Salvatore Dama, Libero 11/6/2009, 11 giugno 2009
«Ammiro Berlinguer Le gabbie salariali? Dannose per il Sud» - E menomale che doveva stare lì buono, parcheggiato nella splendida cornice barocca di Montecitorio, a fare l’uomo delle istituzioni
«Ammiro Berlinguer Le gabbie salariali? Dannose per il Sud» - E menomale che doveva stare lì buono, parcheggiato nella splendida cornice barocca di Montecitorio, a fare l’uomo delle istituzioni. Macché: Gianfranco Fini è in movimento. Illuso chi credeva che si lasciasse mummificare dal ruolo. La terza carica dello Stato dà la linea al suo partito. Fa politica. Tenta di riempire quel vuoto di contenuti che contesta al Popolo della Libertà. E che spiegherebbe, a suo avviso, l’arretramento elettorale del partitone unico alle Europee e l’avanzata del socio leghista. La giornata di Fini: convegno a Montecitorio, sul presto, in tema di impresa e lavoro. E primo avviso per il Carroccio: niente «gabbie salariali», manda a dire, penalizzano il Sud. Poi, tra una pausa e l’altra dei lavori d’aula, sigaretta con i luogotenenti del partito siciliano. E tentativo di mediazione per portare la giunta di Raffaele Lombardo fuori dalla crisi. Alle quattro del pomeriggio, passeggiata. Gianfranco si incammina verso l’esterno del Palazzo guardato a vista dalla scorta. Nella sala del Cenacolo bambini italiani e stranieri dell’istituto San Pio X inscenano per genitori, parenti e il presidente della Camera uno spettacolo sul multiculturalità: ”Abbraccio”. Superfluo spiegare la presenza finiana. Infine l’ex leader di Alleanza nazionale presiede un convegno su Enrico Berlinguer a venticinque anni dalla scomparsa. Il segretario del Pci? Uomo per cui Fini «prova ammirazione». Ricorda il tema della «questione morale», sollevata dal capo dei comunisti negli anni Ottanta. E auspica che il «nesso tra etica e politica» mantenga attualità, rimanendo «un valore condiviso». Tiri la somma della giornata finiana, una qualsiasi, e ne viene fuori un intero programma politico. Casualità? Nient’affatto. Perché Gianfranco, almeno nelle intenzioni rivelate alla sua schiera di fedelissimi, vuole rimediare al gap programmatico del PdL. D’accordo: c’è Silvio Berlusconi e l’azione di governo. Sono importanti sia l’uno che l’altra. Ma non bastano. Ci vuole elaborazione politica, altrimenti va come negli ultimi mesi: che il premier si incasina nel difendersi dagli attacchi personali e l’agenda della maggioranza finisce nelle mani di Umberto Bossi. E il PdL subisce temi e tempi dettati dal Carroccio. Fini, lo dicono e lo ripetono fino alla noia i suoi, non ce l’ha con il Cavaliere. Ma quei risultati delle Europee sono stati un campanello d’allarme: bisogna uscire dalla scia della Lega. Non devono preoccupare i 100 mila voti in più della Lega, ma «i sei milioni di astenuti», scrive Fare Futuro webmagazine, il pensatoio finiano. Che fare? Gianfranco, in cortile a Montecitorio, passa in rassegna le sue truppe. Lì un capannello con Flavia Perina, Enzo Raisi, Adolfo Urso. Qui, su una panchina sotto il quadrato di cielo sopra il Palazzo, chiacchierata fitta con Pippo Scalia e Fabio Granata, mentre stringe le mani dei suoi ”ragazzi” che hanno ben figurato alle elezioni amministrative ed europee, prendendo decine di migliaia di voti. I fedelissimi gli consigliano di non concentrarsi solo sui temi della biopolitica. Sulla laicità o sulla questione dell’integrazione. Ma di diversificare. Sull’economia, per esempio. Riprendendo temi di destra sociale. Fini non si sottrae. Ha chiesto ai deputati della cerchia di lavorare a delle proposte di legge. Sulla questione delle pensioni, ma anche sulla precarietà degli over trenta. Poi ci penserà lui, Gianfranco, a mettere il tema al centro del dibattito politico. Come sa fare il presidente della Camera: senza travalicare il ruolo istituzionale, ma neanche interpretandolo come una carica notarile. E ieri Fini ha esercitato tutta la sua moral suasion anche per venire a capo del puzzle siciliano. La terza carica dello Stato ha concordato con Scalia e Granata, i suoi uomini sul campo: dare sostegno alla giunta-bis di Lombardo si può. Non a caso un sodale di Scalia, Luigi Gentile, già siede nel nuovo governo regionale nonostante il divieto arrivato dai vertici romani del PdL. Fini sta tentando di mediare, riportando alla ragione le parti che litigano. L’ipotesi è quella di ricomporre i rapporti con Lombardo inserendo nel governo un altro uomo di An. Circola il nome di Nino Strano.