Maurizio Molinari, La stampa 1/4/09, 1 aprile 2009
IL G20 CAMBIERA’ LA NOSTRA VITA?
Prima un G8 per l’economia, in futuro un G17 per l’ambiente, a che cosa serve il G20?
Il G8 riunisce gli Stati Uniti, il Giappone, la Russia e le maggiori economie europee. Manca dunque una rappresentanza delle grandi economie emergenti del pianeta. La creazione di un forum per far incontrare questi due gruppi di Paesi si concretizzò nel 1999, quando si svolse il primo G20 a Berlino, ma solo nel novembre scorso a Washington, sulla scia della pesante crisi economica globale, vi fu il primo vertice che ratificò l’importanza di coinvolgere le nuove economie per risolvere gli equilibri del Pianeta. L’iniziativa presa dal presidente americano Barack Obama sull’ambiente è una conseguenza del «modello G20» perché i 17 Paesi invitati a confrontarsi su clima ed energia sono in gran parte gli stessi. Stiamo assistendo all’impatto delle sbarco delle nuove Potenze regionali sugli equilibri internazionali usciti dalla Seconda Guerra Mondiale.
Se i Paesi emergenti sono così importanti perché il summit si svolge a Londra?
Per due motivi. Il primo, tecnico, è che la Gran Bretagna è il presidente di turno del G20. Il secondo, politico, ha a che vedere con il fatto che Gordon Brown, premier britannico, condivide l’idea di dare una «risposta globale alla crisi» che l’ex presidente americano George W. Bush espose in novembre a Washington e che ora il successore Barack Obama declina nella richiesta alla comunità internazionale di varare uno "stimolo globale" per tentare di rilanciare la crescita del pianeta.
Quali sono gli aspetti della vita dei cittadini che più saranno affrontati dai leader del G20?
Sono due: occupazione e protezione di depositi e investimenti. L’occupazione è prioritaria per Stati Uniti, Gran Bretagna e Cina, accomunati dal fatto di aver varato pacchetti di stimoli per l’economia basati sull’idea che lo Stato debba intervenire per sostenere l’occupazione, facendo pesanti investimenti anche se questo significa aumentare il debito pubblico. Per i Paesi europei, a cominciare da Francia e Germania, la priorità invece è di modificare le regole della finanza internazionale per scongiurare il ripetersi del terremoto di questi mesi che ha divorato depositi bancari e investimenti tanto di singoli come di aziende. La differenza di approccio al summit fra gli angloamericani e i cinesi da un lato e gli europei dall’altro rischia di portare ad un corto circuito.
Le decisioni del G20 avranno conseguenze concrete nei singoli Paesi ?
Dipenderà dal testo che leggeremo nei documenti finali. In caso di accordo su uno «stimolo globale» molti Paesi potrebbero nell’arco di pochi mesi varare significativi piani di investimenti pubblici. Sul fronte finanziario invece potrebbero nascere nuovi enti per sorvegliare le transazioni, con il fine di evitare abusi. Il pericolo sta nel fatto che i disaccordi politici portino a non centrare nessuno dei due obiettivi, diluendo troppo i testi finali.
vero che siamo di fronte alla prima riforma della finanza internazionale dalla Seconda Guerra Mondiale?
una sensazione condivisa da molti dei leader che si ritrovano questa sera a Londra, accomunati dalla sensazione di essere protagonisti e al tempo stesso testimoni delle doglie di un sistema economico che sta per partorirne un altro. Il termine «Nuova Bretton Woods» evoca la nascita delle istituzioni finanziarie - Fondo monetario internazionale e Banca Mondiale - frutto dell’accordo raggiunto alla fine della Seconda Guerra Mondiale e se ricorre spesso, nei discorsi ufficiali come nei corridoi, è perché c’è consenso sulla necessità di disegnare un’architettura istituzionale capace di includere le nuove potenze economiche, assegnandogli anche più responsabilità.
Ciò significa che India, Cina, Indonesia e Sud Corea conteranno di più nella nostra vita di tutti i giorni?
In parte già avviene. Basta andare a controllare le etichette di molti dei prodotti che acquistiamo per accorgersi che vengono da alcuni di questi Paesi, che di conseguenza si rafforzano economicamente a dispetto delle vecchie potenze industriali. Il mutamento di equilibri sui mercati è già avvenuto. Non averlo trasformato in nuove istituzioni ha creato un pericoloso squilibrio. Basti pensare al motivo che ha portato al collasso del Protocollo di Kyoto sul taglio delle emissioni di gas nocivi nell’atmosfera: non includeva giganti come India, Cina e Russia che inquinano assai più di molti Paesi occidentali a causa del fatto che producono di più.
La Cina pretende più importanza nel Fmi; perché pone condizioni prima ancora di arrivare?
Il Fmi è uno dei fronti più caldi della trattativa. Se gli Stati Uniti hanno proposto di decuplicare le riserve del Fmi, a cui spetta rispondere alle crisi monetarie, la Cina ha fatto sapere che in cambio dell’adesione a tale iniziativa vuole avere maggiore voce in capitolo sulla gestione dello stesso Fmi. E’ la riedizione del braccio di ferro sulle riforme al Fondo che il direttore, Dominique Strauss Kahn, pensava di aver risolto con un compromesso che ora viene di nuovo messo in discussione.
Oggi le comunicazioni avvengono con la rapidità di un’email. Ha ancora senso un summit di 20 ore con 20 leader dentro una sala?
Le comunicazioni elettroniche servono per velocizzare le trattative, la scrittura dei documenti e il lavoro degli sherpa, i consiglieri che sono poi i veri protagonisti di ogni summit. Ma anche la più veloce, e meglio riuscita, delle trattative per concludersi con successo ha bisogno dell’avallo personale dei leader. Ed è qui che entra in gioco la «chimica» dei rapporti personali. Una stretta di mano, uno scambio di battute o uno sguardo d’intesa possono superare ostacoli di fronte ai quali gli sherpa avevano dato forfait. Se la durata complessiva di 20 ore può apparire a prima vista molto ridotta in realtà è un periodo che consente ai leader di interagire il periodo necessario per stabilire intese o dissensi.
Chi è il personaggio del summit che gli inglesi aspettano con maggiore curiosità?
Michelle Robinson Obama. Il debutto della First Lady afroamericana svetta nell’attenzione del pubblico su ogni altro evento del summit, ufficiale o meno. Non solo per la curiosità nei confronti dello stile presenzialista di Michelle, i suoi abiti senza maniche e le indiscrezioni sulla forte influenza che avrebbe sul marito. Ma anche per il fatto che molti sospettano che sia anti-inglese a causa del ruolo che svolse l’Impero britannico nella colonizzazione dell’Africa e nella tratta degli schiavi. Michelle ci ha messo del suo regalando alla moglie di Brown, durante la recente visita a Washington del premier, un modellino del «Marine One», con un gesto che è stato considerato offensivo dai tabloid.
Se il G20 è così importante perché ancora non si sa neanche se ci sarà un prossimo summit?
Perché ancora non sappiamo se questo G20 avrà successo o fallirà.