Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  giugno 15 Lunedì calendario

LA SPESA CON IL CONTA-CHILOMETRI

di circa 200 euro la spesa in prodotti di elettronica di consumo o bricolage che tre italiani su quattro preferiscono fare in un grande centro commerciale. Poco importa se per raggiungerlo devono mettere in conto un viaggio in auto di 60-90 minuti tra andata e ritorno, spendendo in benzina una decina di euro, il 5% del valore dello scontrino.
Se poi si deve cambiare il televisore, il pc o un grande elettrodomestico, con una spesa di circa 700 euro, la scelta del centro commerciale è praticamente obbligata.
Per le piccole spese, intorno ai 30 euro, è invece più conveniente rivolgersi al negozio di quartiere: lo si raggiunge a piedi in dieci minuti e ha un assortimento medio. La minore sceltaè compensata da un buon risparmio di tempo e denaro.
Percorrenze diverse
A rivelare queste abitudini di spesa degli italiani è la ricerca «Non Food: attrazione fatale! », che verrà presentata giovedì a Milano, realizzata per l’Osservatorio Non Food di Indicod- Ecr con l’intento di fare emergere il rapporto tra prezzo, assortimento, distanza e tempo necessario per raggiungere il punto vendita.
Nel campo del bricolage le percorrenze variano. «La distanza da percorrere considerata ottimale è tra i 20 e i 30 minuti di auto» spiega Gianni Bientinesi, responsabile studi e ricerche di mercato della direzione marketing di Leroy Merlin. Condizione nonfacile da realizzare lontano dalle aree metropolitane. Così il punto vendita di un’insegna specializzata nel fai-da-te in un capoluogo di provincia realizza quasi il 90% del fatturato con una clientela che vive nel raggio di 50 minuti d’auto e la quota restante è oltre i 50 minuti. Tre volte tanto rispetto a chi vive in una grande area metropolitana, dove solo il 4% dei ricavi è realizzato da clienti che devono fare un "viaggio" di oltre 50 minuti.
Sempre nell’ambito del bricolage (ma il discorso vale anche per l’elettronica di consumo) nella fascia di spesa più bassa (20-30 euro) un consumatore su due si reca in un centro commerciale e il 51% opta per l’iper. Nelle altre due fasce (150-200 euro e 500-700 euro) tre italiani su quattro preferiscono il centro commerciale.
Visita a più insegne
«Non c’è un canale di vendita pervasivo e ciascuno ha il suo posizionamento che non esclude gli altri – spiega Edmondo Lucchi, responsabile del dipartimento New media di Gfk Eurisko ”. Negli ultimi cinque anni il numero dei consumatori entrati in un iper è rimasto stabile».
«Sempre più spesso prima dell’acquisto vengono prese in considerazioni più insegne ”evidenzia Tea Della Pergola, direttore marketing di Euronics – e il 62% dei consumatori visita almeno due punti vendita».
Un altro fattore che influisce sulla scelta del punto vendita è l’offerta esperienziale. «Abbiamo notato una diminuzione dell’attrattività nei centri commerciali con un iper alimentare e altri negozi ”sottolinea Pierluigi Bernasconi, amministratore delegato di Mediamarket Italia (Mediaworld e Saturn) ”e un aumento in quei centri multifunzionali in cui sono anche presenti il centro benessere o un cinema multisala ».