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 2009  giugno 17 Mercoledì calendario

Sfollati e rifugiati: 42 milioni in fuga per cercare la pace - In fuga per la vita. Per provare a rintracciare, negli occhi di chi si incontra lungo il cammino, un barlume di umanità

Sfollati e rifugiati: 42 milioni in fuga per cercare la pace - In fuga per la vita. Per provare a rintracciare, negli occhi di chi si incontra lungo il cammino, un barlume di umanità. Quella che invece, prima, è stata negata, violata. Quarantadue milioni. il numero della vergogna. Di quanti sono costretti a scappare da guerre e persecuzioni. Uomini e donne, bambini e anziani. Sfollati, rifugiati, profughi, richiedenti asilo. Distinzioni semantiche utili alle agenzie internazionali e agli Stati per distinguere qualcosa, in questo mare di disperazione. Il problema, semmai, è ricostruire volti e storie che dietro a quei grafici, dentro a numeri e tabelle, restituiscono il sogno spezzato di quanti un giorno, per necessità, hanno visto nella fuga l’unica possibilità. Il rapporto dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Acnur) non concede alibi. Sedici milioni, nel mondo, i rifugiati e i richiedenti asilo, 26 milioni gli sfollati all’interno del proprio Paese. Per un totale di 42 milioni di anime vaganti, che al futuro non chiedono altro che un po’ di stabilità, una razione minima di quiete dopo la paura, l’orrore delle bombe, il panico davanti a una minaccia per sé e i propri cari. C’è un mito, peraltro, da sfatare. Costruito spesso per ragioni politiche. Contrariamente a quanto spesso si sente, infatti, solo una piccola parte di questi disperati bussa alle porte del Nord del mondo. La stragrande maggioranza di rifugiati e sfollati, infatti, vive, alla meno peggio, nei Paesi in via di sviluppo. Si tratta dell’80% del totale: ce ne sono 1,8 milioni in Pakistan, 1,1 milioni in Siria, 980mila in Iran. Tra i «ricchi» solo la Germania (con 580mila rifugiati) è tra i primi otto Paesi «ospitanti», in compagnia di Giordania, Ciad, Tanzania, Kenya. Nessuna sorpresa, invece, per quel che riguarda i Paesi di origine degli sfollati: in testa c’è il pantano afghano (2,8 milioni), poi l’Iraq della guerra infinita (1,9 milioni), la Somalia e i suoi due decenni da terra di nessuno (561mila). E, ancora, il Sudan (419mila), la Colombia (374mila), la Repubblica Democratica del Congo (368mila). Mentre tra i Paesi che ricevono il maggior numero di domande d’asilo il primato non è europeo, non è americano. Va, invece, al Sudafrica (207mila richieste ricevute), visto da milioni di africani come una sorta di Eldorado. Nel 2008, sottolinea l’Acnur, il numero globale di rifugiati, sfollati e richiedenti asilo è calato di 700mila unità rispetto al 2007. Eppure questo minimo segnale di speranza sembra già contraddetto dai dati provvisori del 2009, non ancora inclusi nell’ultimo rapporto. «Nel 2009 abbiamo già assistito a un consistente movimento forzato di popolazioni, principalmente in Pakistan, Sri Lanka e Somalia – spiega l’Alto Commissario Antonio Guterres – Se alcune forme di fuga possono avere breve durata, altre possono durare anni e perfino decenni in attesa di una soluzione». Sono diverse le situazioni di popolazioni sradicate da ormai molto tempo in Colombia, Iraq, Repubblica Democratica del Congo, Somalia. La Colombia è il Paese con la più vasta popolazione di sfollati al mondo: si tratta di quasi 3 milioni di persone che vivono da anni senza certezze. Sono circa 2 milioni, invece, i rifugiati e gli sfollati che nel 2008 sono potuti finalmente tornare a casa, ma è un dato molto inferiore rispetto al 2007, a significare il deterioramento delle condizioni di sicurezza in diversi Paesi, soprattutto Afghanistan e Sudan. L’Acnur si occupa direttamente dell’assistenza a 14,4 milioni di sfollati e a 10,5 milioni di rifugiati, mentre altri 4,7 milioni di rifugiati palestinesi vengono aiutati da un’altra agenzia Onu, l’Unrwa. Sabato, in occasione della Giornata mondiale Onu dedicata ai rifugiati, eventi e manifestazioni in molte città del pianeta ricorderanno l’emergenza quotidiana vissuta da milioni di persone. Un appuntamento che dal 2001, almeno per 24 ore, accende i riflettori su un mondo a parte, costretto, suo malgrado, a vivere ai margini.