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 2009  febbraio 22 Domenica calendario

L’intesa Fiat-Chrysler rischia di saltare per colpa delle banche. Il comitato che rappresenta poco meno di 50 creditori dell’azienda americana ha inviato ieri al Tesoro una controproposta che - secondo quanto riferisce il «Wall Street Journal» - prevederebbe la rinuncia al 35% dei quasi 7 miliardi di crediti contro l’85% chiesto dall’amministrazione Obama come precondizione per dare il via libera al salvataggio della Chrysler

L’intesa Fiat-Chrysler rischia di saltare per colpa delle banche. Il comitato che rappresenta poco meno di 50 creditori dell’azienda americana ha inviato ieri al Tesoro una controproposta che - secondo quanto riferisce il «Wall Street Journal» - prevederebbe la rinuncia al 35% dei quasi 7 miliardi di crediti contro l’85% chiesto dall’amministrazione Obama come precondizione per dare il via libera al salvataggio della Chrysler. La controfferta, scrive il quotidiano finanziario, prevederebbe in dettaglio la rinuncia a 2,4 miliardi di crediti su 6,9 in cambio di una quota di minoranza pari al 35-40% di Chrysler. Non solo: le banche chiederebbero anche un impegno di capitale da parte della Fiat - un’ipotesi che il Lingotto ha sempre rifiutato. I creditori - guidati da JP Morgan Chase - sono convinti di poter recuperare comunque una parte significativa dei loro crediti da una procedura fallimentare: i loro rappresentanti hanno detto a quelli del Tesoro che pensano di ottenere in quel caso 65 centesimi per dollaro. Il comitato che sta negoziando rappresenta oltre i due terzi dei crediti, e potrebbe quindi decidere anche per gli altri creditori in caso di procedura fallimentare, secondo la legge Usa. Le banche maggiori (che oltre a JP Morgan comprendono Citigroup, Goldman Sachs e Morgan Stanley) sarebbero state inizialmente più morbide - anche perché alcune di loro hanno a loro volta ricevuto fondi dal Governo - ma si sono poi di fatto allineate alle richieste dei creditori minori, più aggressivi. La strada verso l’intesa Fiat-Chrysler è a questo punto in salita. Lo stesso Wall Street Journal aveva scritto ieri che crescono le possibilità «che Chrysler sia liquidata»: alcuni funzionari dell’amministrazione Obama sarebbero infatti giunti alla conclusione che non avrebbe senso cercare di salvarla a causa della sua «debole linea di prodotti e dalla scarsa penetrazione internazionale». In mancanza di un’intesa con i creditori il Governo non potrebbe far altro che lasciar fallire la Chrysler. Fiat potrebbe a quel punto partecipare all’asta per gli asset - stabilimenti e marchi - e andare a caccia di altre occasioni. Ieri Sergio Marchionne era ancora in America, impegnato nei negoziati con sindacati e rappresentanti del Governo statunitense. Domattina sarà a Torino per il consiglio d’amministrazione Fiat che approverà i conti del 1° trimestre ma in cui si parlerà, verosimilmente, anche del dossier americano. «Faremo il punto con Marchionne» ha detto ieri il presidente di Fiat, Luca Cordero di Montezemolo. ottimista? «Sono realista» ha risposto il presidente, che parlando di eventuali piani in caso di esito negativo, ha risposto ai giornalisti che «Noi guardiamo con attenzione tutto». L’ipotesi Opel e le smentite di Montezemolo Nonostante le smentite dello stesso Montezemolo, ieri si è tornati a parlare dell’ipotesi che il Lingotto partecipi all’asta per l’ex alleata tedesca Opel. Secondo il quotidiano tedesco «Rheinische Zeitung» il fondo Usa Cerberus, già azionista Chrysler, sarebbe pronto a rilevare fino al 25% di Opel; la Rheinische Zeitung cita fonti governative e afferma che il consulente Roland Berger, membro del cda di Fiat, avrebbe creato il contatto con l’azienda italiana, pronta a scendere in campo ”in caso di soluzione europea”. Ieri in Borsa il titolo Fiat ha perso parte del terreno guadagnato nelle sedute precedenti (-3,3% a 7,28 euro). Ha ripreso terreno, invece, General Motors, che lunedì era riscivolata vicino ai minimi storici (ieri +2%). Continua però a pesare sull’ex colosso Usa il timore che un riassetto debba passare per un tribunale fallimentare, con un Chapter 11 che cancellerebbe di fatto i diritti degli azionisti; ieri in serata l’agenzia Moody’s ha tagliato i rating sia di Gm che di Chrysler riducendo le stime sulle possibilità di recupero di crediti da un fallimento al 30% (dal 50%) per Gm e al 20% (dal 50% per Chrysler). Oggi, mercoledì, alal riapertura di Piazza Affari il titolo Fiat viaggia in area positiva. In attesa che si decida il destino delle due grandi malate, a Detroit sono in arrivo nuovi fondi: secondo quanto rivela uno studio dell’Ispettore generale incaricato di sorvegliare il Tarp, il fondo di salvataggio costituito dal dipartimento del Tesoro, l’amministrazione Obama concederà a Chrysler 500 milioni di dollari entro la fine del mese e a General Motors fino a 5 miliardi di dollari entro maggio. Questi fondi si aggiungono ai 25 miliardi di dollari destinati in precedenza al settore auto, e che a fine marzo erano stati spesi praticamente per intero (14,3 a Gm, 4 a Chrysler, 5 e 1,5 rispettivamente alle due finanziarie Gmac e Chrysler Financial), ai 5 miliardi di dollari per la componentistica e agli 1,1 miliardi per coprire le garanzie sui veicoli venduti dalle aziende in difficoltà. © RIPRODUZIONE RISERVATA