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 2009  giugno 20 Sabato calendario

Lettere al Direttore della Stampa - Il giovane politico Emanuele Filiberto - Leggendo su La Stampa di mercoledì l’articolo su «Il Principe con Porchietto - Saitta: Savoia traditori» si deve constatare che per l’ennesima volta non si è persa l’occasione di offendere Casa Savoia

Lettere al Direttore della Stampa - Il giovane politico Emanuele Filiberto - Leggendo su La Stampa di mercoledì l’articolo su «Il Principe con Porchietto - Saitta: Savoia traditori» si deve constatare che per l’ennesima volta non si è persa l’occasione di offendere Casa Savoia. Il presidente Saitta ha apostrofato come «traditore» il Principe Emanuele Filiberto per essersi schierato a favore di Claudia Porchietto, candidata di centrodestra alla Provincia di Torino, contrariamente a quanto indicato dall’Udc che sostiene Saitta. Il Principe ha fatto benissimo a scegliere, in autonomia, chi sostenere, dimostrando di avere un cervello proprio e di non essere succube delle decisioni di partito. D’altra parte il Principe non deve nulla a nessuno. Nulla all’Udc non essendone un iscritto e nulla al Presidente Saitta che ha dichiarato «di essere sollevato al pensiero di non averlo al suo fianco» ma che avrebbe approfittato opportunisticamente volentieri dei suoi voti. Anzi è l’Udc che dovrebbe ringraziare il Principe che le ha portato 22.424 voti alle ultime elezioni europee. Perché non bisogna dimenticare che chi ha votato Emanuele Filiberto ha votato la persona e sicuramente non il partito che ondeggia, secondo le convenienze, a destra e a sinistra. Tutto a Torino ricorda Casa Savoia, i bei palazzi, le piazze, i musei, i monumenti. Non sarebbe ora di riconoscere i grandi meriti di questa dinastia millenaria? DR. UGO BERUTTI Vivo a Torino da poche settimane ma non perdo occasione per ammirare la città capitale di un Regno, i suoi palazzi, le sue vie, i suoi monumenti. A partire dal Cavallo di Bronzo su cui è raffigurato un altro Emanuele Filiberto mentre rimette nel fodero la spada dopo la vittoria della battaglia di San Quintino, inizio del destino italiano del suo casato. O Palazzo Carignano voluto alla fine del Seicento da un altro Emanuele Filiberto che ospitò il primo Parlamento italiano. Per sottolineare i meriti dei Savoia si potrebbe anche pensare ai tempi che oggi sono previsti per l’alta velocità Torino-Lione e pensare al traforo del Fréjus deciso con grande lungimiranza e più in fretta. Ma non possiamo dimenticare tutto quello che c’è stato alla fine: il fascismo, la Seconda Guerra Mondiale e la fuga del Re, che segnarono la fine ingloriosa della dinastia. Ora ci si ripropone un altro Emanuele Filiberto, non mi sembra il caso di scomodare la Storia se qualcuno lo critica e penso che varrebbe la pena considerarlo come un giovane politico capace di prendere molti voti, pur senza riuscire a farsi eleggere, e come un ottimo ballerino. Ma non riesco a legare «i meriti di una dinastia millenaria», come lei scrive, alle uscite elettorali del giovane Emanuele Filiberto e penso che criticarlo sia lecito e possibile, senza per questo offendere la storia della città. MARIO CALABRESI