Annalisa DཿAprile, Avvenire 12/06/2009, 12 giugno 2009
Il cinema italiano è un’industria costituita da oltre 9mila imprese, per un volume d’affari che sfiora i 5 miliardi di euro e con un numero di addetti vicino alle 100mila unità
Il cinema italiano è un’industria costituita da oltre 9mila imprese, per un volume d’affari che sfiora i 5 miliardi di euro e con un numero di addetti vicino alle 100mila unità. quello che del cinema non si sa: cosa c’è dietro gli incassi record ai botteghini, i numeri delle sale, l’affluenza di spettatori. A tralasciare per una volta i dati sul consumo e sulla «domanda» del cinema in favore di quelli sull’«offerta », è il Rapporto 2008. Il Mercato e l’Industria del Cinema in Italia, curato dalla Fondazione ente dello spettacolo ed illustrato ieri, nella sede della Luiss Guido Carli, alla presenza di esperti e addetti ai lavori, come l’ad di Cinecittà Luce, Luciano Sovena, il produttore Mario Gianani, il Presidente della Film Commission Torino Piemonte, Steve Della Casa. Un volume di quasi 200 pagine per fare il punto su quella parte di mercato che progetta, produce, realizza e distribuisce le pellicole. Una «lacuna colmata», come scrive nella presentazione il presidente della Fondazione, Dario E. Viganò, per offrire agli operatori una dettagliata analisi del dietro le quinte del mondo della celluloide. Secondo l’indagine dunque, sono esattamente 9.071 le imprese attive sul mercato cinematografico italiano (numero aumentato dell’85,5 per cento tra il 2001 ed il 2007). Agli introiti di circa 5 miliardi di euro, che prendono in esame tutte le voci di bilancio delle case di produzione, si aggiunge un numero di 76.442 lavoratori del settore iscritti all’Enpals (l’Ente previdenziale dei lavoratori dello spettacolo), con una media di addetti di 22 persone per società. Il rapporto evidenzia come punto debole del comparto il fatto che quasi la metà delle 9mila imprese, ben 4.400, fatturino meno di 1 milione di euro l’anno. A questa frammentazione del mercato, definita «polverizzazione delle aziende», si aggiunge una disponibilità di figure professionali superiori alla domanda ed un ruolo principe svolto dall’imprenditoria privata sul fronte dei finanziamenti del sistema cinema. Nel 2008 ad esempio, l’industria cinematografica ha investito 330,1 milioni di euro e l’anno prima 312,4 milioni, cifra quest’ultima che ha visto il contributo del Fus (il fondo unico per lo spettacolo stanziato dal ministero dei Beni Culturali) pari a 77 milioni. Risorse nel complesso «contenute» se si confrontano con Stati Uniti, la cui media di investimento è 9 volte superiore, ma anche rispetto ad altri paesi europei. Negli ultimi dieci anni la media di investimento dell’Italia è stata pari 23,5 per cento del valore registrato in Inghilterra, al 32,5 del dato tedesco, al 39 dell’importo francese. In compenso, il nostro cinema nella scorsa stagione ha segnato la più alta offerta di film dell’ultimo decennio: 123 produzioni nazionali e 31 coproduzioni per un totale di 154 opere. Pellicole che hanno incontrato il favore del pubblico con 99,4 milioni di presenze e 593,7 milioni di euro di incassi nelle sale. Tra le curiosità che emergono nel rapporto infine, una riguarda i registi esordienti: dei 330 che hanno firmato un’opera prima nel periodo 1990-’98, solo 23 ne hanno poi diretto più di sei pellicole.