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 2009  giugno 12 Venerdì calendario

QUANDO AISHA FECE SCUDO AL COLONNELLO

Per Muammar Gheddafi sono le "Guardiane della rivoluzione". Per la stampa italiana ed internazionale sono semplicemente le "amazzoni".
Si tratta delle quaranta pretoriane che dal 1981, anno in cui furono viste per la prima volta al suo fianco, provvedono alla sicurezza del colonnello. In patria e all’estero.
Le notizie che circolano sul loro conto sono pochissime. Si narra che siano un corpo scelto, alloggiato presso una caserma al centro della capitale lungo il viale Omar Al Mukhtar (eroe nazionale conosciuto anche come il "leone del deserto). Abbigliate con tute mimeticheo uniforme color kaki, basco rosso e scarpe basse, le "amazzoni" vengono addestrate contro ogni sorta di pericolo e sono pronte a sacrificare la propria esistenza pur di preservare quella del 67enne leader libico. Ed è quanto avvenne il 2 giugno del 1998 a Derna, vicino al confine con l’Egitto, quando una delle sue bodyguard più fidate, conosciuta semplicemente con il nome di Aisha, gli fece scudo con il proprio corpo durante un attentato compiuto da un commando di integralisti islamici. Nello scontro a fuoco che ne seguì ci furono 17 vittime tra civili e militari.
Quanto alle loro origini pare che l’idea sia stata mutuata dalla Germania orientale. Fu Karl Hansch, uomo di fiducia dell’ex mente dei servizi segreti della Ddr Markus Wolf, a suggerrire a Gheddafi di utilizzare solo esponenti di sesso femminile. A suo dire più affidabili e meno corrutibili. Di certo più presentabili all’occhio occidentale.
Come è certo che Gheddafi ami esibirle. L’ha fatto durante i suoi precedenti viaggi nel vecchio continente, sia a Bruxelles che a Parigi. E il copione si è ripetuto nella capitale. Erano in tre mercoledì a seguirlo nella discesa dalla scaletta dell’aereo appena atterrato a Ciampino. Ed erano altrettante ieri nell’aula magna della Sapienza. Dove hanno anche fatto una sorta di sfilata per la gioia degli studenti e del rettore Luigi Frati. Per poi essere chiamate in causa dallo stesso leader libico che, nel rispondere a una domanda sulla condizione della donna nel suo paese, le ha indicate come l’esempio più tangibile.