Goffredo De Marchis, la Repubblica 3/4/2009, 3 aprile 2009
CAPANNELLI, TRASLOCHI E CELLULARI ROVENTI LA RAI SI PREPARA AL GRANDE RIMPASTO
Alle sei di ieri sera nel corridoio dalle pareti di velluto del settimo piano di Viale Mazzini, dove le voci sulle nomine sono fruscii come i passi dei consiglieri di amministrazione che hanno qui le loro stanze, sono spariti gli operai della ditta di traslochi ed è apparso il nuovo direttore generale Mauro Masi per il primo incontro ufficiale con il presidente Paolo Garimberti. E´ solo l´aspetto logistico dell´ennesimo cambio di consegne nella televisione di Stato. Ma il capitolo a sé che va sotto il nome «guerra delle stanze» e fa parte della mitologia Rai anche stavolta ha avuto un sequel. Nino Rizzo Nervo, confermato dal Pd, si era trasferito già da qualche settimana nella stanza del consigliere anziano appartenuta a Sandro Curzi. Lo studio è più grande di quello standard (che pure non è malaccio) e ha il pregio di essere vicino al presidente. Il consigliere anziano del nuovo cda è però Guglielmo Rositani (Pdl-An) che ha tentato di sfrattare il giovane (si fa per dire) usurpatore. Discussioni (pacate), rivendicazioni poi Rositani ha mollato la presa. Dopo mesi di prorogatio neanche l´addio del vecchio direttore generale è stato così traumatico. Claudio Cappon infatti non si allontana molto: sale all´ottavo piano, che anche se più alto non è altrettanto nobile. «Ho perso i poteri, come Superman quando si avvicina alla kryptonite», ha scherzato durante un breve incontro di saluto. Ma, dicono le voci fruscianti, si prepara a rientrare in pista come capo di Raicinema.
La calma apparente del settimo piano non significa che dietro la rivoluzione dei vertici Rai non ci siano i soliti patemi, i soliti giochi, i posizionamenti, i cambi di schieramento, dirigenti e dipendenti impegnati ad annusare il vento. Perché la politica fa la parte del padrone a Viale Mazzini e il padrone stavolta è Silvio Berlusconi. A Saxa Rubra, la cittadella dell´informazione che purtroppo per chi la abita dista una decina di chilomentri e un´oretta di traffico dall´epicentro di Viale Mazzini e qualcosa di più da Palazzo Grazioli, non mancano i capannelli di giornalisti che si scambiano informazioni sui possibili direttori.
La spietata toponomastica costringe soprattutto a un uso forsennato del cellulare per le notizie di prima mano. Quello che molti vogliono sapere sono i nomi dei capi staff di Masi e Garimberti. E´ a loro che il giornalista Rai si rivolge night and day per qualsiasi piccolo problema. Avere un amico, uno della propria cordata politica accanto al big aiuta, altroche. Ci si interroga perciò sulla veridicità dell´indiscrezione che vorrebbe la giornalista Myrta Merlino braccio destro di Masi. E si cerca di capirne di più sulle intenzioni di Garimberti: «Il presidente però non ha fretta - racconta il direttore delle relazioni esterne Guido Paglia - . Ha fatto sapere che si sta guardando intorno per evitare scelte precipitose». Una posizione apprezzata dal «partito Rai» e che tuttavia alimenta la suspence delle redazioni. A Saxa lavorano circa tremila persone. Solo 100 di queste avrebbero accesso a informazioni attendibili sul balletto delle nomine. Possono cioè parlare con il politico che decide, con il dirigente in auge, con un direttore in pectore. E´ il 3 per cento del totale, un´inezia. I possessori del verbo sono ricercatissimi nei vialetti dedicati ai grandi dirigenti della Rai che fu.
Un classico sono le telefonate di complimenti anticipati al giornalista o al dirigente che sui giornali viene indicato come in ascesa e che a volte provocano nell´interlocutore scomposte reazioni scaramantiche. Maurizio Belpietro, da tutti indicato come il favoritissimo nella corsa al Tg1, ne ha ricevute alcune e quando arriva a Roma ospite di Porta a porta trova sempre un sorriso e la domanda in fondo innocente: «Hai preparato le valigie?». «Non sono tante, queste chiamate - giura l´attuale direttore di Panorama - E nessuno mi chiede niente, né favori né promozioni». Forse perchè Belpietro è un pesce difficile da decifrare per il «partito Rai» e molti pensano che faccia fede il nome della rubrica che aveva sui canali Mediaset «L´antipatico» o un vecchio titolo del Foglio «Un tedesco a Roma». Dice Gad Lerner, direttore del Tg1 per una breve stagione agli inizi del 2000: «Stimo Belpietro. Un ottimo professionista che ha una sua qualità. Ma fa parte della militarizzazione». Cioè, spiega Lerner, dell´occupazione da parte di Berlusconi, un premier che ha già tre televisioni e una quantità di giornali. «Con lui - continua Lerner - si è perso quel galateo ipocrita ma che salvava le forme nel rapporto politica-Rai. Lui ha nominato per primo un ex deputato di Forza Italia a capo di Raiuno, lui ha portato la sua assistente a Viale Mazzini». La colpa secondo Lucia Annunziata, ex presidente della Rai, è invece della legge Gasparri «che fa dalle politica l´editore vero di Viale Mazzini. Se le nomine sono trattate dai partiti non c´è da scandalizzarsi perché è la norma a imporlo». Ma anche nella nuova era berlusconiana, anche nella Rai sempre più occupata dalle forze politiche, l´Annunziata non è catastrofista: «Esistono due aziende. Quella del settimo piano dove comandano i partiti e quella dei piani inferiori dove si esercita la vera continuità della Rai, si può decidere sul prodotto e si può mantenere il primato di una grande azienda dell´informazione, ancora superiore a Mediaset e a Sky».