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 2009  aprile 01 Mercoledì calendario

Francesco Giavazzi: Non far morire i mercati. Corriere della Sera, mercoledì 1 aprile Diversamente da­gli europei, i qua­li pensano che la priorità siano nuove regole e trasforma­zioni radicali nel modo in cui operano i mercati finan­ziari, le autorità americane stanno lavorando per ripor­tare i mercati alla normali­tà

Francesco Giavazzi: Non far morire i mercati. Corriere della Sera, mercoledì 1 aprile Diversamente da­gli europei, i qua­li pensano che la priorità siano nuove regole e trasforma­zioni radicali nel modo in cui operano i mercati finan­ziari, le autorità americane stanno lavorando per ripor­tare i mercati alla normali­tà. Si rendono conto che le regole devono essere mi­gliorate, ma ritengono che regole perfette applicate a mercati morti non servireb­bero a granché. La priorità di Washington è far rivive­re i mercati. Negli ultimi vent’anni i mercati finanziari america­ni si sono profondamente trasformati: non sono più le banche commerciali il principale canale attraver­so il quale il risparmio del­le famiglie affluisce alle im­prese. Un po’ più della me­tà dei finanziamenti all’eco­nomia vengono concessi da istituzioni che si finan­ziano non con i depositi al­la clientela, bensì indebi­tandosi sui mercati, e lo possono fare perché una le­va elevata (cioè un’elevata quantità di debito) consen­te loro di offrire rendimen­ti interessanti e quindi atti­rare investitori privati. Uno dei motivi che oggi impedisce ai mercati di funzionare, e quindi al cre­dito di affluire alle impre­se, è l’eccessiva riduzione della leva finanziaria, cioè il fatto che siamo passati dall’eccesso di debito ad una situazione in cui molte istituzioni non riescono più a indebitarsi. Il volume di commercial paper, ad esempio, si è ridotto in po­chi mesi da 2.200 a 1.500 miliardi di dollari, un calo del 30 per cento che si è ri­flesso in una riduzione equivalente dei finanzia­menti a famiglie e impre­se. Con una leva eccessiva­mente ridotta queste istitu­zioni non riescono più a ge­nerare rendimenti capaci di attrarre investitori priva­ti. La riduzione drastica nel­la leva è uno dei canali at­traverso i quali la crisi si è trasmessa all’economia rea­le. La possibilità di utilizza­re la leva è anche determi­nante per convincere inve­stitori privati a partecipare ai nuovi fondi pubblici-pri­vati che, nel piano del mini­stro Tim Geithner, dovreb­bero acquistare dalle ban­che i titoli cosiddetti «tossi­ci ». Valutare questi titoli è difficile: se si offre troppo poco, le banche non hanno interesse a venderli; se si offre troppo si fa loro un re­galo. E il problema non si risolve affidandone la valu­tazione ad una legge o a funzionari pubblici. La par­tecipazione di investitori privati che rischiano in pri­ma persona è l’unico modo per scoprire il valore dei ti­toli tossici. Ma senza leva i rendimenti dei nuovi fondi creati da Geithner non at­traggono nessuno e il pia­no non parte. La priorità del Tesoro e della Federal Reserve è quindi ricostruire la leva delle istituzioni finanzia­rie. Finché ciò non avviene gli investitori non torneran­no sui mercati, i prezzi ri­marranno depressi, i titoli tossici rimarranno nei bi­lanci delle banche e dalla crisi non si uscirà. Chi ripete, come Angela Merkel e il nostro ministro dell’Economia, che «da una crisi nata dall’eccesso di debito non si esce crean­do nuovo debito» non capi­sce né come funzionano i mercati finanziari negli Sta­ti Uniti, né ciò che stanno cercando di fare le autorità di Washington. Questa in­comprensione – più anco­ra che le differenze di opi­nione sull’opportunità di politiche di sostegno alla domanda – è ciò che divi­derà europei ed americani al G20 di domani e renderà difficile raggiungere risul­tati concreti. Francesco Giavazzi