Fabio Martini, La stampa 1/4/09, 1 aprile 2009
LA MACCHINA DA VOTI DELL"OBAMA ITALIANO"
Nei grandi viali che i fiorentini ogni giorno sono obbligati ad attraversare per raggiungere le periferie, gli occhi non possono non sbattere su quei martellanti manifesti «sei-per-tre». C’è scritto, in grosso: «E’ primavera, Firenze». Girando l’angolo, lo slogan resta lo stesso, ma cambia l’immagine. Una volta c’è una bella donna anziana che sorride. Un’altra volta c’è un down. Oppure una bimba che fa la linguaccia. Sotto le immagini, l’altro slogan unificante: «Matteo Renzi, sindaco di Firenze». Manifesti accattivanti, che restano impressi. Alcuni sono anche retro-illuminati. Dice Renzi, il trentaquattrenne che ha vinto le Primarie del Pd e ora punta a diventare sindaco di Firenze: «Lo slogan è preso in prestito da Rabagliati, ”è primavera, svegliatevi bambine...”, canzone tipica della fiorentinità». Manifesti ben fatti e d’altra parte il «genio» di Renzi sta anzitutto in questo: pochissimi sono capaci di promuovere sé stessi come sa far lui. Renzi è l’inventore (e il prodotto) di un sistema promozionale sofisticato e spregiudicato.
Certo, la sua non è soltanto una «bolla comunicativa». Quando ha vinto le Primarie, qualcuno è arrivato addirittura a ribattezzarlo come l’«Obama italiano» (l’impegnativa definizione è opera di Jeff Israely, corrispondente di «Time», nonché titolare per alcuni anni di una rubrica sul «Foglio») e sicuramente una delle chiavi dell’escalation di Renzi risiede proprio nella capacità di trasformarsi - sia pure dalla sera alla mattina - da esponente di punta della nomenclatura fiorentina a suo fustigatore: «Avere contro tutti mi ha giovato, la gente era stufa». L’altra novità è il linguaggio. Renzi parla come mangia, il suo lessico si contrappone a quello autoreferenziale dei big della sinistra, le sue battute schioccano. Quando volevano annullare le Primarie per imbrigliarlo: «Il Pd dica pubblicamente che deve candidarsi Fracazzo da Velletri!». Quando Lamberto Dini gli ha dato del «ragazzotto presuntuoso», lui ha replicato: «Lamberto per me è sempre stato un modello. Da non seguire».
Funambolico. Eppure, il vero segreto del successo di Renzi va ricercato nella sua capacità di costruirsi per anni una piattaforma mediatica bipartisan che gli ha poi semplificato il grande salto. Da presidente della Provincia di Firenze («Fu mandato lì per effetto di una spartizione tra Ds e Margherita», insiste Dini) ha autorizzato la spesa di un fiume di denaro pubblico per propagandare eventi che talora sono costati meno di quanto investito per pubblicizzarli. Cuore pulsante del «sistema-Renzi» è una società denominata «Florence Multimedia». Braccio operativo alla quale la Provincia affida la promozione degli eventi, «Florence» talora sub-affida lavori in modo discrezionale. Quattrocentomila euro di capitale sociale, una confluenza di denaro pubblico che ammonta ad oltre 8 milioni di euro in 4 anni, la società è presieduta da Andrea Bacci, grande amico di Renzi.
Una cura speciale, Matteo l’ha sempre dedicata nel rendersi simpatico a giornali e giornalisti. Oltre a una quantità imponente di spazi pubblicitari acquistati su tutti i mass media, recentemente la giunta provinciale ha approvato un’originale delibera con la quale veniva stanziato un finanziamento per pagare il soggiorno negli Stati Uniti, al seguito di Renzi, di un giornalista del «Corriere fiorentino». Certo, ce ne vuole per incantare un personaggio come Giuliano Ferrara, ma Renzi ci ha provato persino con lui. Invitandolo a pubblici dibattiti e scrivendo sul suo sito: «A lui mi lega un sentimento di stima sincera» e d’altra parte Ferrara «negli ultimi mesi è stato capace di dettare l’agenda della politica del Pd». Complessivamente questa operazione-simpatia qualche effetto sembra averlo, se è vero quel che dice Guido Sensi, il capo dell’opposizione di centrodestra in Provincia, che tiene una seguitissima rubrica radiofonica sui «conti di Renzi»: «Dei disastri della Firenze-Pisa-Livorno, strada sotto la tutela della Provincia, si fa un gran parlare sui giornali delle altre due province, molto meno su quelli fiorentini». Un clima complessivamente non ostile di cui si è fatto portavoce un giornalista del «Foglio», che è arrivato a scrivere: «Renzi incarna nell’immaginario politico dei fiorentini la figura del leader che torna a decidere cinque secoli dopo il Principe di Niccolò Machiavelli». Una speciale sapienza Renzi l’ha dispiegata nel costruirsi il consenso nella Firenze-bene, la Cassa di Risparmio, i Ferragamo, i Folonari, i Frescobaldi. Le amicizie in Cl. Tanto è vero che una capillare ricerca dell’Università di Cagliari sui votanti delle Primarie ha dimostrato «la capacità di Renzi di attrarre voti dal centrodestra». Per scongiurare il pericolo e invertire la tendenza, venerdì, con una Convention, scende in campo Giovanni Galli, l’ex portiere della Nazionale sponsorizzato da Berlusconi. I pronostici dei sondaggi, per ora, dicono che vincerà Matteo il funambolo.