La stampa 17/06/2009, 17 giugno 2009
IRAN, LA PIRAMIDE DEL POTERE
(Domande e risposte)-
SCHIERAMENTI IN LOTTA
Militari con i religiosi e studenti con i riformisti: chi comanda nella Repubblica Islamica?
Come sono divisi i poteri in Iran?
L’architettura istituzionale uscita dalla rivoluzione del 1979 è complessa. Il punto di riferimento è la Guida Suprema, un religioso, che viene eletto dall’Assemblea degli Esperti, 86 religiosi, a loro volta eletti a suffragio universale sulla base di liste preparate dal governo. La Guida Suprema ha un incarico a vita, anche se può essere rimosso in casi eccezionali dall’Assemblea degli Esperti. Gli esperti hanno un mandato di otto anni, rinnovabile. Il loro presidente è l’uomo più potente dopo la Guida Suprema.
Che poteri ha la Guida Suprema, Ali Khamenei?
La Guida Suprema nomina metà dei 12 membri del Consiglio dei Guardiani (gli altri sono laici nominati dal Parlamento), una specie di Corte Costituzionale, che vigila sul rispetto delle regole e seleziona i candidati alla presidenza della Repubblica. La Guida Suprema nomina i comandanti delle forze armate, il capo supremo della Giustizia, i direttori di radio e tv, insedia il presidente della Repubblica dopo le elezioni. Dopo la morte di Khomeini, nel 1989, la Guida Suprema è sempre stato Ali Khamenei. Il presidente dell’Assemblea degli Esperti è il suo rivale Ali Akbar Hashemi Rafsanjani, che guida anche lo strategico Consiglio per il Discernimento del Sistema.
Quanto contano concreta-
mente il Presidente della Repubblica e il Parlamento?
Il Presidente della Repubblica, eletto ogni quattro, anni è il capo dell’esecutivo. la più alta carica istituzionale dopo la Guida Suprema. Ha un ruolo di governo più che di rappresentanza. Ha in mano la politica economica ed estera, presiede il consiglio dei ministri (21) ma non controlla le forze armate (che fanno riferimento alla Guida Suprema). Mahmud Ahmadinejad, il primo laico dal 1981, è stretto alleato di Khamenei e dei religiosi conservatori. Ha favorito gli interessi economici del corpo paramilitare dei Guardiani della Rivoluzione, soprattutto nel settore petrolifero, e moltiplicato per 15 i finanziamenti al Consiglio dei Guardiani. Il Parlamento (Majles) ha 290 membri e conta poco. Ma può costringere alle dimissioni un ministro.
Chi sono i Guardiani
della Rivoluzione e i Basiji?
I Guardiani della rivoluzione (o Pasdaran) sono uno dei due corpi delle forze armate, sotto un unico comando assieme alle forze regolari. Ma di fatto bilanciano a favore dei religiosi l’esercito regolare (grande sconfitto nella rivoluzione). Hanno 125 mila uomini. Il comandante è nominato da Khamenei, che ha consentito, assieme ad Ahmadinejad, la loro espansione nei settori economici statali: di fatto controllano un terzo del Pil. I Basiji, o difensori degli oppressi, sono una milizia di volontari (una specie di ronda all’ennesima potenza). L’organico è di 90 mila uomini, ma possono mobilitarne un milione. Sono il braccio armato (di bastoni e coltelli) dei religiosi in caso di repressioni.
Chi sono i riformisti? Chi è Mousavi, chi tira le fila?
I due uomini forti dell’assetto istituzionale sono quindi la Guida Suprema Khamenei e il presidente dell’Assemblea degli Esperti Rafsanjani. Entrambi hanno servito come presidenti della Repubblica e si sono costruiti una rete di consenso e di interessi economici. Khamenei è legato ai Pasdaran e al clero più intransigente, Rafsanjani alle classi commerciali borghesi: ha fatto arricchire parecchi oltre a essersi arricchito. Rafsanjani venne sconfitto da Ahmadinejad nel 2005, dopo che aveva servito per due mandati negli Anni Novanta. Gli succedette Mohammad Khatami, la grande speranza dei riformatori. Hossein Mousavi fu primo ministro tra il 1985 e il 1989, gli anni della guerra con l’Iraq, sotto la presidenza Khamenei. Ma è poi passato nel campo dei riformatori, facendo riferimento a Khatami e allo stesso Rafsanjani.
Che ruolo hanno gli studenti nelle proteste? E Khatami?
Il 70% della popolazione iraniana ha meno di 30 anni. Gli universitari di Teheran rappresentano la fascia sociale più occidentalizzata e informata dell’Iran. Nel 1999 scatenarono una rivolta repressa nel sangue (decine di morti, desaparecidos). Il loro obbiettivo erano i conservatori e le loro restrizioni (specie nei costumi e nei diritti delle donne). Presidente della Repubblica era il riformatore Khatami, che però non poteva seguire il programma troppo filo-occidentale degli universitari. La spinta riformatrice di Khatami si fermò lì.
Come cambia lo scacchiere regionale e internazionale?
Ahmadinejad ha ribaltato la politica di appeasement di Khatami con l’Occidente. La sfida a Israele a gli Stati Uniti, in chiave interna, cementa il consenso tra i Pasdaran (dai quali proviene) le milizie, i religiosi, che a loro volta distribuiscono le prebende statali attraverso la rete di moschee con le loro appendici associative e di mutuo soccorso. I finanziamenti a Hezbollah in Libano e Hamas a Gaza servono a tenere sotto pressione Israele. Il nucleare è fonte di orgoglio nazionale e vasto consenso. Ma Ahmadinejad si è avvicinato al Patto di Shanghai che unisce Russia, Cina e i Paesi dell’Asia centrale (in Tagikistan e Uzbekistan tra l’altro si parla largamente il persiano), ma ha anche stretto rapporti amichevoli con Afghanistan (altro Paese di lingua persiana) e Pakistan. Il suo viaggio di ieri al vertice di Ekaterinburg ha suggellato questo nuovo asse che dovrebbe fornire sbocchi alle esportazioni e mettere a disposizione alta tecnologia.