Marcello Veneziani, Sud, 3 aprile 2009
TATARELLA
Pinuccio Tatarella era un politico su strada. Tutta la Puglia era per lui un interminabile struscio costellato di abbracci, spintoni e carezze. Era radicalmente mediterraneo e meridionale, l’unico radicalismo che ha caratterizzato Tatarella. Allergico alle ideologie, aveva un forte e arcaico senso dell’appartenenza, dei legami personali e tribali, territoriali, famigliari e caratteriali. Possessivo nelle amicizie e avvolgente, sanguigno e tattile, a volte allusivo, con lunghe cadute nel mutismo. Il Perón di Cerignola, un Peppino Di Vittorio per i borghesi spaventati del Sud. Di professione situazionista e di vocazione improvvisatore, Pinuccio piombava a volte a mezzanotte sotto casa e ti intimava di scendere. Scendendo dovevi aspettarti: a) un gavettone o scherzi affini, se prevaleva in lui la vena goliardica; b) una richiesta di cibo o di trattorie, se prevaleva la vena famelica; c) un’inconsueta compagnia, che poteva essere uno iettatore, un branco di attivisti, una celebrità o perfino un leader politico, se prevaleva la vena politico mandriesca. Piombava come una specie di tenente Colombo, dal creativo e sgualcito disordine. Il lato umano eccedeva su quello politico, il calore dei rapporti dominava sui freddi ragionamenti, costringendoti a perdonargli tutto o quasi. Entrambi di destra sin da bambini, coltivavamo tuttavia un’amicizia impolitica. Con lui rn’impugliesivo, il nostro punto d’unione era il Sud, i sospiri di Bisceglie e i fichi d’India, la comune matrice meridionale e mediterranea, qualche battuta di spirito o la presa in giro di terzi. L’immagine che mi resta di lui è descamisado in posa brigantesca all’ombra di un fico nella sua campagna di Rosamarina. Ambedue alunni del sole, lui terrestre, io marino.