Giuseppe Guastella, Corriere della Sera 1/4/2009, pagina 19, 1 aprile 2009
Di Pietro: «Sentì la parola mariuolo e decise di raccontare tutto» Corriere della Sera, mercoledì 1 aprile Deluso dall’ex imputato Mario Chiesa e non sorpreso dal nuovo arresto, l’ex pm Antonio Di Pietro, ora leader dell’ Italia dei valori, torna con la memoria al 17 febbraio del ”92
Di Pietro: «Sentì la parola mariuolo e decise di raccontare tutto» Corriere della Sera, mercoledì 1 aprile Deluso dall’ex imputato Mario Chiesa e non sorpreso dal nuovo arresto, l’ex pm Antonio Di Pietro, ora leader dell’ Italia dei valori, torna con la memoria al 17 febbraio del ”92. Onorevole, Cosa ricorda? «Io ero dietro la porta dell’ufficio di Chiesa mentre l’imprenditore Luca Magni pagava la tangente. Lo prendemmo con le mani nella marmellata. Quando entrai anche io era imbambolato, lì per lì non sapeva cosa dire. E c’era poco da dire: sulle banconote c’era la mia firma. Dopo 20 minuti dall’arresto avevo già sequestrato un conto intestato a un suo fiduciario e pochi giorni dopo anche i soldi che aveva in Svizzera». Ammise altre tangenti. «Capì quante cose sapevo di lui in uno dei primi interrogatori quando gli dissi ’guarda che non c’è più Levissima e Fiuggi’, i nomi dei suoi conti coperti in Svizzera». Quanto pesò il ’mariuolo’ con cui lo definì Craxi? «C’ero anch’io quando Chiesa lo venne a sapere. Non poteva accettare di essere scaricato così da Craxi il quale, tempo prima, aveva difeso Antonio Natali, coinvolto nell’inchiesta sulla Metropolitana, andandolo a trovarlo in carcere e facendolo eleggere in Parlamento. Raccontò tutto». Lei immaginava dove sarebbe andato a finire con l’inchiesta Mani pulite? «Onestamente sì. Sapevo dell’esistenza di tangentopoli. Non era un segreto mio, perché nel novembre del ”91 in un seminario al Comune di Milano spiegai come si era evoluto il sistema». Quanto fu importante Chiesa per l’indagine? «Le varie inchieste sulle carceri d’oro, sulla motorizzazione o sull’alluvione in Valtellina ci avevano già fatto capire il fenomeno. Chiesa fu solo il grimaldello che permise di scoprire l’anello di una lunga catena di imprenditori indagando sui quali si arrivò alla politica». Se le accuse saranno confermate, ora sembra sia lui il corruttore. « lo specchio dei tempi. All’epoca, se immaginiamo il branco nella savana, l’imprenditore era il maschio dominante. Il faccendiere, cioè il collettore delle tangenti ai politici, era la femmina di raccordo. Ora la figura del faccendiere è sparita perché l’imprenditore fa da sé, quasi non paga più tangenti perché suddivide gli utili dell’impresa tra i suoi dipendenti che ha fatto diventare politici. Non porta l’obolo, determina chi va in politica e cura i suoi interessi». Una mutazione genetica? «Il riarresto di Chiesa rimette all’ordine del giorno un problema mai risolto: cosa fare per evitare queste cose. All’epoca Chiesa mi dava l’impressione di uno che voleva chiudere con il sistema. Non è mai stato un pentito e come mille altri si è difeso nel processo e non ha mai accusato i magistrati di fare politica venendo anche condannato severamente. Se oggi ce lo ritroviamo a parti invertite, vuol dire che ha capito che il delitto paga e che affidarsi alla magistratura non conviene. Questo perché tanti altri che sono stati trovati nella sua posizione l’hanno fatta franca criminalizzando i magistrati o con leggi ad personam. Come ha fatto Berlusconi ». Giuseppe Guastella