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 2009  giugno 17 Mercoledì calendario

L’Europa ha davanti a sé un anno di purgatorio. Parola di imprenditore - Pubblichiamo un estratto dei risultati di un sondaggio condotto dalla società di consulenza RSM International sul clima di fiducia tra gli imprenditori europei in occasione del conferimento degli European Business Awards alle aziende più innovative

L’Europa ha davanti a sé un anno di purgatorio. Parola di imprenditore - Pubblichiamo un estratto dei risultati di un sondaggio condotto dalla società di consulenza RSM International sul clima di fiducia tra gli imprenditori europei in occasione del conferimento degli European Business Awards alle aziende più innovative. In grande maggioranza, le imprese europee ritengono che l’uscita dalla recessione richiederà circa un anno. Anche perché prestiti bancari, la cui offerta langue ancora, e utili non distribuiti sono ancora i principali canali di finanziamento, mentre la reazione più comune degli operatori alla crisi è il taglio della produzione. il risultato di un’inchiesta condotta fra 100 dirigenti di altrettante aziende europee, provenienti da un ampio spettro di comparti produttivi, tra cui biotecnologie, elettronica di consumo, gestione ambientale, informatica, energie rinnovabili, tlc, trasporti e finanza. La prima sezione del questionario prende in considerazione le opinioni dei manager riguardo alle prospettive di ripresa dell’economia europea. Ebbene, il 71% degli intervistati ritiene che l’Europa si risolleverà nel 2010, il 10% si aspetta che la ripresa inizierà nel quarto trimestre del 2009, il 16% crede che l’Europa non si risolleverà prima del 2011, mentre il 3% colloca la ripresa nel 2012 o più avanti (vedi grafico). Questi risultati rispecchiano l’opinione generale degli economisti, secondo i quali la ripresa europea avverrà sulla scia di quella degli Stati Uniti, dove la recessione è cominciata prima (nel dicembre 2007) e dove gli indicatori attuali segnalano la ripresa della crescita del pil nel quarto trimestre 2009. Nonostante la contrazione del credito che affligge il settore delle banche commerciali europee, quasi un terzo degli intervistati identifica nei prestiti bancari la forma prevalente di finanziamento. Tra le opinioni espresse dal campione sui metodi di finanziamento privilegiati dagli imprenditori europei emerge che il veicolo di finanziamento più comune è dato dagli utili non distribuiti (44%). Carta commerciale, private equity e bond hanno un ruolo significativamente minore, rivelando una debolezza persistente del settore dei finanziamenti non bancari. Agli intervistati è stato anche chiesto di valutare le reazioni dell’industria europea alla crisi economica e quasi metà ha avvalorato i recenti dati relativi all’impatto della recessione sul settore manifatturiero, affermando che le industrie europee stanno riducendo la produzione. Solo nel 13% dei casi stanno sfruttando la crisi per sviluppare nuovi prodotti, e appena il 2% segnala l’esplorazione di nuovi mercati. Opinioni più ottimistiche provengono dal comparto dei servizi. Qui gli operatori hanno risposto in prevalenza (nel 41% dei casi) con «migliori prestazioni operative». Il 23% sta invece sviluppando nuovi servizi per rafforzare la propria competitività durante la crisi. Solo alcuni dirigenti premiati nel corso degli European Business Awards hanno spiegato come le loro aziende abbiano approfittato della crisi per investire in capitale umano. Ma, in tempi difficili, questo approccio lungimirante non è molto comune, avendo interessato solo l’11% degli intervistati. Una percentuale analoga, il 12%, ha adottato misure di sostegno alla produttività. Il 46% del campione ha invece risposto alla recessione soprattutto riducendo la forza lavoro. Soltanto il 15% ha affermato di ritenere che le aziende europee stanno investendo nella crescita dei dipendenti. La seconda parte dell’inchiesta prende in esame le opinioni degli imprenditori riguardo ai settori in crescita in Europa. Come è già stato osservato, i partecipanti all’incontro di Roma hanno espresso preoccupazione per le prospettive a breve termine dell’economia europea, incerti sul momento in cui si avvierà la ripresa economica. Al tempo stesso, però, hanno espresso grande ottimismo per le prospettive di crescita a lungo termine del continente, il che si spiega con il fatto che tra gli intervistati ci fossero i rappresentanti di molte delle aziende più innovative, tecnologicamente avanzate e orientate alla crescita d’Europa. Per il 60% del campione, sono buone le prospettive di crescita futura del settore dell’energia sostenibile in Europa. Ciò dimostra l’aumento di interesse degli investitori per le eco-tecnologie, l’impatto del piano dell’Unione europea sulle emissioni di CO2 e i colloqui per la definizione di un protocollo successivo a quello di Kyoto per la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici di Copenhagen. Gli intervistati hanno espresso opinioni altrettanto positive sulla crescita del business della gestione ambientale, sfera che comprende il trattamento delle acque, la bonifica dei terreni e la valorizzazione energetica dei rifiuti, e che offre importanti opportunità di profitto sia all’interno che all’esterno dell’ambito continentale. Gli intervistati hanno espresso, inoltre, grande fiducia per le prospettive di crescita del settore delle biotecnologie, in cui operano i produttori di apparati medicali e di prodotti farmaceutici, nonché le aziende che si occupano di terapie genetiche, ingegneria molecolare e di altri mercati biotech specializzati. Il risultato dimostra l’aumento della componente tecnologica delle bioscienze e della domanda di servizi sanitari avanzati in Europa, la cui popolazione invecchia sempre più. Per quanto riguarda altri settori dell’economia europea, le opinioni sono meno ottimistiche. La produzione avanzata (nanotecnologie, meccanica di precisione) ha prospettive di crescita «forti» per un terzo degli intervistati e «medie» per la metà. Ma per il 20% del campione il futuro dell’industria europea rimane comunque debole e incerto, e questo ricalca le continue preoccupazioni nei confronti di un settore gravemente colpito dalla crisi internazionale. I partecipanti all’inchiesta hanno espresso opinioni altrettanto eterogenee sui servizi professionali europei. La maggior parte degli intervistati ritiene che il settore abbia prospettive di crescita medie, mentre per il 20% tali prospettive sono deboli o incerte. Questi risultati rivelano tendenze diverse all’interno del settore dei servizi in Europa, che accanto a segmenti sani, come i servizi It, comprende anche il malconcio settore dei servizi finanziari (che in seguito al tracollo ha dovuto affrontare una dolorosa ristrutturazione).