A. N., Il sole 24 ore 17/06/2009, 17 giugno 2009
«I MILIZIANI PEGGIO DI ISRAELE E GAZA»
Khamenei ha incrinato la sua immagine Non credo alla possibilità di nuove elezioni
QOM. D
Nel Vaticano dello sciismo, cuore della rivolta contro lo Shah, anche i grandi ayatollah si schierano contro Ahmadinejad. «Le forze di sicurezza di questo governo di stanno comportando contro gli iraniani peggio degli israeliani a Gaza, rischiano di distruggere la loro credibilità», dice Yousef Saanei, il primo a rispondere all’appello di Mir-Hossein Moussavi al gran consiglio dei religiosi.
Saanei, considerato una fonte di imitazione, una sorta di Papa sciita, abita a Qom non lontano dalla cupola d’oro della moschea di Fatima, sorella dell’Imam Reza, dove lo sguardo sulla spianata abbraccia una scacchiera di chador neri e turbanti bianchi, con un esercito di 40mila seminaristi.
Questo è il laboratorio ideologico della repubblica islamica, meta di migliaia di pellegrini che a voce alta e commossa, tra le mura arabescate del tempio, invocano la protezione della santa. In questa atmosfera sacrale, nei corridoi delle scuole coraniche e delle biblioteche segrete, che contengono le 600mila combinazioni del nome bellissimo e occulto di Dio, si sono organizzate negli ultimi trent’anni le strategie e orditi i complotti che hanno deciso le sorti dell’Iran.
Yousef Saanei, oltre a criticare il presidente, non manca di lanciare una frecciata alla guida suprema Alì Khamenei. una ruggine di vecchia data: gli abiti dell’Imam sono troppo larghi per lui, dicevano gli ayatollah di Qom quando nell’89 Khamenei prese il posto del fondatore della rivoluzione.
Accanto a Saanei abita un altro grande ayatollah, Al Montazeri, il delfino di Khomeini, fatto fuori nella lotta di successione e poi, anni fa, picchiato a sangue dalle milizie: «I risultati elettorali - dice - sono inaccettabili, così come la violenza inaudita esercitata contro uomini, donne e giovani».
«Nell’Iran di oggi - dichiarava qualche mese fa Montazeri - si impongono elezioni fasulle come ai tempi dello Shah ma almeno lui non si giustificava ricorrendo all’Islam». d’accordo con Montazeri anche il grande ayatollah Bayat Zanjani: «In questo Iran di repubblica e di Islam è rimasto davvero poco».
La decisione di ricontare i voti, avallata da Khamenei su richiesta di Moussavi al consiglio dei guardiani, era il minimo che si potesse fare, sostiene Saanei. Però non si capisce perché davanti alle contestazioni il riconteggio non sia stato deciso subito. Non c’erano infatti ostacoli legali per impedire un nuovo conteggio delle preferenze. Saanei conosce bene il sistema: è stato capo del potere giudiziario dall’80 all’82, Khomeini lo considerava un figlio maggiore. «Per quanto mi hanno detto - aggiunge - su 30 milioni di voti almeno 20 sono andati a Moussavi».
Pensa che sarà possibile convocare nuove elezioni? Saanei si accarezza la barba, un pizzo bianco quasi mefistofelico. Ha 72 anni, l’aria fragile ma in realtà è sveglissimo: ci ha concesso l’intervista con straordinaria rapidità e tempismo, prima che ci potessero tallonare gli uomini dei servizi. «Non daranno mai questa possibilità - risponde - il presidente è fatto, anche se un Governo su cui gravano i dubbi e gli interrogativi della gente non può pretendere una piena collaborazione del popolo».
Saanei rincara la dose: «C’è stata una grande ingiustizia contro la gente, uccisa o manganellata dagli agenti e dalle milizie. Non si tratta così chi dimostra pacificamente. Hanno tolto serenità alla nazione e Dio non li perdonerà mai». Peggio ancora è stato il discorso di Ahmadinejad che ha definito polvere, spazzatura, le proteste: «Un’altra provocazione, un insulto a chi è andato a votare in massa mostrando di credere nella repubblica islamica. Ma la cosa che mi spiace di più - conclude il grande ayatollah - è che per fare tutto questo sia stata spesa la credibilità della guida suprema. Il leader si è fatto coinvolgere in questa situazione incrinando la sua immagine. Le conseguenze potrebbero essere gravi».