Beda Romano, ཿIl Sole-24 Ore 20/6/2009;, 20 giugno 2009
PRETENDENTI IN CODA PER OPEL
trascorso meno di un mese da quando Magna International
e General Motors hanno firmato un memorandum di intesa per l’acquisto di Opel, la filiale della casa americana. Le trattative continuano con l’obiettivo di firmare un accordo a metà luglio. Intanto però non passa giorno senza che altre aziende si dicano interessate alla società di Rüsselsheim.
«Continuano ad esserci altri soggetti interessati» ad Opel oltre a Magna e ai suoi soci russi, ha confermato ieri Steffen Moritz, il portavoce del ministero dell’Economia.Chi?Non è chiaro. O meglio per ora le notizie sono solo indiscrezioni. Ieri il Financial Times Deutschland rivelava che il fondo Ripplewood avrebbe in corso con General Motors «intensi colloqui».
La società d’investimento si era già fatta viva in maggio. A Ripplewood bisogna aggiungere la casa automobilistica cinese Baic. Secondo la Frankfurter Allgemeine Zeitung, il gruppo, che può beneficiare della consulenza tecnica di Daimler e finanziaria di Deutsche Bank, ha ricevuto l’autorizzazione a studiare i libri contabili di Opel.
Nelle prossime due settimane è prevista una visita in Germania di una delegazione cinese. Secondo il quotidiano francofortese, il presidente della Baic, Xu Heyi, vuole conquistarsi la fiducia di sindacati, politici e rappresentanti dei lavoratori di Opel, proprio mentre il gruppo di Shanghai effettua una due diligence della società. In una dichiarazione di interesse lunga appena due pagine e presentata dopo la scadenza dei termini, la società aveva annunciato di voler investire in Opel 500 milioni di euro, di non avere intenzione di licenziare personale per almeno due anni, di voler mantenere aperti tutti gli impianti tedeschi e di aver bisogno infine di garanzie creditizie per 4-5 miliardi.
L’impressione è che l’establishment tedesco guardi con favore all’interesse di Baic per la filiale europea di General Motors. Per molti versi un accordo con la società cinese aprirebbe a Opel il mercato asiatico; non comporterebbe sovrapposizioni pericolose in Europa; e rafforzerebbe un legame con la Cina a cui la Germania tiene molto.
Sia Berlino che General Motors hanno tutto l’interesse a lasciare la porta aperta ad altre soluzioni, diverse da quella targata Magna. Per la società americana, è un modo per fare pressione sull’azienda austro-canadese durante trattative che non appaiono facili. Per il governo tedesco è un modo per raffreddare le critiche a un’intesa OpelMagna che a molti nella maggioranza non è piaciuta.
In realtà, il futuro della filiale di General Motors dipende per ora dai negoziati in corso. Prima che gli altri concorrenti possano realmente rientrare in gara devono fallire le trattative con Magna. In questo contesto il governo tedesco deve rimanere cauto, anche per evitare di mettere a repentaglio i suoi rapporti con i soci russi di Magna e in ultima analisi con il Cremlino.
Sul fronte Fiat, le ultime dichiarazioni ufficiali sono quelle del presidente della società Luca Cordero di Montezemolo: «Nessuna novità», ha detto giovedì a Milano. Peraltro, voci berlinesi sottolineano che nel corso delle trattative di maggio a bloccare l’arrivo di Fiat fu anche General Motors, non solo parte dell’establishment tedesco.
I negoziati tra Magna e General Motors proseguono, segnate da indiscrezioni tutte da valutare con cautela. Le parti devono trovare un’intesa su vari aspetti, da quello pensionistico a quello tecnologico. La difficoltà non sta solo nel trovare il compromesso tra venditore e acquirente. La stessa Magna deve tenere conto degli interessi dei suoi (impegnativi) soci russi, Sberbank e Gaz.