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 2009  maggio 24 Domenica calendario

IMPENNATA DEI CREDITI A RISCHIO


Sette miliardi di crediti a rischio in più in soli tre mesi. A tanto ammonta l’incremento dei crediti deteriorati lordi(che comprendono, oltre alle sofferenze, anche i crediti incagliati/ristrutturati e gli scaduti/sconfinanti) per le prime cinque banche italiane: UniCredit, Intesa Sanpaolo, Mps, Ubi Banca e Banco Popolare.
La crisi dell’economia inizia dunque a farsi sentire sul portafoglio crediti delle banche italiane. I dati emersi dai conti trimestrali avevano evidenziato, tenendo conto del difficile contesto, una buona tenuta complessiva della redditività. Tuttavia l’attenzione del mercato era concentrata sull’evoluzione dei crediti in sofferenza (non performing loans). Ma anche, e forse soprattutto, sull’evoluzione del complesso dei crediti deteriorati. In sostanza, il complesso degli impieghi a rischio. Ebbene – esaminando il campione delle prime cinque banche italiane, che da sole rappresentano una quota di mercato superiore al 50% – i dati non sono confortanti.
Il primo sguardo sui conti trimestrali aveva mostrato una crescita contenuta delle sofferenze nette, che nel caso di UniCredit erano addirittura scese del 5% rispetto a fine dicembre 2008 (da 10.456 a 9.960 milioni). Nel primo trimestre del 2009 l’aggregato delle cinque banche principali ha contabilizzato nel complesso 20.185 milioni di non performing loans (+1,47% rispetto ai 19.892 di fine dicembre). Un dato apparentemente confortante, date le condizioni dell’economia. E che a prima vista sembrava giustificare la generale contrazione degli accantonamenti e rettifiche su crediti rispetto al trimestre precedente, permettendo così a tutti gli istituti di chiudere il primo quarto dell’anno con utili significativi.
Uno sguardo più approfondito sui conti delle cinque banche evidenzia però elementi di preoccupazione per il totale dei crediti deteriorati lordi. Su base annuale le prime 4 banche (dal confronto è escluso Mps che a inizio 2008 non consolidava ancora AntonVeneta) hanno visto crescere il totale dei crediti a rischio da 62.198 a 79.342 milioni. Un balzo del 27,5%, che si concretizza in 17.114 milioni in più di crediti deteriorati lordi (parzialmente coperti da accantonamenti, in media del 50% per le banche più grandi e del 35-40% per le medie). Il peggioramento è stato graduale nel corso dell’anno. Ma nell’ultimo trimestre il deterioramento è stato più marcato, soprattutto se il confronto viene fatto con il dato del periodo ottobre-dicembre 2008, ovvero quando la crisi dell’economia era già diventata pesante. Nel primo trimestre 2009, infatti, i crediti deteriorati lordi sono aumentati – per le prime cinque banche, compreso Mps – da 86.429 a 93.581 milioni. L’incremento è dell’8,3% e in valore assoluto è pari a 7.152 milioni.
Se si considera che questo dato comprende anche i crediti in sofferenza (che, come visto, sono rimasti sostanzialmente stabili), la conseguenza è che a essere aumentati significativamente sono gli impieghi in stato di pre-crisi. Ovvero quelli che potrebbero trasformarsi in sofferenze nei prossimi mesi, se l’economia non si riprenderà in tempi rapidi. Ma anche in questo caso, considerato lo storico "sfasamento" temporale tra avvio della crisi e default aziendali, l’ammontare dei crediti deteriorati preoccupa non poco i vertici delle banche. monitorato con attenzione dalla Banca d’Italia, che da settimane ha avviato ispezioni mirate proprio sui portafogli crediti. E suscita qualche timore anche sul mercato che, dopo la focalizzazione sullo spauracchio degli asset tossici, ora guarda con estrema attenzione agli impieghi bancari. «Watch watchlist loans», è il titolo dell’ultimo report di Keefe, Bruyette & Woods che esprime «scetticismo sulla prudenza in tema di accantonamenti» da parte dei vertici delle banche italiane e prevede «un trend in peggioramento per il resto del 2009».
Per le banche italiane si profila dunque un 2009 ben più difficile del 2008. Da una parte, la dinamica dei crediti a rischio suggerisce prudenza e attenta valutazione degli impieghi perché le sofferenze sono inevitabilmente ad aumentare. Dall’altra, non possono sottrarsi al richiamo delle imprese e del Governo a sostenere l’economia e devono dunque prepararsi a concedere nuovo credito. Far quadrare i conti non sarà facile.