Giuliano Capecelatro, lཿUnità, 20/6/2009, 20 giugno 2009
LA STRANA STORIA DEL PAPERONE IN SIBERIA
Non lo spaventano i cinquemila e passa chilometri di distanza da Mosca. Né sembrano turbarlo la desolazione dei luoghi e l’esiguità demografica. La vocazione filantropica è tanto prepotente da fargli dimenticare persino gli incanti della Costa Azzurra. Mikhail Prokhorov, considerato in barba a Roman Abramovich l’uomo più ricco della Russia, ha deciso di trasferirsi armi e bagagli a Yeruda, ottantotto abitanti. Il balzo più vistoso lo faranno le finanze del villaggio. Centuplicate dagli apporti tributari di quel signore che peraltro, nella regione di Krasnojarsk, Siberia, attinge gran parte delle proprie fortune. Stimate dall’accreditato Forbes in 9,5 miliardi di dollari. Poco meno di sette miliardi di euro. Le tasse rappresentano il gran gesto del magnate filantropo. Un primo calcolo fa ammontare a un miliardo e seicento milioni di rubli, trentasei milioni di euro e un consistente gruzzolo di spiccioli, il tesoro che dovrebbe affluire nella casse regionali di Krasnojarsk. E quindi riversarsi sulla miracolata Yeruda. Località pressoché ignota, quasi tagliata fuori dal mondo: per raggiungerla da Krasnojarsk, capitale della regione omonima, ci sono settecento tortuosissimi chilometri e qualcosa come tredici ore di viaggio. Ma dalle sue miniere esce l’ottanta per cento dell’oro estratto nella regione. Prokhorov, un quarantatreenne bon vivant, che ovviamente passa per un gran bel partito, attraverso la Polyus Gold ha le mani in pasta nel sottosuolo. I soliti maligni hanno subito pensato a uno stratagemma da straricco per aggirare fastidiosi carichi fiscali. Ma le solerti schiere di portavoce della Onexim, la holding che controlla le attività del miliardario, ribattono che a Mosca, dove Prokhorov risiede, o a Yeruda il prelievo fiscale non varia. E ricordano che il loro principale ha più volte finanziato a Krasnojarsk iniziative di beneficenza. L’unico inconveniente serio è dato dalla burocrazia. La residenza, infatti, richiederebbe una presenza permanente, o per lo meno prevalente. Sicuro del fatto suo, Prokhorov ha già acquistato la sua prossima dimora. Che dovrebbe consolarlo della delusione patita sulla Costa Azzurra. Dove aveva adocchiato una villa più che principesca reale: villa Leopolda, che Leopoldo II del Belgio aveva fatto costruire nel 1902 a Villefranche sur Mer, tra Monaco e Nizza. L’estate scorsa Prokhorov si sarebbe messo in testa di comprarsela. Con un’offerta di 500 milioni di euro, in assoluto la quotazione più alta per una casa. Poi avrebbe fatto marcia indietro. E comunque la villa, che fu di Gianni Agnelli, Bill Gates e del banchiere libanese Edmund Safra, è finita nelle mani del connazionale Abramovich. Per quanto di sicuro dotato di ogni confort, spazioso e panoramico, l’appartamento di Yeruda avrà consentito a Prokhorov un notevole risparmio, ai prezzi di mercato, non potrà essere costato più di dieci milioni di rubli, circa duecentotrentamila euro. Anche al doppio, per lui sarebbero briciole. E magari a venti gradi sotto zero dimenticherà presto le lusinghe mondane e il mare della Costa Azzurra.