Manila Alfano, il Giornale 12/6/2009, 12 giugno 2009
ITALIA FAR WEST: TUTTI A CACCIA DELL’ORO
Lavano sabbia sorretti dalla speranza che una volta o l’altra sia la volta buona. Entrano nei torrenti gelati con i pantaloni arrotolati alle ginocchia, alla sera la schiena rotta e il segno del sole sulle braccia. Sudano e scherzano, un po’ ci credono davvero. Da lontano sembrano delle mondine fuori contesto, accovacciati sul letto del fiume sollevano massi sott’acqua, scavano e lavano e buttano via. Per ore. Aspettano la pagliuzza che luccica: l’oro.
I nuovi cercatori sono così, loro il gratta e vinci se lo vanno a cercare sulle sponde dei fiumi, un po’ speranza un po’ scampagnata in compagnia. Spulciano granelli di sabbia e vedono i pesci sgusciare via veloci, anche se i nemici veri non sono loro. No, questi sono diversi. Niente cappellino e canna da pesca in mano, questi cercano solo sassolini. Pepite. Sanno che quelle grosse, quelle che ti fanno cambiare vita, esistono solo nei film. Ma quello è un altro mondo, quello è la California, qui invece è Biella. Un sogno ridimensionato. Un biglietto della lotteria che se vinci prendi un’aspirapolvere, non certo un miracolo. Si incontrano in gruppo, si danno appuntamento presto la mattina, e sono pieni di eccitazione. Scherzano e si prendono un po’ in giro, «magari oggi è la tua giornata fortunata». Il lunedì mattina il resoconto ai colleghi in ufficio.
Un hobby che sta riscuotendo sempre più successo e raccoglie ogni giorno una nuova manciata di aficionados. In Italia sono oltre 300, per la maggior parte uomini, quelli cresciuti con il mito di Tex. «C’è sempre più gente - dice il vicepresidente dell’Associazione cercatori d’oro - che si fa prendere da questa pratica antichissima ma che finora non è mai stata praticata con grandi numeri». Eppure un boom c’è stato una ventina d’anni fa. I cercatori negli anni ”80 erano molti di più, poi la «febbre dell’oro» è un po’ calata, fino a spegnersi. Ora invece sta tornando, in particolare grazie all’attività a livello internazionale, alla maggiore possibilità di viaggiare in giro per il mondo in cerca di fiumi auriferi e per partecipare a gare di livello mondiale. anche per questo che l’attività viene vista di buon occhio anche dalle amministrazioni locali poichè inizia a rappresentare un buon canale turistico.
La terra promessa oggi si chiamano Vermogno e Zubiena, in provincia di Biella. Qui l’associazione dei cercatori d’oro nel 2000 ha comprato un terreno: Victimula, la terra benedetta, l’antica miniera d’oro a cielo aperto già conosciuta dai romani. Ed è qui che il prossimo Ferragosto gli esponenti di ben 23 Paesi, dal Canada al Giappone, dalla Finlandia al Sudafrica, si sono dati appuntamento per scoprire chi è il migliore cercatore d’oro: chi sarà il re dell’Arena, il sistema di vasche artificiali che riproduce il letto di un fiume, chi sarà il mago della batea, il piatto utilizzato per lavare la sabbia. la terza volta che il mondiale, giunto alla sua 33esima edizione, si svolge in Italia. I favoriti per la vittoria del titolo sono i finlandesi, anche se il campione in carica è un olandese. Ma cercare oro non è uno sport. una passione, che si tramanda qualche volta di padre in figlio. Ecco cosa dice Cristiano sul web: «Ricordo i racconti di mio padre, subito dopo la fine della guerra, quando con lo zio «Carlin Scirisin» cercavano pagliuzze d’oro sulla sponda piemontese del Ticino, dal «Cason ad Muntlam» alla «Raspagna». A quei tempi l’oro al mercato nero era quotatissimo e un grammo rendeva quanto una settimana di paga. Mia madre conserva ancora un’ampolla piena d’oro. una meraviglia, un caleidoscopio che ricorda il cielo stellato». Oggi non è più un lavoro: dopo otto ore di dura fatica con la schiena piegata si può raccogliere un grammo d’oro, 20 euro di valore per un corrispettivo di due euro e mezzo all’ora. Quello che resta è il sogno, la pepita che non c’è.