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 2009  giugno 22 Lunedì calendario

Francesco Caio: «Il tutto gratis porta il sistema alla miseria» - Quando l’informazione entrerà totalmente nel­l’era di internet, i gior­nali tradizionali non spari­ranno

Francesco Caio: «Il tutto gratis porta il sistema alla miseria» - Quando l’informazione entrerà totalmente nel­l’era di internet, i gior­nali tradizionali non spari­ranno. Non si verificherà, per intenderci, ciò che ac­cadde nel mondo dei tra­sporti quando il motore a scoppio sostituì il cavallo. Questo, almeno, è quanto so­stiene tra cui Francesco Ca­io, il manager che il Gover­no britannico nel febbraio 2008 ha nominato responsa­bile del gruppo di studio per la progettazione della rete a banda larga ultra-veloce nel Paese. «Forse potrebbe essere uti­le studiare proprio l’espe­rienza inglese, che io cono­sco bene, per capire meglio l’evoluzione del fenomeno – afferma Caio – basti pen­sare che nel 2002 i giornali inglesi raccoglievano il 40 per cento del mercato pub­blicitario contro il 2 per cen­to rastrellato dai siti inter­net. Nel 2008 la pubblicità su internet è salita al 20 per cento e quella sui giornali è scesa al 30».  un fenomeno che può riprodursi anche sul merca­to italiano ? «Non lo so. Questo è un terreno inesplorato, in tutto il mondo si muovono pionie­ri a caccia di un modello di business. Oggi la preoccupa­zione dei grandi giornali è che i capitali del business dell’informazione vadano a nuovi soggetti e non ai me­dia consolidati». Resta il problema dell’af­fidabilità delle notizie che circolano in un ambiente li­bero per eccellenza e quin­di poco controllabile. «Certo, però bisogna ade­guarsi a un sistema total­mente nuovo: sul web la stes­sa scelta delle notizie è con­dizionata dal gradimento dei lettori. Il cosiddetto ’clic stream’ permette di conosce­re in tempo reale quali sono le notizie più lette e una te­stata d’informazione non può non tenerne conto». Ma il grande dilemma ri­mane: siti a pagamento sì o no? «Financial Times ed Eco­nomist hanno rinunciato al­l’accesso a pagamento, Mur­doch ha lanciato l’idea di far pagare solo le notizie inedite e le inchieste in esclusiva. Di sicuro c’è che la formula ’tut­to gratis’ conduce il sistema in miseria. Non esiste anco­ra un percorso chiaro ma è chiaro che così non possia­mo continuare». Intanto in diversi Paesi è in atto un grande sforzo per capire se i micropaga­menti sono applicabili al­l’informazione online . « vero, quella potrebbe diventare un’ottima formu­la: non più abbonamenti mensili o annuali. Pagare qualche centesimo per l’ac­cesso a una singola notizia o a una particolare gallery di foto. Ma ciò si ottiene con il giusto bilanciamento tra co­sto e valore della notizia in un sistema d’informazione totalmente nuovo». Il recente scandalo delle fatture gonfiate dei mini­stri del governo britannico ha fatto vendere al Daily Telegraph 900 mila copie in più nelle prime due setti­mane. Un chiaro segno di quanto renda l’informazio­ne investigativa. «Il nodo è proprio quello: l’accentuazione dell’infor­mazione di qualità e investi­gativa può giustificare l’ac­cesso a pagamento ai siti online. Il punto è che siamo in una fase di estrema speri­mentazione, stiamo passan­do da un’epoca in cui i gior­nalisti si rivolgono a un uten­te fondamentalmente passi­vo a un’era in cui l’utente, grazie al web, interagisce e condiziona il sistema infor­mativo. Il che produrrà un cambiamento sismico del modo in cui le notizie vengo­no consumate». Scosse sismiche che po­trebbero provocare anche qualche vittima. «Potrebbero. Ma non ve­do scenari apoca­littici. Non siamo in presenza di una sostituzione traumatica di due sistemi. vero, siamo in presenza di una crisi edito­riale mondiale mai vista, ma pro­prio la capacità di saper sfruttare il grande po­tenziale di internet potrebbe rappresentare la carta vin­cente per tutto il sistema in­formativo mondiale in siner­gia con un cartaceo di appro­fondimento e qualità. A pat­to però di non perpetrare l’errore in cui sta cadendo la maggior parte dei siti dell’in­formazione ». Di quale errore si tratta? «Concentrarsi sulla macchina trascurando i contenuti. I siti sembrano preoccuparsi esclusivamente di riempire le pagine, le notizie sembrano prese all’ingros­so, senza approfondimenti e senza originalità. Non è così che si può chiedere agli uten­ti di pagare il servi­zio. Casomai ci si può specializzare in un’informazio­ne settoriale. Ba­s ta prendere esempio dai blog molto tecnici e specialistici che diventano fonte di notizie persino per gli stessi giornalisti». E, infine, c’è l’incognita dei mezzi elettronici in con­tinua evoluzione. «I giovani tra qualche an­no potranno costruirsi il gior­nale elettronico su misura. Chi è nato nel ”94 tra circa sette anni entrerà nel mon­do del lavoro e probabilmen­te senza aver mai comprato un giornale cartaceo».