Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 17 Mercoledì calendario

PARTENONE, GLI INGLESI DELUDON ATENE


Nemmeno il nuovo Museo dell’Acropoli, progettato dall’architetto svizzero-americano Bernard Tschumi e che si inaugura sabato, ha fatto il miracolo. I fregi del Partenone, che Lord Elgin aveva venduto al governo inglese nel 1816 per 35 mila sterline, non torneranno nella natia Atene. E almeno per ora (ma le possibilità di un trasferimento appaiono davvero remote) resteranno nelle austere stanze del British Museum di Londra: «Dove – ha spiegato un comunicato della direzione dello stesso British – possono avere più visitatori che in qualsiasi altro luogo al mondo». Un portavoce del ministero della Cultura britannico chiarisce ulteriormente: «Il nuovo museo non farà cambiare idea al governo, i marmi devono restare qui». Eppure i greci ci avevano creduto e forse ci credono ancora. A cominciare dal ministro della Cultura Antonis Samaras che, illuso dalla promessa fatta dagli inglesi di prestare i fregi per due-tre mesi al neonato museo, aveva pensato a un prestito definitivo: « una cosa che non vogliono solo i greci, ma tutto il mondo e persino gran parte degli inglesi» (tra i supporter eccellenti c’è anche il Nobel Nadine Gordimer, autrice di un’agguerrita prefazione al saggio I marmi del Partenone di Christopher Hitchens appena pubblicato in Italia da Fazi). Che avesse, dunque, visto giusto Alexis Matheakis, a capo del movimento anti-Inghilterra? Il quale, annunciando proteste per i giorni dell’inaugurazione, aveva detto: «La Gran Bretagna non restituirà mai i fregi a meno che non vi sia costretta». Tra le tante prese di posizione, quella di Stephen Moss sul «Guardian»: «Senza Lord Elgin e senza queste polemiche il nuovo museo non si sarebbe potuto inaugurare con tutta questa pubblicità».