Fa. P., ཿIl Sole-24 Ore-Plus 20/6/2009;, 20 giugno 2009
CASAGIT E IL PASSIVO DA 19 MILIONI
Si può sopravvivere a lungo se le uscite superano costantemente le entrate? Ovviamente no, e questo vale anche per la Casagit, la cassa di assistenza sanitaria dei giornalisti. Quel vivere al di sopra delle proprie possibilità ha così presentato il conto. Amaro. Con un buco di 19 milioni (un quarto del totale delle entrate pari a 80 milioni) nel bilancio del 2008. Non che il 2007 sia andato molto meglio con un passivo di 3,8 milioni. E così il patrimonio della cassa si è rovinosamente assottigliato in soli due anni passando da oltre 30 milioni ai poco meno di 9 dell’ultimo esercizio.
Ma come si spiega questa dèfaillance? Semplice. La cassa ha uno sbilancio ordinario tra entrate e uscite che si attesta sui 5-6 milioni. Altri 13 milioni che hanno concorso al buco di 19 milioni dell’anno scorso sono l’effetto una tantum della pulizia di anni di gestione "artigianale", quando i bilanci erano compilati per cassa e non per competenza.
Morale, la maxi-svalutazione altro non è che il trascinamento dei rimborsi arretrati imputabili agli anni passati e non inserite nei bilanci corrispondenti. C’è voluto però il fatto di dover presentare obbligatoriamente dal 2010 conti certificati per far emergere il "fardello" degli arretrati. Forse tardi e male. Ma se questo spiega il rosso record del 2008, resta sullo sfondo il fatto di dover raffreddare, da un lato, la spesa e dall’altra elevare le entrate. Una manovra già in parte avviata dal vecchio cda, che sarà soppiantato dopo le recenti elezioni da un nuovo vertice. Ma c’è da scommettere che l’ente dovrà prima o poi anche preoccuparsi dell’anomala distribuzione della spesa. Mentre i contributi versati alla cassa (pari al 3,6% della retribuzione) sono uguali in tutta Italia, la spesa pro-capite è assai più elevata a Roma dove tocca i 2mila euro, quando a Milano si ferma a 1.563 e Bologna supera a malapena quota mille euro.