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 2009  giugno 20 Sabato calendario

Per giovani e Sud il lavoro non c’è più - Erano quattordici anni che non succedeva. Per la prima volta, dopo anni di ininterrotta crescita l’occupazione torna a diminuire

Per giovani e Sud il lavoro non c’è più - Erano quattordici anni che non succedeva. Per la prima volta, dopo anni di ininterrotta crescita l’occupazione torna a diminuire. Come informa l’Istat, che ieri ha diffuso l’indagine sulle Forze di Lavoro per il periodo gennaio-marzo 2009, nel primo trimestre gli occupati sono diminuiti di 204.000 unità (-0,9%) rispetto allo stesso periodo del 2008. Di questi, 114.000 sono stati perduti nelle regioni più deboli strutturalmente del paese, nel Sud. Quel che è peggio, la crisi riguarda in prima persona i giovani fino a 34 anni: in questa fascia di età la perdita di posti di lavoro è stata di 408.000 unità. Un dato che ha ridotto di di 2,5 punti percentuali in soli dodici mesi il tasso d’occupazione dei 15-34enni, adesso sceso dal 50,4% al 47,9%. Significa che più di un giovane su due non lavora. E ancora aumenta il tasso di disoccupazione - tocca il 7,9%, +0,9% rispetto a un anno fa - con un incremento di 221.000 persone che sono alla ricerca di impiego. Cresce a livelli vertiginosi il tasso di inattività, che misura l’area di persone che rinuncia per sfiducia persino a cercarsi un posto di lavoro, tasso nel Mezzogiorno raggiunge picchi preoccupanti. I 204.000 posti di lavoro bruciati sono da imputare alla componente italiana (-426.000 unità) mentre quella straniera cresce su base annua di 222.000 unità. Un dato che risente soprattutto della crescita della popolazione immigrata, visto che il tasso di occupazione diminuisce tra gli stranieri (-0,5%), per lavori meno qualificati anche se in molti casi dipendenti e a tempo indeterminato. Nel complesso gli occupati nel trimestre erano 22.966.000 mentre i senza lavoro arrivano a quota 1.982.000. Nonostante la perdita di 204.000 posti il lavoro dipendente guadagna 66.000 unità, visto che la caduta dell’occupazione è da ricercarsi nel lavoro indipendente (-270.000 posti, tra collaborazioni e piccoli imprenditori). L’aumento del lavoro dipendente è stato possibile grazie alla crescita di quello a tempo indeterminato (+219.000 posti) mentre quello a termine ha perso 154.000 unità. C’è poi da registrare un aumento degli ultracinquantenni attivi sul mercato del lavoro. La maggior parte dei posti di lavoro è stata persa al Sud (-114.000 posti) mentre il Nord ha perso 46.000 posti e il Centro 44.000. Nel Mezzogiorno pesa ancora una volta l’effetto scoraggiamento, con il calo di 112.000 persone tra le forze di lavoro e un tasso di inattività che tocca addirittura il 48,8%. Al Sud lavora solo una persona su due, tra i 15 e i 64 anni. «Un dato che indica quello che sappiamo: una contrazione del lavoro ma in misura minore di quanto potevamo temere», commenta il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. C’è preoccupazione, ma specie quando si parla di giovani «i dati ci indicano un rifiuto dei ”bad jobs”, distanti dalla loro formazione». Insomma, spiega Sacconi, i ragazzi devono mostrare «maggiore attitudine ad accettare anche quei lavori per i quali si riscontra il ricorso frequente a mano d’opera straniera». Che come noto non sono tra l’altro né gratificanti né lucrosi, però. «Il tasso di disoccupazione aumenterà - è la cupa analisi di Emma Marcegaglia, di Confindustria - il nostro centro studi stima che si vada dall’8,4% nel 2009 al 9,3% nel 2010. Il dato di oggi è al 7,9% e mostra che si va verso un peggioramento. Il tema vero è evitare che ci sia un peggioramento ulteriore». I sindacati si dividono: per Fulvio Fammoni della Cgil il peggio deve ancora arrivare, «ed è grave che qualcuno cerchi di minimizzare». «Temo che l’emorragia di posti proseguirà per tutto il 2009», dice il leader Uil Luigi Angeletti, che chiede misure ad hoc per i contratti a termine; misure chieste anche dalla Cisl, che però con Giorgio Santini parla di «tenuta» e di «crollo evitato». Ci sono persone che ogni giorno rischiano il posto di lavoro e «il Governo gira la testa dall’altra parte», dice il segretario del Pd Dario Franceschini.