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 2009  giugno 20 Sabato calendario

«Mangiate le squisite pesche di Verona». Era questa l’insegna che campeggiava in ogni dove a Verona durante la stagione lirica nel lontano 1934

«Mangiate le squisite pesche di Verona». Era questa l’insegna che campeggiava in ogni dove a Verona durante la stagione lirica nel lontano 1934. Un connubio in cui la città, l’Arena, la musica e il prodotto tipico top dell’epoca ebbero un riscontro e un successo senza eguali. Un messaggio questo che dovrebbe essere ripreso da molti enti locali che, similmente a Verona che da anni promuove le sue pesche sulla distribuzione locale, dovrebbero immettere in vendita i prodotti tradizionali nei luoghi stessi di produzione. Chiamateli a chilometro zero o con altro nome, ma il concetto è di promuoverli sui mercati locali, nelle botteghe o nella ristorazione. Un successo, quello delle Pesche di Verona, dovuto anche all’impegno del ministro delle politiche agricole nel favorire il recente riconoscimento della Indicazione Geografica Protetta. uno dei prodotti di punta dell’ortofrutticoltura veronese e non solo dai primi del ’900_ Alcune testimonianze richiamano la Pesca di Verona fin dall’epoca romana e lo stesso Plinio citava un «succoso e squisito pomo della lanugine». Le testimonianze documentali sulla tradizione della coltura del pesco sono numerose. Si citano quelle contenute nel volume «Le bellezze di Verona» del 1584 in cui vengono segnalate le «persiche di Verona». Una presenza quindi quella della peschicoltura veronese consolidata negli anni, stante l’elevato standard qualitativo di questi frutti per una serie di ragioni: in primis il clima. Mite e temperato con temperature che non scendono mai sotto i – 10° e la vicinanza del Lago di Garda, la presenza di terreni ricchi di scheletro e di origine fluvio glaciali che conferiscono particolare sapidità e colore a queste pesche. Una presenza delle piogge intorno agli 800 – 100 mm diluite nell’arco dell’anno, tali da creare il giusto refrigerio al terreno. Tutto ciò porta a produzioni di particolare pregio con interventi tesi al contenimento produttivo: potature verdi per alleggerire il carico dei rami e incrementare la pezzatura e quindi il valore del frutto sui mercati. Le pesche si qualificano a polpa bianca, gialla e le nettarine (pesche noci) con una maturazione a seconda della varietà che varia dalla precoce alla tardiva. Questa opportunità proposta dagli agricoltori amplia l’offerta sul mercato delle pesche di Verona, tutte caratterizzate comunque da polpa consistente e particolarmente succosa. Un colore particolarmente esteso e intenso soprattutto per le pesche a pasta gialla. Tutte le indicazioni poste nel disciplinare si richiamano a un rigore produttivo ed alla opportunità per tali frutti di acquisire il massimo di illuminazione e di arieggiamento in ogni parte della chioma. Altre indicazioni produttive contemplano che la coltivazione debba prevedere solo due forme di allevamento: il vaso baso veronese e lo Y trasversale. Queste due forme garantiscono un contenimento produttivo e una più facile operazione di raccolta. Il numero massimo di piante di pesco ad ettaro non può superare le mille unità. Le pesche di Verona devono porsi al commercio con un calibro minimo di almeno sei cm e un alto grado zuccherino per garantire una buona maturazione. Recenti indagini, nel confronto fra le diverse tipologie, fanno emergere che le pesche gialle sono, nel complesso, leggermente preferite dal consumatore. La pesca bianca è preferita alla nettarina per il gusto, la dolcezza, il profumo, la succosità, mentre è ritenuta inferiore per il fatto che la polpa sgocciola di più, si rovina più facilmente nel portarla a casa e dura meno dopo l’acquisto. In concreto bianca, gialla o nettarina il consumatore vuole essere, e a ragione, maggiormente informato sui luoghi di provenienza. Quale miglior suggerimento che dire: provengono da Verona e dintorni!