzo del prodotto. Noi in questo momento abbiamo su questi aspetti un vantaggio competitivo rispetto ad altri prodotti». Riguardo alle destinazioni preferite e «in forte crescita» vengono citate le «crociere verso Grecia ed Istanbul e le crociere di 7 giorni in Nord Europa dai Fiordi alle Capitali Baltiche».
Calici in alto anche ai vertici di Msc Crociere. «Già nell’ultimo trimestre del 2008», spiega Domenico Pellegrino, direttore generale del gruppo, «avevamo capito che le crociere avrebbero retto. E così è stato». Pellegrino, infatti, annuncia che «quest’anno, come avviene dal 2003 in poi cresceremo del 40%». Il segreto di questo performance si basa su tre pilastri. «Siamo attrezzati a competere a livello internazionale», dice il direttore generale di Msc Crociere, «grazie ai nostri 42 uffici commerciali sparsi nel mondo, possiamo contattare una clientela globale. Inoltre controlliamo l’intera filiera produttiva e questo ci consente di spostare le nostre navi in tempi brevissimi ovunque lo riteniamo più interessante». Il terzo pilastro «è una qualità maggiore a prezzi contenuti. Grazie ad una flotta sempre più grande e più moderna abbiamo le economie di scala per fornire una vacanza di classe a prezzi imbattibili».