Beda Romano, Il sole 24 ore 17/06/2009, 17 giugno 2009
QUATTROCENTO MILIARDI PER AVERE IL SOLE DEL SAHARA
Gli impianti soddisferanno fino al 15% dei consumi europei
FRANCOFORTE. Dal nostro corrispondente
un’idea ambiziosa, quasi fantascientifica, eppure potrebbe presto diventare realtà. Un gruppo di imprese, molte delle quali tedesche, sta discutendo della possibilità di costruire nel Sahara impianti di energia solare con i quali produrre elettricità per un’Europa in grave deficit energetico.
L’iniziativa parte dal Club di Roma, un’associazione non governativa nata nel 1968 e impegnata nel sensibilizzare l’opinione pubblica e l’establishment politico ai temi sociali e ambientali. L’idea è stata fatta propria dal gruppo tedesco Munich Re che ha organizzato per il 13 luglio un incontro con una ventina di aziende, dalla Deutsche Bank alla Siemens, da Eon a Rwe.
L’obiettivo è di valutare la fattibilità di un progetto che a prima vista appare molto ambizioso: usare il sole africano per soddisfare fino al 15% dei bisogni europei in energia. L’operazione avrebbe un valore da qui al 2050 di 400 miliardi di euro, secondo Munich Re, che da riassicuratore è in prima linea nel pagare le conseguenze delle catastrofi legate ai cambiamenti ambientali.
«Vogliamo dare il via a un’iniziativa che potrebbe portare a misure concrete entro due o tre anni», ha detto ieri Torsten Jeworrek, membro del consiglio di gestione della società tedesca, parlando alla Süddeutsche Zeitung. Ha aggiunto il portavoce di Deutsche Bank, Christoph Blumenthal: «Siamo profondamente interessati a questo progetto».
Mancano ancora i dettagli di un’operazione tutta ancora da concretizzare, sia nei suoi aspetti tecnici che nelle sue particolarità finanziarie. L’idea comunque è di avere entro la metà del secolo una serie di impianti nell’Africa settentrionale, in particolare nel deserto del Sahara, naturalmente da collegare via cavo sottomarino con l’Europa.
Le centrali dovrebbero essere solari termiche: il sole riscalderebbe acqua con la quale creare vapore e azionare turbine. Attualmente la più grande centrale di questo tipo si trova in California, nel deserto di Mojave. L’energia solare sta avendo grande successo in molti paesi del mondo: rispetto ad altre fonti energetiche tradizionali è più ecologica, anche se meno efficiente.
L’industria ambientale tedesca è all’avanguardia a livello mondiale. Proprio di recente, la società di consulenza d’impresa Roland Berger Strategy Consultants ha pubblicato un rapporto in cui ha previsto che il settore peserà per il 14% del prodotto interno lordo tedesco nel 2020, dall’8% nel 2007 (si veda Il Sole 24 Ore del 2 giugno scorso).
Non sorprende quindi se le imprese tedesche tentino di cavalcare per quanto possibile l’esigenza di diversificare le fonti di energia e che siano state avvicinate dal Club di Roma e in particolare da una fondazione creata da alcuni membri della stessa associazione internazionale chiamata Desertec. «Ci siamo fatti vivi noi con Munich Re», ha ammesso ieri un suo portavoce.
Gli impianti potrebbero essere costruiti su un territorio di circa 130 chilometri quadrati nel deserto nord-africano. In quale paese, ieri, non era dato sapere. Dei 400 miliardi di euro necessari, 350 miliardi dovrebbero essere utilizzati per la creazione delle centrali e 50 miliardi verrebbero investiti nei cavi sottomarini e nel collegamento alla rete elettrica europea.
In un documento pubblicato ieri, Munich Re non nasconde tutte le sfide tecniche, politiche ed economiche di un progetto di questo tipo, ma insiste sulla necessità di riflettervi seriamente. Hans Müller-Steinhagen, direttore dell’istituto di termodinamica a Stoccarda, è convinto che l’iniziativa permetterebbe all’Europa di ridurre la quota totale di energia importata dal 70 al 45-50 per cento.