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 2009  giugno 22 Lunedì calendario

Cosmetica, il trucco anticrisi - La cosmetica italia­na nasconde le ru­ghe. Anzi, qualco­sa di più visto che i dati del 2008 dicono che l’andamento del mercato ha oscillato intorno allo 0,7 per cento ma sempre mantenendosi in segno positivo

Cosmetica, il trucco anticrisi - La cosmetica italia­na nasconde le ru­ghe. Anzi, qualco­sa di più visto che i dati del 2008 dicono che l’andamento del mercato ha oscillato intorno allo 0,7 per cento ma sempre mantenendosi in segno positivo. E con i tempi che corrono, non è poco. Anzi il comparto potreb­be diventare una sorta di modello per gli altri setto­ri. Nonostante gli effetti che la crisi mondiale ha prodotto su tutte le econo­mie, l’incremento, ben­ché lieve, della produzio­ne di cosmetici è stato so­stenuto sia dal mercato in­terno (+ 0,8%) sia da quel­lo estero (+0,4%). «Per quanto riguarda il 2009 invece – spiega Maurizio Crippa Diretto­re generale di Unipro (as­sociazione italiana delle imprese cosmetiche) – le proiezioni ci dicono che ci saranno aree anco­ra in piena salute, come la grande distribuzione, la farmacia, l’erboristeria. E altre, la profumeria su tutte, che sentiranno for­te il contraccolpo di que­sto stato di crisi prolunga­to ». Tra coloro che, finora, hanno retto meglio la ge­lata dei consumi ci sono sicuramente i terzisti del­la cosmetica: in Italia si produce circa il 65 per cento del trucco che vie­ne distribuito nel mondo ma solo una piccola per­centuale viene immessa nel mercato con marchi italiani. «Si tratta di un fe­nomeno – continua Crip­pa – che viene da lonta­no: in Italia il terzismo nella cosmetica è sempre stato forte e negli ultimi anni le multinazionali del settore hanno sempre in­centivato la prosecuzione di questo sistema. L’estre­ma frammentazione del settore ha portato a un’as­senza di un unico, grande brand italiano. E adesso, in tempo di crisi, le azien­de produttrici pensano, correttamente, soprattut­to a investire in ricerca per migliorare e innovare i prodotti cosmetici». L’Italia comunque con il suo giro d’affari che su­pera i nove miliardi di eu­ro rappresenta il quarto mercato europeo seppur con un sistema di impre­sa bloccata a una dimen­sione medio-piccola (in Unipro si riuniscono 550 imprese di cui 500 Pmi). Quali gli scenari futuri previsti dalle associazioni di settore? «Il tema dei prossimi anni sarà l’atten­zione al capitale umana – sostiene Crippa – la capacità di fornire servizi, assistenza e consulenza potrà farci limitare i dan­ni procurati dal calo dei consumi. Il nostro cliente è un compratore maturo, consapevole. sa cosa vuo­le, ma lo vuole al più alto rapporto qualità prezzo e senza più fidelizzarsi su un’unica marca. per questo che chiediamo al­le nostre imprese di fare il massimo sforzo, possibile in questo momento, nel campo della ricerca e poi, alla fine della filiera, di avere un personale com­petente e formato per sa­per assistere la clientela.  anche così infatti che si spiega la grande crescita di settori come farmacie ed erboristerie in questi ultimi anni: danno al compratore più affidabili­tà e assistenza. Ed è a que­sto modello che dovrà la­vorare il comparto della profumeria». Quello che alla fine della tempesta dovrà essere ricostruito più massicciamente.