Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 17 Mercoledì calendario

FINI, E’ PRONTA LA RETE PER LANCIARE LA SFIDA


«Sulla crisi troppi facili ottimismi»

Convegni e alleanze trasversali per disegnare una nuova leadership

Insieme con Ciampi e Violante è promotore di «Italiadecide» che decolla tra due settimane

A tu per tu, il pignolissimo professor Domenico Fisichella glielo ha ripetuto tante volte: «Gianfranco, tu sei bravo, ma devi studiare di più...». Prediche inutili. Nella stagione di Alleanza nazionale, Gianfranco Fini è restato sempre lo stesso. Rapsodico, tatticista, fedele alla massima di un amico di gioventù di Benito Mussolini, il socialista Pietro Nenni, che diceva: «La politique d’abord», anzitutto la politica. Ma da quando, un anno fa, è diventato presidente della Camera è come se Fini avesse deciso di rifarsi una vita. Privatamente ma anche pubblicamente. Per molti mesi i suoi sherpa hanno lavorato sotto traccia per comporre una rete di contatti bipartisan e di eventi politico-culturali che, a cominciare da domani, si dispiegheranno nei prossimi mesi. Una raffica di appuntamenti che tracciano un disegno ambizioso, la costruzione a lungo termine di una leadership politicamente e culturalmente diversa da quella di Silvio Berlusconi.
Gli eventi preparati, se messi in fila, diventano eloquenti. Fra due settimane uscirà dalla più assoluta riservatezza in cui è restata per un anno l’Associazione «Italiadecide» ideata da Luciano Violante, presieduta da Carlo Azeglio Ciampi e concretamente sostenuta da Gianfranco Fini, che finora si è mossa in gran segreto e che - di anno in anno e con i poteri di una commissione d’inchiesta - cercherà di esplorare le ragioni dell’«indecisionismo» nazionale. Il primo rapporto - dedicato alle infrastrutture e frutto di audizioni riservate con i massimi manager del settore - verrà presentato il 2 luglio alla presenza del Capo dello Stato e del presidente della Camera. Domani intanto inizierà alla Camera un ciclo di iniziative (convegni, lezioni di Fini in diverse Università) sul tema della cittadinanza. Promuovono le Fondazioni vicine ai partiti della Prima Repubblica e l’obiettivo è quello di arrivare a un nuovo concetto di nazione e di cittadinanza, capace di includere i «nuovi italiani». Concettuosità che preludono però a questioni dirimenti, come il diritto di voto agli immigrati.
E ancora: da diverse settimane - senza darne pubblicità - gli sherpa della dalemiana Fondazione «ItalianiEuropei» e della finiana «Farefuturo» si sono messi al lavoro per scrivere, mica poco, un manifesto comune sulle riforme istituzionali. Fini e D’Alema si parlano sempre più spesso, come dimostra un altro evento che li vedrà ancora protagonisti assieme: dal 15 al 18 ottobre saranno di nuovo ad Asolo - bis dello scorso anno - per discutere di immigrazione. Tema scivoloso ma intrigante per chi vuole tenere le distanze dalla Lega: anche la Fondazione «Medidea» di Beppe Pisanu (l’ex ministro dell’Interno rimasto fuori nella nuova stagione berlusconiana) sta preparando per settembre assieme a «Farefuturo» un convegno sulle politiche per l’immigrazione. Certo, il triangolo Fini-D’Alema-Pisanu ha fatto le prove generali in occasione del convegno al quale i tre avevano invitato il colonnello Gheddafi e peggio di così non poteva andare, con quella storia del malore che si è rivelata una imbarazzante burla. Ma l’approccio bipartisan degli ultimi mesi consente a Fini una fluidità di contatti riservati, finalizzati a specifiche esternazioni: la recente sortita sulle gabbie salariali, in parziale antitesi con le teorie leghiste, è stata preparata grazie ad un colloquio con Savino Pezzotta, l’ex segretario della Cisl che nel precedente governo Berlusconi aveva stretto un buon rapporto personale con l’allora vicepresidente del Consiglio.
Ma intanto anche l’Europa di centro-destra che non ama Berlusconi, dopo aver studiato a lungo Fini, ora sta iniziando a lavorarci assieme. Anche perché all’estero le Fondazioni fanno da battistrada rispetto ai partiti, intrecciano relazioni anticipatrici. Il convegno - promosso da «Farefuturo» e dalla tedesca «Konrad Adenauer Stiftung» (emanazione della Cdu di Angela Merkel) in programma dopodomani al Cnel su «Il futuro del parlamentarismo in Italia e in Germania» alla presenza del presidente della Camera italiana e di quello del Bundestag Norbert Lammert - è l’evento visibile di una collaborazione carsica iniziata da tempo. Dietro alla quale c’è una storia curiosa. Negli Anni Cinquanta l’ex cancelliere democristiano Kondrad Adenauer aveva trascorso molte delle sue estati a Villa Collina sul Lago di Como. Fino a quando nel 1977 quella dimora fu acquistata dalla Fondazione Adenauer, che ha iniziato a organizzarvi convegni internazionali. Nei primi Anni Novanta gli scandali che colpirono la Cdu avevano consigliato una ritirata, ma ora la Adenauer - ritenendo strategica l’Italia - da cinque mesi è tornata, scegliendo come interlocutrice proprio «Farefuturo», con la quale ha messo in cantiere una fitta sequenza di seminari. Ma anche la «Fondation pour l’innovation politique», di area Ump, guarda dalle parti di Fini: Sofia Ventura, la docente universitaria che su «Farefuturo-online» ha scritto l’articolo sulle veline che tanta eco ha avuto in Italia, in questi giorni è a Parigi per preparare le prime iniziative comuni tra le due fondazioni. E quanto agli spagnoli, il 28 e 29 giugno Fini sarà a Madrid, ospite della «Faes», la Fondazione di José Maria Aznar, che è sì un amico di vecchia data, ma dopo essere stato il pensionato-baby della politica spagnola, ora sta meditando il gran rientro.
Ma Fini insisterà su un lavoro politico-culturale così ambizioso, o scarterà al primo incidente di percorso? E cosa tiene assieme iniziative tanto diverse? Alessandro Campi - l’uomo nuovo della galassia finiana, il creativo professore che alimenta tutto il cantiere - tiene il profilo alto: «Dentro queste iniziative c’è un’ambizione politica forte: immaginare che sia ora di ”rifare l’Italia”. Frenando le spinte disgregatrici. Inglobando i nuovi italiani. Immaginando una nuova architettura istituzionale capace di decidere. Come si vede un progetto diverso da altri in campo, un progetto complesso, che non sarà facile realizzare. Ma è tutto chiaro, alla luce del sole».
L’economia italiana sembra mostrare segnali di ripresa, come emerge dall’ultimo rapporto dell’istat e dal giudizio che l’Ocse da al nostro paese (insieme a Francia e Cina è considerato il paese che può tornare a crescere). «Si tratta indubbiamente, se confermati, di segnali confortanti, ma indulgere a facili ottimismi sarebbe incauto e pericoloso». La pensa così il presidente della Camera, Gianfranco Fini, che è intervenuto ieri alla presentazione della relazione dell’Antitrust.
«Lo scenario complessivo - ha aggiunto - rimane condizionato da forti elementi di incertezza, sia sul piano delle variabili esterne, collegate alla ripresa della domanda internazionale, sia su quello dei fattori e dei vincoli interni che influenzano le potenzialità di sviluppo del nostro sistema economico». Fini ha ricordato l’elevato debito pubblico, la forte dipendenza energetica, una dotazione infrastrutturale complessivamente deficitaria. Elementi a cui vanno aggiunti «una insufficiente modernizzazione dell’apparato amministrativo, l’eccessiva complessità del quadro normativo, l’inefficienza dei servizi pubblici».