Fabio Pavesi, ཿIl Sole-24 Ore-Plus 20/6/2009;, 20 giugno 2009
L’INPGI SCIVOLA SUGLI EDGE FUND
Una scommessa da 80 milioni di euro sul piatto, assai rischioso, degli hedge fund. Un chip sostanzioso giocato dall’Inpgi, l’ente di previdenza dei giornalisti italiani, nell’estate del 2008 a cavallo della bufera dei mercati finanziari e poco prima del crack della Lehman.
Come è andata? Ovviamente male. Quegli 80 milioni a fine 2008 si sono ridotti a poco più di 69 scendendo poi ulteriormente, prima della riscossa dei listini. Ora, fonti dell’istituto fanno sapere che quel piccolo tesoretto, affidato a fondi speculativi di Goldman Sachs e Liongate, ha visto fermarsi l’emorragia: da inizio anno il rendimento è positivo per poco più di un 3%.
Ci vorrà però altro tempo per recuperare i prezzi d’acquisto. Poi si porrà il problema di capire che farne di quell’investimento che ha fatto correre qualche brivido ai vertici dell’istituto.
Già perché quegli 80 milioni sono il 12% dell’intero portafoglio titoli dell’ente che nel 2008 assommava a 640 milioni. Una quota non indifferente che ha alzato il rischio in modo poco appropriato per un ente previdenziale.
Gestione in negativo
Ma è l’intero portafoglio ad aver subìto l’onta dei mercati. Accanto ai fondi speculativi buona parte della liquidità (una quota vicino ai 400 milioni) è rimasta investita in fondi monetari: prodotti a rendimento nullo, dato che i modestissimi guadagni vengono mangiati dalle commissioni da pagare alle banche. E così da un lato si è cercata prudenza (eccessiva) dall’altro si è corso qualche azzardo. Sta di fatto che le svalutazioni tra hedge, azioni e altri titoli hanno raggiunto lo scorso anno quota 37 milioni, portando il "rosso" della gestione mobiliare a 54 milioni dal risultato positivo per 34 milioni del 2007.
Uno scivolone pesante su cui ha pesato fortemente la crisi e che dovrebbe essere recuperato tra il 2009 e il 2010. Una battuta d’arresto che si accompagna a una gestione del patrimonio immobiliare dell’ente che non brilla certo (da anni) per risultati.
Case, rendimenti al lumicino
L’ente ha case e uffici per un valore di mercato di 1,3 miliardi. Ebbene gli affitti su un valore medio degli immobili locati di 688 milioni hanno reso poco più di 32 milioni lordi. Togli costi e imposte e il margine scende a 19 milioni con una redditività netta di solo il 2,8% che scende vicino all’1% se si calcola sull’intero valore di mercato del patrimonio immobiliare. Una situazione che si trascina da tempo, giustificata dal forte sbilancio a favore del residenziale (meno redditizio) piuttosto che del terziario (più remunerativo). Si possono ottenere rendimenti maggiori? Forse. Sta di fatto che l’Inpgi deve fare i conti con lo Siai, il sindacato inquilini delle case dell’ente composto per lo più da giornalisti e che è riuscito di recente a raffreddare i nuovi canoni in scadenza al 2009-2010, ancorandoli ai valori del 2004 più il carovita.
Ma il tema cruciale (che vale per tutta la previdenza privatizzata) è la sostenibilità dei conti dato che già oggi c’è un pensionato ogni tre lavoratori attivi. L’Inpgi vedrà il saldo tra entrate e uscite andare in negativo a partire dal 2020 e fino al 2034. Quello sbilancio impatterà progressivamente sul patrimonio e dovrà essere in parte compensato dai ricavi della gestione degli immobili e dei titoli. L’attuario assegna un obiettivo ambizioso intorno al 5% annuo tale da generare rendimenti ben sopra i 110-120 milioni l’anno. Facile a dirsi, difficile da garantire come il 2008 ha dimostrato. Tanto più che arriverà nei prossimi due-tre anni un’ondata di pre-pensionamenti che ridurranno il saldo a favore delle uscite. La soluzione? Sul piatto c’è ed è quella di aumentare l’aliquota contributiva degli editori dall’attuale 21% al 28% che si paga all’Inps. Ma quel 7% su retribuzioni totali dei giornalisti per quasi 1,3 miliardi significa un esborso annuo per gli editori di 100 milioni. Con l’aria che tira oggi appare quasi surreale.