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 2009  aprile 02 Giovedì calendario

Intervista a Sgreccia sulla Fecondazione. Corriere della Sera, giovedì 2 aprile. CITT DEL VATICANO – Che ne pensa, eccellenza? «Mah

Intervista a Sgreccia sulla Fecondazione. Corriere della Sera, giovedì 2 aprile. CITT DEL VATICANO – Che ne pensa, eccellenza? «Mah. Così non va, né per il bene degli embrioni né per il bene della donna. contraddittorio. Ora si toglie il limite di tre embrioni, giusto? In questo caso si rischia di arrivare alla selezione eugenetica, che però la stessa leg­ge, in un articolo rimasto integro, continua a proibire! E poi: la Corte osserva che manca il riferimento alla tutela della salute della donna proprio mentre, con questa sen­tenza, viene messa in pericolo! Che senso ha?». Il vesco­vo Elio Sgreccia, già presidente della pontifica Accade­mia per la vita e tra i massimi esperti di bioetica, non nasconde le proprie perplessità. «Guardi, non conosco le motivazioni e sarà anche la ristrettezza del comunicato. Però... ». Però? «Francamente, riesco a capire il significato letterale della bocciatura decisa dalla Consulta ma non il senso. Che motivo ha, quale intenzione?». Tra i sostenitori della legge 40 c’è chi dice: poteva andare peg­gio. «Non è una mai una grande con­solazione. Comunque, sia chiaro: questa non è una legge cattolica né siamo stati noi a volerla. Il pensiero della Chiesa è contrario alla fecon­dazione assistita, sconsigliamo alle donne di farla». E allora? «E allora questa soluzione evita almeno disastri peggiori e salva le cose più importanti. Perché si met­teva un limite di tre embrioni al massimo?». Già, perché? «Per limitare il danno agli em­brioni, è evidente. Ridurre il sacrifi­cio, il rischio di soppressione indi­retta. La legge, tra l’altro, non impe­diva di impiantarne uno per volta, come stanno facendo in molti: la so­luzione più efficace, perché più so­no e più s’impicciano tra di loro. Ma non basta: si trattava di proteg­gere le donne, la loro salute». Chi ha presentato ricorso vede­va nel limite un vincolo contro le donne che desiderano figli. «Togliendo quel limite, impian­tando 4, 5, 6 embrioni e così via, ci saranno rischi di gravidanze pluri­me, difficili. E in più aumenteran­no le gravidanze ’ectopiche’, cioè fuori posto, fuori dell’utero, con la necessità di intervenire chirurgica­mente. Non riesco davvero a capire la logica: è in contraddizione con quanto prescrive la Corte, quando poi dice che il trasferimento di em­brioni va fatto ’senza pregiudizio della salute della donna’. Appunto! Così, invece, i danni aumentano». E il rischio eugenetica? «Senza limite è chiaro che saranno sacrificati molti più embrioni. Il medico può essere tentato di selezionar­li. E rispetto all’impianto della legge non ha senso: si espongono gli embrioni allo spreco o alla necessità di congelarli, ma il testo vieta tali pratiche e riconosce i di­ritti del concepito». Diceva di non capire lo scopo di tutto questo... «Aspetto le motivazioni. Qual era l’intenzione della sentenza? Non certo di favorire l’impianto, dato che me­no embrioni si mettono e più è facile. Visto così sembra una specie di gioco a peggiorare le cose senza dirlo. Di arrivare a un obiettivo senza dichiararlo, visto che la leg­ge proibisce l’eugenetica», Che conseguenze potranno avere queste modifiche? «Staremo a vedere. Certo, se si vuole buttare all’aria la legge per rifarla allora è tutto chiaro. Ma non può essere questo lo scopo della Consulta. Questione di serietà. Se voleva bocciare tutto allora doveva dirlo, ma un ritocco marginale che lascia in piedi il più della legge...Non so, è tutto un po’ strano». Gian Guido Vecchi