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 2009  giugno 12 Venerdì calendario

LA «SIGNORA» GELA DI NUOVO I BERLUSCONES


Un azzurro di rango sbotta, chiedendo l’anonimato: «Pare il comunicato numero sette delle br. Ci manca solo l’indicazione del cadavere al Lago della Duchessa». l’effetto Veronica. La moglie del premier ha consegnato una dichiarazione al Corriere: «In queste settimane ho assistito in silenzio, senza reagire mediaticamente, al brutale infangamento della mia persona, della mia dignità e della mia storia coniugale. Certo è che la verità del rapporto tra me e mio marito non è neppure stata sfiorata, così come la ragione per cui ho dovuto ricorrere alla stampa per comunicare con lui. Certo è che l’ho sempre amato e che ho impostato la mia vita in funzione del mio matrimonio e della mia famiglia».
Tutto qui. Poche righe, pubblicate in prima pagina senza un commento. Solo un distico: «La signora Veronica ci ha fatto pervenire questa dichiarazione». Quanto basta per fare notizia smaltite le analisi del dopo-voto. E per irrompere nel Palazzo. In Aula si parla di intercettazioni. Ma nei capanelli del Transatlantico Veronica torna l’argomento del giorno. I parlamentari snocciolano domande sul caso: quale è la verità di cui parla Veronica che nessuno ha compreso? E le ragioni per cui ha dovuto ricorrere alla stampa per parlare con lui? Insomma il premier è ricattabile?
Quando arriva dribbla i cronisti ed entra in Aula. Silenzio. Ostenta tranquillità. Chi lo ha seguito durante tutta la giornata lo descrive di ottimo umore. Per i suoi l’argomento è tabù. Del resto non hanno mai parlato direttamente a lei. Berlusconi ha sempre scelto di attaccare sinistra e giornali per rispondere a sua moglie. E ieri ha detto ai fedelissimi: «La campagna elettorale è finita. Ora basta con questa storia». A domanda (su Veronica) Paolo Bonaiuti allarga le braccia: «Su questo non parlo». Tra gli azzurri, però, l’esternazione della signora Lario è stata vissuta come una minaccia: «Ha mandato un gatto morto» dicono a palazzo Grazioli. Per un attimo sembrano tornare i fantasmi del Noemigate, quelli di un premier sotto ricatto e della stampa che monta su un caso che sembra non finire mai. Perché, in questa storia, privato e politico si intrecciano, e un premier con attorno segreti inconfessabili è più debole pure politicamente. Taglia corto Carmelo Briguglio, ex aennino e vicecapogruppo del Pdl: «Mai visto una lettera di dieci righe messa di spalla in prima pagina. Mai».
Da palazzo Grazioli parte l’ordine di scuderia: dire che va tutto bene, sdrammatizzare. Almeno, così pare. I fedelissimi di Berlusconi provano a raccontare la favola bella. Osvaldo Napoli suona lo spartito del romanticismo: « la prova che le vicende familiari si risolvono in quattro mura. La lettera mi pare un messaggio positivo, un segnale di pace. La mia impressione è che stanno prevalendo i sentimenti, che la vicenda sia rientrata in famiglia. Non mi stupirei affatto che moglie e marito si guardassero negli occhi e si dicessero: ricominciamo?». Dell’irraccontabile nessuno vuole parlare. Forse non c’è. O forse non lo sa nessuno, neanche fosse un caso di Stato. Giorgio Stracquadanio, altro fedelissimo del Cavaliere vuole vedere il lieto fine: «Credo che con questa lettera la moglie del presidente del Consiglio abbia voluto chiudere definitivamente qualcosa che non doveva diventare una polemica pubblica, ma rimanere una discussione familiare». Anche il capogruppo Fabrizio Cicchitto ha decrittato a lungo il messaggio. Lui che aveva denunciato il complotto sul Noemigate ha escluso ricadute politiche del nuovo affondo di Veronica: «I toni si sono abbassati. un segnale di disperazione» dicono i suoi.
Arrivano in Aula le amazzoni del leader. E ci mettono un po’ di spirito bellico. Micaela Biancofiore, ad esempio: «Se Veronica è innamorata come dice, allora faccia un passo indietro. Questa storia ha nuociuto al paese. Al pa-e-se. Di questo si tratta. Berlusconi è il presidente del Consiglio». un’esegesi complessa quella del messaggio di Veronica, perché il privato, in questa storia, è politico. Un azzurro che conosce le vicende legali di Berlusconi la vede così: «La lettera mi pare diversa dalle esternazioni a Repubblica, che erano più politiche. Credo faccia parte di una strategia stabilita a tavolino dai suoi avvocati. Ci sono due punti dove si riconosce l’impronta avvocatesca: quel "l’ho sempre amato", serve a dire che è lui l’uomo che ama e non altri come ha scritto qualcuno; e quel "ho reagito in silenzio all’infangamento della mia persona" vuole dire "non sapete quanto ho sofferto". Entrambi prefigurano una separazione più normale, e meno pubblica». Già, meno pubblica. Forse.