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 2009  giugno 22 Lunedì calendario

«AVRO’ UN SECONDO FIGLIO ANCHE SE CONTRO LA LEGGE»

Un anno fa, quando decise di fare il secondo figlio, Lei Jianguo per prima cosa diede le dimissioni da una università di Pechino in cui insegnava da qualche tempo. Con la moglie si disse che tentare di allargare la famiglia, con la forte speranza che il secondogenito sia maschio, valeva bene il posto statale che si era guadagnato con anni di studi e gavetta all’estero. «Abbiamo messo da parte un po’ di soldi e io posso mettermi in proprio, ma almeno avremo una vera famiglia. Il nostro sogno è di dare un fratellino a nostra figlia» spiega.
I coniugi Lei ingrossano oggi le fila di quei sempre più numerosi benestanti o famosi cinesi che scelgono di contravvenire alla politica del figlio unico, gettando ombra sulla trentennale regola di contenimento delle nascite e minando la stabilità sociale del paese. «La crescente mobilità dei cinesi e i cambiamenti sociali avvenuti in 30 anni di apertura e riforme rendono sempre più difficile far applicare tale politica» ha detto l’ex direttore della Commissione di Stato per la Pianificazione Familiare, Zhang Weiqing, alla stampa cinese, annunciando nuove regole e sanzioni per chi continuerà a violarla.
Oggi le punizioni sono già notevoli, dalle multe all’esposizione alla pubblica gogna passando per la distruzione della carriera, ma quanto pare non abbastanza da scoraggiare i sogni della classe media in ascesa. Due anni fa il governo stabilì che le sanzioni economiche sarebbero dovute ammontare a 10 volte il reddito annuale della zona in cui vive la famiglia, ossia una cifra che si aggira fra i 2 mila e i 20 mila euro circa. I casi più esemplari, star o quadri di Partito, sono puniti con multe fino a 100 mila euro, oltre alla sparizione da qualsiasi attività pubblica. E le ricche regioni costiere, come lo Zhejiang, sono andate ancora più lontano con la decisione di pubblicare una ”lista nera” dei contravventori: in questo modo si eviterebbero gli avanzamenti di carriera e l’acquisizione di onorificenze.
Lei Jianguo alla carriera ha però rinunciato su due piedi. Per non avere la fedina sporca con una denuncia dell’unità di lavoro per violazione della legge, cosa gli avrebbe reso impossibile cercare un altro impiego statale, ha preferito dare le dimissioni prima di buttarsi nell’avventura del secondo figlio. In questo modo la sua scheda rimarrà pulita e gli basterà solo pagare qualche migliaio di euro perché tutto sia in regola. All’opposto, la famiglia Zhang, lavoratori migranti che sopravvivono di lavoretti saltuari alla periferia di Pechino, non è ancora riuscita a mettere da parte i 5 mila euro necessari per pagare la multa della secondogenita, ormai quindicenne. «La ragazza non ha mai avuto documenti, senza carta d’identità nessuno la accetta in alcun liceo, non potrà mai cercare un lavoro o farsi curare. L’ufficio di Pianificazione non cede da anni, se non paghiamo la bambina non esiste» lamenta il padre.
Su Internet, però, non è tanto la regola del più ricco a scontentare i giovani, quanto la crudeltà dell’imposizione di un solo figlio oggi che il benessere impone una vita con canoni occidentali. Secondo un sondaggio realizzato all’inizio dell’anno dal portale QQ, il 76% degli intervistati vuole avere due figli, solo il 15% ne vuole uno e appena il 4% risponde di non volerne affatto. «La politica dovrebbe essere rivista per dare alle coppie la libertà di pianificare la propria famiglia» si legge nei forum online, insieme a «è ragionevole e umano lasciare le famiglie avere due o più bambini se possono permetterselo».