Marcello Bussi, Milano Finanza 17/6/2009, 17 giugno 2009
Draghi, progettare ora l’exit strategy - Ormai si vede davvero la luce in fondo al tunnel. Altrimenti il dibattito che si è aperto ieri sulle strategie di uscita dalla crisi non sarebbe nemmeno cominciato
Draghi, progettare ora l’exit strategy - Ormai si vede davvero la luce in fondo al tunnel. Altrimenti il dibattito che si è aperto ieri sulle strategie di uscita dalla crisi non sarebbe nemmeno cominciato. A dare fuoco alle polveri è stato Miguel Angel Fernandez Ordonez, governatore della Banca centrale spagnola, il quale ha ammonito che l’incapacità dei governi di ridurre la spesa, e delle banche centrali di drenare l’eccesso di liquidità presente nel sistema bancario, potrebbe «porre l’economia globale sull’orlo di una spirale depressiva dalle gravi conseguenze». Ma il messaggio di Ordonez era rivolto in particolare al governo di Madrid, che ha lanciato uno dei più corposi pacchetti di stimolo fiscale in Europa. Mentre il governatore di Bankitalia, Mario Draghi, ha affrontato l’argomento in qualità di presidente del Financial Stability Board (Fsb) nel corso di un convegno a Berlino. «Anche se i tempi non sono ancora maturi per l’immediata attuazione» di strategie di uscita dalla crisi, ha detto Draghi, «lo sono per cominciare a progettarle e per riflettere sulle condizioni necessarie alla loro attuazione». Il governatore ha quindi sottolineato che «l’uscita da politiche di bilancio eccessivamente espansionistiche per gestire la riduzione del debito pubblico e l’uscita dall’attuale orientamento delle politiche monetarie per mantenere l’ancoraggio delle aspettative di inflazione sono essenziali sia per la stabilità dei prezzi sia per la stabilità finanziaria». Bisogna inoltre cominciare a progettare «l’uscita dalle micro-politiche a sostegno delle banche». Non ha invece smentito la sua fama di falco il presidente della Bundesbank, Axel Weber, che, pur ammonendo di non vedere ragioni per un eccessivo ottimismo sulla fine della crisi economica in atto, ha affermato che «non occorrono al momento ulteriori misure» di politica monetaria. Sul fronte opposto si colloca invece Ewald Nowotny: «Farei attenzione a un’exit strategy prematura. La crisi è ancora in corso. L’obiettivo primario dovrebbe essere riavviare la crescita il più presto possibile», ha ammonito il governatore della Banca centrale austriaca. Semplificando gli schieramenti, si può dire che Weber sta a destra, Nowotny a sinistra e Draghi al centro, con il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, costretto ad arrampicarsi sugli specchi per trovare una posizione comune. Il tema dell’exit strategy verrà affrontato dal vertice Ue in programma a Bruxelles domani e venerdì e il presidente della Commissione Ue, José Manuel Barroso, ha già detto che i Paesi membri farebbero bene ad attuarla rapidamente. Rivolgendosi a un platea globale, Draghi ha spiegato che il lavoro del Fsb «si basa sul ripristino di un sistema finanziario che operi con meno debito» e dove «la trasparenza consenta una migliore identificazione e gestione dei rischi, la sorveglianza prudenziale e regolamentare risulti rafforzata e il sistema sia in grado di lasciar fallire le istituzioni non correttamente gestite». Draghi ha quindi sottolineato che «i cambiamenti da apportare dovranno essere graduali». Bisogna inoltre «evitare di imporre eccessivi e soffocanti livelli di regolamentazione» perché quest’ultima «non deve impedire l’innovazione, necessaria per ampliare il processo di scelta dei consumatori e un più ampio accesso al credito». La sfida, è la conclusione di Draghi, «è, come sempre, quella di trovare il giusto compromesso».