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 2009  giugno 17 Mercoledì calendario

Lazio, Piano casa: da Legambiente proposte di contenimento - Fermare un’inutile colata di cemento, individuare gli interessi pubblici e orientare l’edilizia verso criteri di alta efficienza energetica

Lazio, Piano casa: da Legambiente proposte di contenimento - Fermare un’inutile colata di cemento, individuare gli interessi pubblici e orientare l’edilizia verso criteri di alta efficienza energetica. Sono gli obiettivi che Legambiente Lazio si propone di presentare prima che la Regione Lazio dia attuazione, entro il 30 giugno, all’accordo con il governo sul cosidetto "Piano casa". L’associazione ambientalista chiederà un’audizione in Commissione urbanistica dopo aver inviato le proposte agli assessori competenti e ai capigruppo del Lazio per avviare una discussione e ”contenere” le norme che regoleranno l’edilizia sul territorio laziale. In più chiederà che la legge sia ”a tempo”, valida cioè solo fino al 31 dicembre del 2010. Le proposte sono orientate a garantire gli interessi pubblici. ”Bisogna definire le aree su cui realizzare gli interventi. Abbiamo individuato tre obiettivi per il recepimento della norma da parte della Regione – spiega Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio -: evitare e fermare una nuova colata di cemento, orientare le scelte verso gli interessi pubblici e avviare criteri di alta efficienza energetica”. Le linee guida si concentrano principalmente su tre ambiti. Il primo riguarda i Comuni costieri e gli interventi di demolizione e ricostruzione degli edifici che sono sorti nella fascia compresa nei trecento metri dal mare. L’obiettivo quindi è quello di ”arretrare” il fronte mare. Il secondo ambito riguarda la demolizione e la ricostruzione per l’edilizia pubblica, che prevede l’incremento del 35 per cento della superficie per tutti quegli edifici che verranno abbattuti e ricostruiti. Il terzo ambito riguarda l’edilizia residenziale privata. Anche in questo caso è possibile l’ampliamento del 35 per cento della superficie per quegli edifici che vengono demoliti e ricostruiti al fine di migliorare la qualità architettonica delle nuove costruzioni. Secondo Mauro Veronesi, responsabile territorio di Legambiente Lazio, quello del governo è ”un provvedimento guidato da puro spirito edilizio. Noi invece abbiamo cercato di pensare a una legge di taglio urbanistico che garantisca l’interesse pubblico. Con la nostra proposta – aggiunge – cerchiamo di avviare un recupero per limitare il consumo del suolo”. A questo proposito Veronesi ricorda che in base ai dati Istat 2008 il Lazio risulta la sesta regione in Italia ”mangia suolo”. Dal 1990 al 2005 la superficie libera si è ridotta del 18,93 per cento. Per quanto riguarda invece il numero dei nuovi fabbricati residenziali e non, la regione si colloca al quarto posto consumando, dice Veronesi ”27 mila metri quadrati di territorio al giorno, pari cioè a un campo di calcio”. Per questo motivo ”il primo compito – aggiunge – è fare una legge che ostacoli il consumo di suolo indiscriminato”. Il punto di riferimento per applicare le norme sul Piano casa, è, secondo Legambiente, il Piano territoriale paesistico regionale (Ptpr) approvato dalla Regione nel 2006 e che determina attualmente le scelte in merito ai piani regolatori dei Comuni e dei parchi. Il Ptpr vieta attualmente interventi sul 66 per cento del territorio, ad esempio su parchi, ville e giardini storici, centri storici o paesaggi agrari. La norma quindi può essere applicata solo sul 2,8 per cento del suolo regionale. Nello specifico, per quanto riguarda la possibilità di ampliare case ed edifici del 20 per cento, prevista dalla legge sul Piano casa, Legambiente propone che questa non sia applicata nei Comuni privi di piano regolatore e vieta l’acquisizione del 20 per cento nel caso in cui il proprio vicino non voglia ampliare la propria abitazione. Per tutti gli interventi, poi, si dovranno contenere i consumi energetici e l’uso delle acque. Le norme previste da Legambiente non potranno essere applicate in edifici privi di sistemi di smaltimento e approvvigionamento delle acque; nelle zone ad alto rischio sismico e in quegli edifici che al 31 marzo 2009 non risultino accatastati.