Marcello Veneziani, Sud, 3 aprile 2009
PADRE PIO
Il cuore dell’Entroterronia comincia a Pietrelcina e finisce a San Giovanni Rotondo: l’arteria di Padre Pio. Vi prego, non trasformate san Pio nell’icona kitsch del Mezzogiorno superstizioso e tardone, che non investe in sviluppo e solidarietà ma in pacchiana paccottiglia e feticismo monumentale. A Rignano Carganico sorgerà una statua del santo di Pietrelcina alta 60 metri che costerà 10 milioni di euro. Sarà la millesima statua di Padre Pio, che è ormai dappertutto, perfino nei condomini e nelle stazioni di servizio del Sud. Ci sono più statue del frate che seguaci viventi con saio. Ma questo monumento che sorgerà nel piccolo centro garganico sarà gigantesco, come la statua della Libertà e il Colosso di Rodi. Sarà il frutto di una specie di azionariato popolare, coagulato tramite un sito internet, 10 milioni di pixel da un euro l’uno, in modo che ogni azionista potrà dire di aver portato il suo mattone. A lanciare l’iniziativa assiro babilonese è un circolo culturale locale, ma il promotore è quell’ex frate Giuseppe Cionfoli passato dalla mistica leggera alla musica leggera, dal sacerdozio all’Isola dei famosi.
Il progetto è all’altezza di questa parabola, la riconversione di un santo in una star da reality, anzi da santity show, degna di Las Vegas più che del Gargano. Per carità, non si tratta di denaro pubblico ma di private e volontarie donazioni; e non addentriamoci nell’ipermercato della fede, tra simoniaci, creste e business, che ruota dietro i circuiti della devozione. Ma un santo come lui che ha aiutato e miracolato tante persone, meriterebbe di veder devolvere questa cifra enorme in opere di bene, assistenza ai malati, aiuto ai bisognosi, e in mille iniziative di vera beneficenza per il Sud. La statua invece è finalizzata al turismo religioso e a un culto che sfocia nell’idolatria.
Il disagio non nasce dalla diffidenza verso la devozione forte e diffusa a Padre Pio ma, al contrario, dal rischio che iniziative come queste squalifichino il santo, il suo culto e i suoi devoti. E alimentino la rinnovata ondata di antipatia verso Padre Pio cresciuta con l’uscita di libri e inchieste iconoclaste, pompata dai giornaloni del Nord, circoli laicisti e gruppi anticlericali, logge e lobby ostili al santo terrone e alla devozione antica e genuina che suscita. Hanno ripreso l’assurda storia delle stimmate artificiali, procurate con farmaci, e le polemiche antiche contro di lui, i dubbi sulla sua santità e le insinuazioni sulla sua vita. Stimmate durate mezzo secolo e poi scomparse all’approssimarsi della morte non sono frutto di acidi.
Si riprendono le famose registrazioni in confessionale per insinuare intimità sessuali con le devote. Non credo che nascondano torbide e focose passioni, ma lasciatemi scandalizzarvi: cosa volete che sia un cedimento sessuale rispetto a un grandioso percorso di santità? Ma davvero dobbiamo misurare la santità con questi metri miserabili, da virtuosismo borghese e da puritanesimo quacchero? Ho sentito fior di atei militanti che si appellavano perfino all’autorità di un papa, Giovanni XXIII, ostile verso il frate di Pietrelcina, per sostenere la loro campagna contro Padre Pio. Si sono convertiti al dogma dell’infallibilità del papa? Giammai, mi è stato risposto; e allora perché dovremmo credere a priori all’autorità di un pontefice, peraltro vistosamente smentito da un suo grande successore come Giovanni Paolo II?
Ho trascorso alcuni giorni nel convento che accolse Padre Pio da giovane, a Serracapriola, dove il culto del frate da Medioevo convive con il wireless, grazie a frate Antonio Belpiede, portavoce e missionario che ha cablato il convento. E là pensavo che Padre Pio è assurto agli altari per una forma insolita di elezione diretta, di democrazia plebiscitaria applicata alla santità. San Pio è il padre del popolino e delle donnette, visitato e criticato di nascosto dalle classi dirigenti, sprezzanti verso un fenomeno che ai loro occhi istruiti sa di peronismo religioso. Certo, c’è il risvolto fastidioso, la speculazione, il mercatino, il kitsch. Di fronte a una società che si crede più smagata ma poi coltiva superstizioni ancora più ridicole, legate agli oroscopi, ai segni zodiacali e a mille nuove credenze, il culto di Padre Pio rivela la familiarità con il sacro e l’irruzione del religioso nella vita quotidiana, il bisogno, anzi la fame di santità e di fede di una società orfana di senso e braccata dalla disperazione e dalla solitudine. Che vi sia anche superstizione e feticismo, può darsi; ma non è diverso da quello che alimenta per esempio il salutismo, con i suoi percorsi di benessere e i suoi camminamenti vascolari, le sue terme sensoriali e i suoi bagni di colore e di odore, i suoi rituali rilassanti e le sue liturgie corporali, più la paccottiglia similorientale che l’accompagna. Una nuova religione del corpo e della salute, che è la versione moderna e benestante dei vecchi pellegrinaggi con le acque sante, i pani benedetti e i passaggi miracolosi.
Di imitazioni gaudenti o terapeutiche di Padre Pio tra unguenti e fumi, santoni e naturopati, beauty farm e spa ce ne sono a iosa, ora anche al Sud. Dopo i credenti vengono i creduloni. Perciò lasciate che di Padre Pio ciascuno coltivi un suo altarino domestico, e magari conservi nel proprio portafoglio un’immagine, un ricordo, una traccia tramandata da una persona cara o che evoca una storia tragica e miracolosa. Però evitate di trasformare Padre Pio nella torre di Babele di una new age globale e terrona.
Passa l’angelo e dice amen. Da bambino al Sud, appena facevi una smorfia, una boccaccia o, peggio, imitavi uno storpio, genitori e adulti ti ammonivano: non farlo, sennò passa l’angelo e dice amen, nel senso che ti fa rimanere per sempre così. Da bambino pensavo con curiosità e apprensione a quest’angelo feroce, dotato di autovelox, del tutto privo di senso dell’ironia, che ti faceva restare per sempre con la boccaccia, il viso mostruoso e la gamba zoppicante. La faccia d’angelo, i modi celestiali, e poi, con quella purezza divina, ti dice una parolina con fermo immagine e ti rovina per sempre... Amen, così sia.
Ma perché questa tempestiva ed esagerata punizione per Lino scherzo da bambini? Si rovesciava la teologia che considera i diavoli angeli decaduti; al contrario, gli angeli si rivelavano diavoli travestiti, dalle buone maniere e dalla carnagione bianca, ma tremendi quanto i loro più abbronzati colleghi del piano inferiore. Gli handicappati si scoprivano in origine bambini dispettosi e disobbedienti che erano stati puniti per la loro strafottenza. Cave signatos, altro che diversamente abili... Le ingenue crudeltà del Sud antico.