Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 15 Lunedì calendario

Il «codice di comportamento» Niente divise o simboli politici Il Viminale detta le regole Proibiti anche armi e mezzi a motore ROMA – Il divieto è esplicito: «Le associazioni dei volontari non potranno utilizzare simboli e nomi che riportano a partiti politici»

Il «codice di comportamento» Niente divise o simboli politici Il Viminale detta le regole Proibiti anche armi e mezzi a motore ROMA – Il divieto è esplicito: «Le associazioni dei volontari non potranno utilizzare simboli e nomi che riportano a partiti politici». Proibito anche usare armi, stru­menti di coercizione come corde o manette, inserire nelle squadre per­sone che abbiano precedenti pena­li. Il regolamento del Viminale sul­le ronde è pronto. Entrerà in vigo­re appena il Parlamento approverà in via definitiva il disegno di legge sulla sicurezza. E metterà «fuorileg­ge » tutti quei gruppi, come sono appunto le «ronde nere», che mira­no a sostituirsi alle forze dell’ordi­ne. Servirà, aveva detto qualche settimana fa il ministro dell’Inter­no Roberto Maroni, a «regolamen­tare un fenomeno che già esiste». Ma non basterà, ed è questo il vero rischio, ad evitare che i cittadini prendano il posto di polizia e cara­binieri. Perché è vero che le regole imposte dal ministero dell’Interno consentono soltanto «segnalazio­ni » e vietano esplicitamente «ogni tipo di intervento, sia esso per l’identificazione o il controllo delle persone», ma in caso di «flagranza di reato» l’articolo 383 del codice di procedura penale consente an­che ai privati di procedere all’arre­sto. Il testo già consegnato a Maroni delinea, come previsto dalla legge, «i requisiti, le modalità per la sele­zione e la formazione del persona­le, gli ambiti applicativi e il relati­vo impiego». Per partecipare alle «ronde» bisognerà iscriversi in un registro che sarà gestito dalle pre­fetture. Il via libera definitivo al ri­lascio del tesserino sarà invece de­legato al Comitato provinciale e nella composizione delle squadre saranno privilegiate le guardie giu­rate e gli ex appartenenti alle forze dell’ordine. Anche se sono persone in pos­sesso della licenza, non potranno mai portare con sé alcun tipo di ar­ma, anche «bianca». Divieto assolu­to per manganelli, spray urticanti e «qualsiasi oggetto atto ad offende­re ». L’attività da svolgere sarà quel­la di «supporto al controllo del ter­ritorio » e per questo si è deciso di far dipendere le squadre dalla poli­zia locale. Ai Comandi dovrà esse­re comunicato preventivamente il luogo che si intende vigilare e la fa­scia oraria e poi attendere il via li­bera «in modo da evitare sovrappo­sizioni negli stessi luoghi». I componenti delle squadre – che dovrebbero essere composte da un minimo di tre a un massimo di cinque persone – «dovranno li­mitarsi alla segnalazione» delle si­tuazioni di pericolo e dunque sa­ranno dotati di telefonini oppure radiotrasmittenti collegate diretta­mente con le centrali operative. Tra le attività da svolgere il regola­mento fa riferimento esplicito ai ca­si di «degrado urbano» e di «inqui­namento acustico». Oltre a non po­ter esibire alcun simbolo ispirato a partiti, né attribuirsi nomi che ab­biano lo stesso scopo, sarà proibi­to indossare uniformi militari o co­munque ispirate a formazioni poli­tiche. Vietato utilizzare mezzi a mo­tore per effettuare i servizi di sorve­glianza. L’unica concessione sono le biciclette, ma soltanto in alcune zone. Questione controversa ri­guarda i finanziamenti. Nel testo del Viminale c’è il divieto di elargi­zione «di finanza pubblica», ma questo non basta ad impedire che – come già avvenuto a Verona – i sindaci decidano di mettere una parte dei propri stanziamenti a di­sposizione dei volontari. «Arrive­remmo al paradosso – denuncia Claudio Giardullo del Silp Cgil – di tagliare le risorse alle forze del­l’ordine e darle ai cittadini che, co­me si vede da quello che sta acca­dendo in questi giorni, possono provocare gravi pericoli al nostro Paese. la dimostrazione che le sanzioni devono essere gravi se si vogliono evitare rischi seri». La contrarietà dei sindacati di polizia è nota e viene ribadita, non soltanto con riferimento alle «ron­de nere». Enzo Letizia, segretario dell’Associazione Funzionari Poli­zia si chiede «se con il blocco del turn-over del personale diminui­scono volanti e gazzelle, chi inter­verrà rapidamente sugli allarmi lanciati delle ronde armate di tele­fonino? Il vero rischio è legittimare azioni incontrollabili di associazio­ni mafiose e camorristiche così co­me quelle di cittadini esaltati». Una linea che trova concorde il leader del Sap Nicola Tanzi: «Non siamo riusciti a evitare l’approva­zione della legge – chiarisce ”, adesso il regolamento deve evitare che i cittadini si sentano legittima­ti a farsi giustizia da soli». Fiorenza Sarzanini 15 giugno 2009