corriere.it, Fiorenza Sarzanini, 15 giugno 2009, 15 giugno 2009
Il «codice di comportamento» Niente divise o simboli politici Il Viminale detta le regole Proibiti anche armi e mezzi a motore ROMA – Il divieto è esplicito: «Le associazioni dei volontari non potranno utilizzare simboli e nomi che riportano a partiti politici»
Il «codice di comportamento» Niente divise o simboli politici Il Viminale detta le regole Proibiti anche armi e mezzi a motore ROMA – Il divieto è esplicito: «Le associazioni dei volontari non potranno utilizzare simboli e nomi che riportano a partiti politici». Proibito anche usare armi, strumenti di coercizione come corde o manette, inserire nelle squadre persone che abbiano precedenti penali. Il regolamento del Viminale sulle ronde è pronto. Entrerà in vigore appena il Parlamento approverà in via definitiva il disegno di legge sulla sicurezza. E metterà «fuorilegge » tutti quei gruppi, come sono appunto le «ronde nere», che mirano a sostituirsi alle forze dell’ordine. Servirà, aveva detto qualche settimana fa il ministro dell’Interno Roberto Maroni, a «regolamentare un fenomeno che già esiste». Ma non basterà, ed è questo il vero rischio, ad evitare che i cittadini prendano il posto di polizia e carabinieri. Perché è vero che le regole imposte dal ministero dell’Interno consentono soltanto «segnalazioni » e vietano esplicitamente «ogni tipo di intervento, sia esso per l’identificazione o il controllo delle persone», ma in caso di «flagranza di reato» l’articolo 383 del codice di procedura penale consente anche ai privati di procedere all’arresto. Il testo già consegnato a Maroni delinea, come previsto dalla legge, «i requisiti, le modalità per la selezione e la formazione del personale, gli ambiti applicativi e il relativo impiego». Per partecipare alle «ronde» bisognerà iscriversi in un registro che sarà gestito dalle prefetture. Il via libera definitivo al rilascio del tesserino sarà invece delegato al Comitato provinciale e nella composizione delle squadre saranno privilegiate le guardie giurate e gli ex appartenenti alle forze dell’ordine. Anche se sono persone in possesso della licenza, non potranno mai portare con sé alcun tipo di arma, anche «bianca». Divieto assoluto per manganelli, spray urticanti e «qualsiasi oggetto atto ad offendere ». L’attività da svolgere sarà quella di «supporto al controllo del territorio » e per questo si è deciso di far dipendere le squadre dalla polizia locale. Ai Comandi dovrà essere comunicato preventivamente il luogo che si intende vigilare e la fascia oraria e poi attendere il via libera «in modo da evitare sovrapposizioni negli stessi luoghi». I componenti delle squadre – che dovrebbero essere composte da un minimo di tre a un massimo di cinque persone – «dovranno limitarsi alla segnalazione» delle situazioni di pericolo e dunque saranno dotati di telefonini oppure radiotrasmittenti collegate direttamente con le centrali operative. Tra le attività da svolgere il regolamento fa riferimento esplicito ai casi di «degrado urbano» e di «inquinamento acustico». Oltre a non poter esibire alcun simbolo ispirato a partiti, né attribuirsi nomi che abbiano lo stesso scopo, sarà proibito indossare uniformi militari o comunque ispirate a formazioni politiche. Vietato utilizzare mezzi a motore per effettuare i servizi di sorveglianza. L’unica concessione sono le biciclette, ma soltanto in alcune zone. Questione controversa riguarda i finanziamenti. Nel testo del Viminale c’è il divieto di elargizione «di finanza pubblica», ma questo non basta ad impedire che – come già avvenuto a Verona – i sindaci decidano di mettere una parte dei propri stanziamenti a disposizione dei volontari. «Arriveremmo al paradosso – denuncia Claudio Giardullo del Silp Cgil – di tagliare le risorse alle forze dell’ordine e darle ai cittadini che, come si vede da quello che sta accadendo in questi giorni, possono provocare gravi pericoli al nostro Paese. la dimostrazione che le sanzioni devono essere gravi se si vogliono evitare rischi seri». La contrarietà dei sindacati di polizia è nota e viene ribadita, non soltanto con riferimento alle «ronde nere». Enzo Letizia, segretario dell’Associazione Funzionari Polizia si chiede «se con il blocco del turn-over del personale diminuiscono volanti e gazzelle, chi interverrà rapidamente sugli allarmi lanciati delle ronde armate di telefonino? Il vero rischio è legittimare azioni incontrollabili di associazioni mafiose e camorristiche così come quelle di cittadini esaltati». Una linea che trova concorde il leader del Sap Nicola Tanzi: «Non siamo riusciti a evitare l’approvazione della legge – chiarisce ”, adesso il regolamento deve evitare che i cittadini si sentano legittimati a farsi giustizia da soli». Fiorenza Sarzanini 15 giugno 2009