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 2009  marzo 16 Lunedì calendario

Anno VI - Duecentosessantaduesima settimanaDal 9 al 16 marzo 2009Chiesa Forse, nella storia del papato, mai un pontefice aveva scritto una lettera come quella che Benedetto XVI ha mandato ai propri vescovi la settimana scorsa e in cui si denuncia con amarezza che «nella Chiesa ci si morde e ci si divora a vicenda, come espressione di una libertà male intesa»

Anno VI - Duecentosessantaduesima settimana
Dal 9 al 16 marzo 2009

Chiesa Forse, nella storia del papato, mai un pontefice aveva scritto una lettera come quella che Benedetto XVI ha mandato ai propri vescovi la settimana scorsa e in cui si denuncia con amarezza che «nella Chiesa ci si morde e ci si divora a vicenda, come espressione di una libertà male intesa». Il Papa è addolorato per gli attacchi ricevuti all’indomani del perdono ai quattro cardinali lefebvriani, nemici del Concilio Vaticano II e a suo tempo scomunicati. Il Pontefice li ha riammessi nella Comunità senza rendersi conto che almeno uno di loro – monsignor Richard Williamson – era ferocemente antisemita, al punto da negare l’Olocausto. Sarebbe bastato consultare Internet per saperlo. Eppure… «In futuro nella Santa sede dovremo prestar più attenzione a quella fonte di notizie». Il perdono ai lefebvriani fu quindi seguìto da polemiche e attacchi, anche dall’interno, nei quali si ricordavano, tra l’altro, le numerose gaffes commesse da Benedetto XVI in questi quattro anni di pontificato, e si portava in luce in modo definitivo l’esistenza, nella Chiesa, di un partito, per dir così, radicale, tenacemente all’opposizione di Ratzinger. Cuore di questa dissidenza sarebbe la diocesi di Milano del cardinale Tettamanzi. D’altra parte – come ha notato Galli della Loggia sul Corriere – l’esistenza di un partito radicale emerge a questo punto perché al potere sarebbe andato un uomo del partito opposto, quello conservatore che si oppone alle aperture del Vaticano II. E insomma il guaio sarebbe in definitiva che anche nella Chiesa ci sono i partiti. È in ogni caso un fatto che Benedetto è uno studioso, un filosofo, un teologo, con poca sensibilità diplomatica e scarsa attitudine alla politica praticata. Idem il suo segretario di Stato (primo ministro), Tarcisio Bertone, un canonista, cioè, anche lui, un dotto, a suo agio soprattutto in biblioteca e con poca mano per il mondo. Però Bertone compirà 75 anni il prossimo 2 dicembre e a quel punto dovrebbe mettere a disposizione l’incarico per raggiunti limiti d’età. Quindi, dietro al gran dibattito storico-politico-ideologico, si intravede anche la solita, assai terrena ambizione umana, la corsa per la conquista della poltrona vaticana più ambita.

Obama Il Vaticano ha criticato severamente la decisione del presidente Obama di finanziare le ricerche sulle staminali, campo a cui Bush aveva prosciugato ogni contributo.

Rapiti Il rapimento nel Darfur meridionale di tre operatori di Medici Senza Frontiere (tra cui il medico vicentino Mauro D’Ascanio, 34 anni) non è il solito episodio di banditismo terzomondista. Il Darfur sta in Sudan e contro il presidente del Sudan, Omar al-Bashir, il tribunale internazionale dell’Aja ha spiccato, quindici giorni fa, un mandato d’arresto, accusandolo di crimini di guerra e contro l’umanità. Si è trattato in realtà di un atto puramente propagandistico: per le regole che s’è dato lo stesso tribunale, solo i sudanesi possono arrestare il loro presidente e consegnarlo, eventualità evidentemente remotissima. Ma il mandato d’arresto ha dato a Bashir il pretesto per organizzare imponenti manifestazioni popolari in favore di se stesso e soprattutto per espellere 13 ong che nel Paese aiutavano disinteressatamente le popolazioni. Ora, al posto delle ong occidentali cacciate perché sospette di aver passato all’Aja le informazioni che giustificano il mandato d’arresto, Bashir intende far arrivare in Darfur associazioni provenienti da Arabia Saudita, Kuwait, Emirati ecc., tutte organizzazioni che rappresentano la punta di diamante della predicazione islamica fondamentalista, wahabiti nemici dichiarati dell’Occidente. Così il Darfur (e il Sudan) si preparano ad allargare ulteriormente l’area degli islamisti con cui non c’è speranza di dialogo. In questo quadro il sequestro di D’Ascanio e dei suoi due compagni sarebbe stato un errore di seguaci troppo zelanti, adepti di Bashir che intendevano scambiare le tre vite in loro possesso con il ritiro da parte dell’Aja del mandato d’arresto. Lo stesso presidente, interessato a un progetto di più ampio respiro e pericolosità, sarebbe intervenuto per far liberare i tre ostaggi, restituiti infatti al mondo dopo appena 72 ore di prigionia e senza alcun riscatto.

Strega Il mondo della cultura italiana è sottosopra per due casi. Il primo, e meno grave: i quotidiani hanno scritto, prima ancora che il libro uscisse, che il prossimo vincitore dello Strega sarà Daniele Del Giudice, tornato in libreria dopo una dozzina d’anni con Orizzonte mobile pubblicato da Einaudi. Einaudi appartiene a Mondadori e Mondadori, se davvero Del Giudice vincesse, si piglierebbe lo Strega per la terza volta consecutiva. Per protesta, parecchie case editrici stanno meditando di disertare la competizione. un curioso caso in cui tutti hanno torto: se Del Giudice ha davvero scritto un capolavoro non c’è ragione di non farlo vincere, chiunque sia risultato primo nel 2007 e nel 2008, e quindi la logica spartitoria degli editori concorrenti («quest’anno tocca a noi») suona come minimo imbarazzante. D’altra parte, è successo ormai troppe volte che il vincitore dello Strega sia stato annunciato con troppo anticipo per non esser sospetto e senza che poi il titolo esattamente pronosticato avesse tutto questo valore. Imbarazzante anche questo, evidentemente.

Grinzane Il secondo caso, assai più grave, riguarda il professor Giuliano Soria, ispanista e formidabile patron del premio Grinzane-Cavour. Nato in ambito cattolico come un certame tra libri i cui giudici dovevano essere gli studenti delle scuole superiori, il Grinzane, grazie a Soria, è diventato in quasi trent’anni un evento-monstre, che ha premiato per qualche ragione più o meno tutti (nel 1982 persino chi scrive) distribuendo denari, regalìe in natura, viaggi da favola e cene luculliane. I denari per questa attività frenetica e con perenne tendenza a ingigantirsi sono arrivati da Regioni, Province, Comuni, Fondazioni, Enti di ogni tipo e anche sponsor privati. Milioni di euro che, secondo i magistrati, Soria ha parzialmente adoperato anche per sé, costruendosi un impressionante patrimonio immobiliare. L’uomo, universalmente noto per un carattere pessimo, è stato anche accusato da un dipendente di molestie sessuali. La settimana scorsa è finito in carcere, mentre tutte le manifestazioni legate al Grinzane sono state soppresse e il premio è ormai da considerarsi morto. L’unico accusato per ora è Soria. Ma, come ha scritto Paolo Di Stefano sul Corriere, anche la cultura italiana che adesso casca dalle nuvole – dopo aver mangiato, bevuto e festeggiato a crepapelle – non ci fa una gran figura.

Prodi Prodi ha preso la tessera del Partito democratico, segno che la fuga di Veltroni ha dato al Professore la soddisfazione che andava cercando dal tempo della sua caduta. Le ultime mosse di Franceschini – che ha tra l’altro chiesto l’assegno per tutti i senza lavoro e una tassazione più forte di due punti per chi guadagna più di 120 mila euro l’anno – devono infatti essere viste in funzione dell’unità del partito: il segretario, cioè, sta lavorando con l’unico scopo di impedire la frantumazione del Pd e, con le sue richieste, si copre soprattutto a sinistra, non potendo avere, in quanto ex dc, troppi problemi al centro. Ha infatti ricevuto le lodi di D’Alema e adesso la benedizione di Prodi. I sondaggi lo dànno però al 22%, mentre Berlusconi è al 41. Prima delle Europee di giugno, il nuovo capo della sinistra dovrà inventare qualcosa per tirar un po’ più su quella percentuale.