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 2009  aprile 03 Venerdì calendario

DI PIETRO


A prima vista, Tonino Di Pietro sembra l’autista di un ministro. Ma poi a sentirlo parlare ti accorgi che lo avevi sopravvalutato. Il trattore sembra il mezzo più adeguato per lui per muoversi sui terreni sconnessi della politica italiana. Con l’altro dioscuro del Sud, Clemente, si alterna con impeccabile intermittenza: quando l’uno va fuori servizio, subentra l’altro, e viceversa. Se uno prega l’altro impreca, e quando uno recalcitra, l’altro acconsente. Sono complementari. Di questa coppia meridionale, che vagamente ricorda Totò e Peppino nelle nebbie del Nord, si sono lette gustose gag con pesanti accuse e insulti reciproci. Vorremmo salomonicamente dar ragione a tutti e due; Clemente e Tonino rappresentano alla perfezione l’anima ambigua e astuta del Sud, familista e fuorilegge nel nome della legge,
che non sa vivere né con lo stato né senza lo stato e sbuffa in entrambi i casi.
Tonino Di Pietro è una sintesi mirabile tra Robespierre e la Vandea, aglio, olio e ghigliottina; la sua filosofia agro giudiziaria, il suo look togato rurale, il suo stile oscillante tra la Guardia repubblicana e la Guardia campestre. Lo aiuta la dicitura di provenienza, Montenero di Bisaccia, che sembra un luogo di orchi neri che portano via i bambini nella bisaccia. Ma a vederlo è un paese tutt’altro che sinistro.
Tonino è un Little Tony che perse il ciuffo e guadagnò la toga; nella sua fattoria di Montenero parla ai pulcini e accudisce oche, galline e maiali. Leader genuino di Forca Italia, nasce dall’humus del giustizialismo popolare meridionale, quello che fornisce carabinieri e poliziotti allo stato, guardie giurate e sceriffi; quella destra contadina col forcone che chiede maniere spicce e bruschi scapaccioni ai corrotti e agli smidollati. Non destra storica ma preistorica, che al manganello preferisce la clava. Ne conoscevo tanti di tonini al Sud, iscritti alla Fiamma o in divisa da maresciallo, sognatori di un bel golpe per raddrizzare la schiena agli italiani e imporre Legge e Ordine, orgasmo della destra antica.
Con la sua ruvida furbizia e rurale concretezza. Con quell’aria da colonnello Tejero che spaventò i parlamentari spagnoli irrompendo nelle Cortes con la pistola carica e il cappellino da torero, costringendo i deputati a nascondersi sotto i banchi per paura di essere matati... In lui rivive il mito di Zorro e della Pulizia Generale. Di Pietro è l’estrema speranza della sinistra antiberlusconiana ma incarna il filone genuino della destra autoritaria meridionale, dei colonnelli in pensione e dei brigadieri in servizio.