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 2009  giugno 13 Sabato calendario

GLI AGNELLI HANNO TOCCATO IL FONDO (NERO) – SPUNTA IL MANAGER COSTRETTO A DIRE IL FALSO NEL PROCESSO DEL ”95 CONTRO ROMITI PER FALSO IN BILANCIO – ”UNA DISPONIBILIT "ANTITERRORISMO" PER CELARE LA FORMAZIONE DI FONDI ALL’ESTERO (MA ORMAI TUTTO PRESCRITTO)…

Ettore Boffano e Paolo Griseri per "la Repubblica"

La replica a Margherita Agnelli arriva alle 18 di ieri, dettata alle agenzie. Chi scrive è la "Giovanni Agnelli Sapaz", l´accomandita che raduna (eccetto Margherita) i discendenti del fondatore della Fiat: un segnale per dire che l´intera famiglia è unita sull´eredità dell´Avvocato (a sollecitare l´intervento sarebbero stati alcuni dei soci). Poche righe secche e dure per difendere la memoria di Gianni Agnelli e per spiegare che non è il momento di toccare il Gruppo: «Nei giorni stessi di una sfida fondamentale per dare alla Fiat prospettive di sviluppo - si legge - c´è chi, per pretese di successione familiare, si dedica invece a minare la credibilità del gruppo e dei suoi uomini, stravolgendo il passato e gettando persino ombre sinistre sull´operato e sulla memoria dell´Avvocato».

Nella nota non compare nessun accenno a quanto sostenuto dai consulenti di Margherita riguardo all´Opa Exor del 1998 e a un presunto capitale estero di Agnelli per un miliardo e 463 milioni di euro, ma si preannuncia invece una risposta davanti al giudice: «Si avvicina il momento della chiarezza: gli avvocati risponderanno punto per punto e in piena trasparenza alle accuse inconsistenti, ristabilendo la verità nella sede più appropriata, che è quella delle aule di giustizia».

In serata, ecco la controreplica dei legali di Margherita: «Con grande stupore vediamo accomunati due temi che nulla hanno a che fare tra di loro: le attività del Gruppo Fiat e una vicenda giudiziaria relativa ad una legittima richiesta di rendiconto ereditario. L´accomandita non è parte del giudizio e non ha alcun motivo di citare Gianni Agnelli il cui operato non è assolutamente messo in discussione. Se i gestori del suo patrimonio ritengono che gli azionisti anonimi di Exor Group non abbiano nulla a che fare con l´Avvocato, non hanno che da dimostrarlo».


MARGHERITA AGNELLI - Copyright Pizzi
Il riferimento finale è al 30 giugno prossimo, giorno in cui è fissata l´udienza conclusiva della causa nella quale sono citati Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens, Siegfried Maron e Marella Caracciolo. E proprio quel giorno è possibile giunga a conclusione una vicenda ormai segnata da un aspro scontro che dura da sei anni.

La lite. Tutto si scatena il 24 febbraio 2003 (Agnelli è morto il 24 gennaio) con l´apertura dei testamenti nello studio del notaio Ettore Morone e si conclude (all´apparenza) il 18 febbraio 2004 con un accordo stipulato a Ginevra tra Margherita e la madre Marella. In esso alla figlia vanno 670 milioni di euro: cioè tutto quel patrimonio italiano ed estero che le è stato comunicato in più riprese. Conti bancari, società offshore, azioni, immobili, barche e collezioni d´arte. In cambio, Margherita trasferisce alla madre il 25 per cento della società "Dicembre" che guida la "Giovanni Agnelli Sapaz" (la quota sarà poi donata a John Elkann dalla nonna), esce dall´accomandita di famiglia, rinuncia per sempre alla futura eredità di Marella e le concede un usufrutto mensile di 770mila euro.

Le società offshore. Il compromesso è il frutto di un´estenuante trattativa che, nella ricostruzione della figlia dell´Avvocato, sarebbe stata segnata da continui aggiustamenti sul valore dell´eredità. In un primo momento le sarebbe stato indicato solo il cespite italiano, ma in seguito la signora entra in possesso di un documento riservato (il "Summary of assets") su un patrimonio offshore di almeno 584 milioni di euro distribuito in trust chiamati Fima, Calamus, Springrest, Sigma e Silkestone. La maggior parte di essi sono transitati nella fondazione Alkyone creata a Vaduz da Herbert Batliner (First Advisory Group), uno dei maghi dei "paradisi fiscali" del Liechtenstein, e i cui "protector" sono Grande Stevens, Gabetti e Maron.


Gabetti Grande Stevens
La rottura. Dietro la citazione a giudizio di quelli che considera i "gestori" del patrimonio, per Margherita c´è soprattutto la convinzione che non le sia mai stato consegnato l´esatto rendiconto di ciò che negli anni sarebbe finito nelle società estere. Qualcosa che adesso ha quantificato con la vicenda dell´Opa su Exor del 1998: un miliardo e 463 milioni di euro e che avrebbe avuto come amministratori uomini e donne che fanno riferimento ai commercialisti svizzeri Siegfried Maron e Rudolph Staiger.

I beni. Margherita contesta anche la mancata consegna di alcuni beni immobili. In particolare, l´alloggio di Parigi, quello di New York e le quote azionarie di quattro posti barca ad Antibes e a Beaulieu poi ceduti dopo la morte dell´Avvocato utilizzando proprio società gestite da Staiger.

I fondi neri. Durante il periodo in cui ha avviato la causa, Margherita ha anche deciso di sostenere le spese legali di un ex alto dirigente Fiat incaricato per anni di gestire la sicurezza interna, Luigi Pagella. Quest´ultimo, un anno fa, si è presentato alla procura di Torino affermando di essere stato costretto a una falsa testimonianza nel processo del 1995 contro Cesare Romiti per i falsi in bilancio della Fiat.


John Elkann e Marella Agnelli
Pagella, in particolare, sostiene di aver accreditato la versione dell´azienda sulla necessità di costituire una disponibilità "antiterrorismo" per celare invece la formazione di fondi neri all´estero. Un mese fa, la procura ha chiesto l´archiviazione per prescrizione dei reati, ma ha scritto parole molto gravi: «La versione offerta da Romiti e confermata allora da Pagella era davvero falsa». Nell´indagine è stato sentito come teste Carlo Callieri, ex direttore del personale di Fiat Auto, che ha confermato: «Le dichiarazioni di Pagella del 1995 sono del tutto inattendibili».

[12-06-2009] dagospia