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 2009  giugno 12 Venerdì calendario

LA SFIDA DI FORD NEINTE AIUTI E OFFENSIVA "VERDE"


Ha lavorato senza aiuti e lontano dai riflettori della cronaca, ed ora è pronta a sfidare l’alleanza Fiat-Chrysler e la semi-pubblica General Motors. Ford, secondo produttore americano di auto e l’unico a non aver usufruito degli aiuti pubblici, si affida ancora una volta all’amministratore delegato Alan Mulally che in questi mesi ha preparato il gruppo al rilancio post-crisi.
A dicembre, mentre Gm e Chrysler bussavano alle porte del Congresso, il colosso di Dearborn ha rimandato al mittente le offerte di aiuto. A febbraio ha siglato l’accordo con il sindacato Uaw per l’adeguamento dei salari orari entro il 2010 ai livelli dei dipendenti nordamericani di Toyota. Ad aprile ha annunciato un buyback del debito di 35 centesimi su ogni dollaro, riducendo l’esposizione complessiva di 10,1 miliardi e abbattendo gli interessi di 500 milioni l’anno. «Siamo fieri di aver fatto tutto questo con le nostre sole forze», dice Mulally.
Del resto, spiega Fortune, «se il business fosse politica Detroit sarebbe il Medio Oriente». E Mulally un eroe nazionale: «Sono qui per salvare un’icona americana e globale, degli aiuti non abbiamo bisogno». Del resto la ristrutturazione in casa Ford è un processo in atto dal 2006, da quando il ceo ha messo piede e Dearborn. Da allora sono state eliminate 40 mila posizioni chiusi 17 stabilimenti, ridotti i costi di circa 5 miliardi di dollari e la produzione a livello globale è stata diversificata, e secondo Goldman Sachs, il gruppo ha inglobato il 25% delle quote di mercato perse da Gm. Ma non mancano elementi di rischio: il braccio finanziario è ancora troppo esposto, i fondi pensione molto onerosi e la rete delle vendite pesante. Senza contare poi la sfida delle auto ecologiche e la concorrenza del nuovo grande player del mercato Usa, ovvero Fiat.
La risposta di Mulally è a doppio binario. Il primo negoziale prevede la trasformazione di Ford Motor Credit in holding bancaria per abbattere i costi dei prestito, ottenere condizioni più vantaggiose da Uaw attraverso la responsabilizzazione sulla competitività del gruppo, e la riduzione progressiva dei 3723 concessionari. Per la sfida ecologica, Ford si prepara ad accedere a 5 dei 25 miliardi di linee di credito disposte dal dipartimento dell’Energia. Mentre a livello globale punta ad accedere a una serie di incentivi pubblici. La Commissione europea ad esempio ha approvato un prestito garantito di 700 milioni in favore di Volvo nell’ambito di un progetto di riduzione delle emissioni, mentre il governo australiano ha messo a disposizione 355 milioni di dollari alle finanziarie delle società automobilistiche per sostenere la rete dei concessionari.
Sul piano operativo invece, in America si punta sulle piccole dimensioni per tenere testa all’arrivo della 500: Ford ha già annunciato la conversione di impianti di produzione di Suv in piattaforme «city-car». Sul piano globale infine Mulally scommette sulla «world car», ovvero vetture che si adattano a tutti i mercati in modo da ripartire i costi di sviluppo e produzione su una base più ampia. La prima sarà la Fiesta che dopo aver conquistato Europa ed Asia, è pronta a sbarcare sul mercato americano entro il prossimo anno. Sarà il pioniere delle «world car» tutte vetture di dimensioni contenuti per produrre le quali Ford ha avviato un riordino produttivo su scala mondiale.