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 2009  giugno 12 Venerdì calendario

RONALDO REAL PER 93 MILIONI - A

ridere più di tutti, sotto i baffetti da hidalgo, è Josè Maria Aznar. Per lui i merengues
dovevano essere galacticos, anche se si schermiva sostenendo che era il presidente Florentino Perez a volere una batteria di primedonne con ego infinito e polpacci umidi di dorato sudore. Lo sbarco a Madrid per 93 milioni di euro della stella di Manchester, Cristiano Ronaldo (24 anni), al seguito di Kakà (27 anni) e sotto lo scudo del ri-sorto Perez, rischia di fare venire nostalgia dei tempi andati anche all’ex premier spagnolo, ora che la sua politica, quella popolare, ha ritrovato energia nel voto alle europee.
«Il Manchester United - si legge nel comunicato della società- ha ricevuto un’offerta record e incondizionata per Cristiano Ronaldo, dal Real Madrid. Su richiesta del giocatore che ha ribadito il suo desiderio di andarsene, e dopo discussioni con i suoi rappresentanti, lo United ha autorizzato il Real Madrid a parlare con Ronaldo. L’operazione dovrebbe concludersi entro il 30 giugno». Nessun altro commento ufficiale è uscito dall’Old Trafford, nemmeno la precisazione che per i piedi del goleador, il Manchester United pagò nel 2003 meno di 20 milioni di euro.
C’è molto deja vu in quanto sta accadendo lungo l’asse anglo- spagnolo. Rinasce lo squadrone castilliano dopo l’umiliazione catalana fatta di tre titoli
blaugrana in un anno, s’infrange un nuovo record nei trasferimenti, i reds di sir Alex Ferguson si trovano costretti a tornare sul mercato. Bisognerà, infatti, trovare un altro Cristiano Ronaldo per le brume della capitale del nord britannico. E viene da ridere a sentire i nomi che ieri Mike Ingham, popolare commentatore sportivo della Bbc snocciolava. «Benzema, Villa, Ribery...». Stelle, certo. Ma, davvero, superstelle capaci di rimpiazzare nel cuore e nel campo Ronaldo?
E allora perché la vendita? Probabilmente anche la famiglia Glazer che controlla il Manchester la pensa come Mo-ratti, che non vuole tenere chi (Ibrahimovic) se ne vuole andare. O più probabilmente per via di 80 milioni di sterline, cioè i 93 milioni di euro. Irresistibile tentazione per una società che nella sua complessa costruzione finanziaria ha un debito ultimo di 700 milioni di sterline (conti del giugno 2008). Debito a carico della società holding, usata come veicolo dai Glazer per un’acquisizione con poco cash ( lo United costò 828 milioni di sterline nel 2005: 556 arrivarono dalle banche). I proprietari giurano di aver dato tutte le garanzie del caso, ma i numeri restano pesanti. Il Manchester è una macchina da soldi nel calcio moderno con un fatturato per la stagione 2007-2008 di 256 milioni di sterline, ma per reggere deve continuare a vincere. Lo stesso vale per il Real del sessantaduenne imprenditore edile che torna a far parlare di sé dopo aver riempito le cronache con i galacticos prima maniera, quella di Beckham, Zidane, Roberto Carlos e l’altro Ronaldo, il brasiliano. Grande amico di Aznar, grande appassionato di mare, Florentino Perez, ha ripreso la guida del Real dal 1° giugno e ha messo sul tavolo 300 milioni di euro - più della metà di quanto investì nei sei anni della prima presidenza - per ricominciare. I soldi, visto il crollo dell’immobiliare, li ha presi da Santander e Caixa, banche a lui amiche che glissano sull’indebitamento dei merengues, ormai a quota 560 milioni a fronte di un fatturato di 349 milioni.
Un rosso acceso, ma meno rispetto a quello dei Glazer.
A Madrid e Manchester per vincere hanno bisogno di Cristiano Ronaldo. Quello vero emigra dal Regno di Elisabetta e al club inglese non resta che inventarsi un improbabile sosia. La caccia, abbiamo detto, è già in corso, ma il timore è che acrobazie contabili portino quote del trasferimento record a tamponare le falle di bilancio dello United, astronomico ma in linea con il collasso dei conti delle società britanniche del pallone a cominciare dai rivali del Liverpool di Rafa Benitez che affondano travolti da un’esposizione che sfiora il mezzo miliardo di euro.
«I tifosi - sostiene Mike Ingham - non lo permetterebbero mai». Come dire quei soldi devono tornare subito sul mercato e la prima mossa, minimalista in un contesto del genere, sembra di capire sia quella di trattenere Carlos Tevez, l’argentino dato in partenza. Lo si sussurrava quando Cristiano Ronaldo con la maschera della menzogna che contraddistingue i protagonisti di tutte le grandi transazioni del calcio diceva: «L’Old Trafford è la mia casa e Alex Ferguson è mio padre. Non me ne vado». E ora che s’allontana dal padre e dalla casa, sull’onda di molti milioni, tanti leggono nel suo gesto d’irritazione,per la finale di Roma persa con il Barcellona, il segno del distacco.
Tutto, probabilmente, era scritto da molto più tempo. Forse quando la crisi del credito era allo zenith, quando le banche sfallivano, le società cominciavano a tagliare posti e impianti, forse già allora, Florentino Perez, studiava la grande strategia per far rinascere i
galacticos. O magari ancora prima se è vera la storia di un precontratto con penale da 30 milioni di euro che il predecessore di Perez, Calderon, aveva siglato con Ronaldo e United.
Possibile, ma ininfluente ormai. La realtà è che la musica del Bernabeu quest’anno sarà diversa. Kakà 65 milioni di euro, Ronaldo 93 sono un "unodue" da togliere il fiato a Liga e Champions League e seppellire la storia. Fra loro restano ancora i 65 milioni per Zinedine Zidane, ma il resto sono briciole. Ogni paragone con le vendite del passato con i Figo, i Beckham, l’altro Ronaldo o la cessione record di Hernan Crespo, oggi si sgretola. La domanda è per quanto ancora? Poco probabilmente. Lo show per continuare ha bisogno di personaggi e di grandi numeri perché solo i grandi numeri pare possano garantire grandi ritorni in un gigantismo incontenibile che schiaccia il mondo del pallone. E Florentino Perez che di gigantismo se ne intende, lo sa bene se è vero che il Real Madrid è stato veicolo per le fortune di Acs, società capofila del suo impero, capace di moltiplicare il fatturato di 4 volte e gli utili di 10 nella scoppiettante stagione della sua prima presidenza dei galacticos.