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 2009  giugno 22 Lunedì calendario

Gas e greggio, le colonne dell’impero di Putin La «nuova guerra fredda» sale di temperatura - I consumatori ita­liani se ne accor­gono solo quan­do Mosca chiude i rubinetti del gas, ma la battaglia sen­za quartiere tra Est e Ovest per il domi­nio mondiale del­l’energia, che dura da almeno ses­sant’anni, è anco­ra d’attualità

Gas e greggio, le colonne dell’impero di Putin La «nuova guerra fredda» sale di temperatura - I consumatori ita­liani se ne accor­gono solo quan­do Mosca chiude i rubinetti del gas, ma la battaglia sen­za quartiere tra Est e Ovest per il domi­nio mondiale del­l’energia, che dura da almeno ses­sant’anni, è anco­ra d’attualità. Nel suo libro, Sfida al­l’ultimo barile (Edi­tore Brioschi), Ste­fano Casertano ri­percorre tutta la storia della Guerra Fredda dal punto di vista delle risorse energetiche. Un’analisi che arriva proprio quando sta per riproporsi un’altra crisi del gas e le oscillazioni del prezzo del petrolio danno le vertigini anche ai più esperti. Il crollo della cortina di ferro, infatti, non ha certo arrestato un conflitto che assu­me aspetti sempre più estremi. Tanto che il concetto di «nuova guerra fredda» gode da qualche tempo di sorprendente popolarità. «Ci sono tanti spunti, dalle misteriose morti di ex spie e giornalisti russi al litigio sui missili nella Repubbli­ca Ceca, che negarne l’uso sarebbe qua­si un torto» commenta Casertano, con­sulente per clienti pubblici e privati, tra cui il Carter Institute di Joseph Stiglitz e il progetto Millennium Villages di Jef­frey Sachs.  chiaro che la «guerra fredda energe­tica » non è mai terminata, perché «la di­sgregazione sovietica non è stata la fine del soggetto politico russo, ma una sua riorganizzazione strategica». Per ritro­varne traccia, basta guardare come si sta muovendo il Cremlino per contrasta­re il progetto europeo Nabucco, un ga­sdotto pensato per portare il metano del Caucaso direttamente in Europa, svinco­lando i produttori dall’ingombrante in­termediario russo. «Mosca non com­menta lo sviluppo del gasdotto Nabuc­co, ma sta provando un’altra tattica: comprare gli azionisti del progetto», spiega Casertano. « per questo che Gaz­prom è entrata in Mol, azienda energeti­ca ungherese e tra i principali investitori in Nabucco. Non basta: in Ungheria aziende russe stanno comprando com­pagnie aeree, reti di distribuzione del gas e altro ancora». In fondo, conclusa la fase del controllo politico tramite go­verni fantoccio, non c’è motivo per Mo­sca di rinunciare a esercitare un’influen­za importante sui vicini, utilizzando stru­menti diversi. La sfida all’ultimo barile si combatte anche così.