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 2009  giugno 17 Mercoledì calendario

VAN CLEEF SFIDA LA CRISI E APRE MILANO


MILANO – Per il primo ma­trimonio della figlia Carolina, Grace Kelly commissionò al gioielliere Van Cleef & Arpels un diadema in platino e dia­manti. Nel 2000, Madonna cer­cò di comprarlo per indossarlo il giorno del suo matrimonio con Guy Ritchie. Ma non ci riu­scì. Maria Callas aveva delle bellissime parure regalatale dal marito Giovan Battista Me­neghini. Così come Marlene Dietrich, Anita Ekberg, Liz Taylor, Farah Diba, Jacqueline Kennedy, tutte clienti affezio­nate della famosa maison. Fi­no alle contemporanee Sharon Stone e Julia Roberts.

Dalla prossima settimana non sarà più necessario volare in place Vendome a Parigi o in una delle 78 boutiques in giro per il mondo per ammirare le sue creazioni glamour, la stori­ca gioielleria apre a Milano, nel «quadrilatero d’oro» (in via Verri 10, il 24 giugno) la sua prima boutique italiana. Una mossa coraggiosa in un momento di crisi che ha fatto abbassare diverse vetrine inter­nazionali del lusso. Ma l’auda­cia è nel Dna di questa società (oggi nel prestigioso portfolio di Richemont, la holding gine­vrina che controlla tra gli altri Cartier e nell’orologeria Piaget, Baume & Mercier e Vacheron Constantin). Una società nata da una storia d’amore, quella tra Estelle Arpels e Alfred Van Cleef, una coppia olandese, en­trambi «figli d’arte» che metto­no insieme la conoscenza delle pietre (di lei) con l’arte della gioielleria (di lui) «per trasmet­tere al mondo un messaggio di speranza, fortuna e amore – spiega Stanislas de Quercize, presidente e amministratore delegato della casa di alta gio­ielleria e orologeria ”. Per que­sto i due giovani decidono di aprire la loro prima boutique nel 1906, in place Vendome, a Parigi, considerata allora il cen­tro del mondo». Sì, ma la crisi? «Arriva subito con la prima guerra mondiale» racconta de Quercize. In mezzo a una batta­glia Van Cleef scopre che uno dei suoi compagni di trincea è un gioielliere «dopo la guerra vieni a trovarmi» gli dice. «Pri­ma lezione, nel bel mezzo di una crisi importante è pensare al dopo. Quell’uomo si chiama­va Pery. Abbiamo lavorato con lui, con suo figlio, con suo ni­pote e ora la sua bis nipote Bri­gitte è ancora con noi». Ma è solo l’inizio.

Arriva il 1929, l’anno della grande crisi che molti hanno paragonato a quella attuale. Quando Vca inventa Serti My­sterieux, un metodo originale che consente di incastonare la pietra preziosa senza che si ve­da la montatura «ma si deve sa­crificare il 70% della pietra. Vca ebbe la creatività e l’audacia di creare qualcosa fuori dal mon­do ». Terza crisi: la seconda guerra mondiale. il 1939 e i coniugi devono chiudere il bu­siness a Parigi per trasferirsi in un Paese libero, l’America. «Co­sa fanno? Aprono la prima bou­tique a New York, in 5th ave­nue che quest’anno compie 70 anni mentre tutti consigliano loro di aspettare la fine della guerra».

Secondo de Quercize la gen­te tende a dimenticare che le crisi fanno parte della vita, «di quella economica come della vita personale. Ma dalla storia di Vca noi sappiamo che la cri­si è una grande occasione di ri­monta ». La forza della maison francese sta nello stile («rico­noscibile da lontano»), nell’ar­tigianalità delle sue creazioni, interamente fatte a mano («da 42 tra donne e uomini, li chia­mano ’mani d’oro’ che lavora­no nel laboratorio di Place Ven­dome ») e nelle pietre «le più belle del mondo».

«Noi siamo così felici di apri­re a Milano, la capitale della moda e del design e proprio nel 2009 perché rappresenta esattamente lo stesso simbo­lo ». Nel segno di una tradizio­ne che guarda avanti.