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 2009  aprile 01 Mercoledì calendario

PINAULT, IL RE DEL LUSSO SEQUESTRATO DAGLI OPERAI


Il clima sociale ha ormai temperature da altoforno. Siamo alla caccia al ricco, al «pescecane» che sfrutta la crisi, ci sguazza, si riempie le tasche licenziando in nome di questo Moloch i cui bestiali appetiti si chiamano tagli, economie, razionalizzazioni, concorrenza . Per esempio: François-Henri Pinault, il re del lusso e della distribuzione, il padrone di Fnac e di mille altre cose, il marito dell’attrice Salma Hayek, miliardario. Ieri lo hanno bloccato mentre usciva in auto da una riunione del suo gruppo in Rue de Javel. Via stretta. A bloccarla sono bastati cento eccitati dipendenti di Fnac e Conforama, dove sono sono stati appunto annunciati 1200 licenziamenti: ovviamente a causa della crisi, un «piano di economie» lo hanno definito i contegnosi documenti aziendali.
Già avevano invaso i locali dove si svolgeva la riunione sventolando cartelli con la scritta: «Agli azionisti 420 milioni di euro, ai salariati Fnac 400 posti in meno». Pinault per calmarli aveva fatto entrare una delegazione. Non è servito: E’ stato «sequestrato» per un’ora, livido, chiuso nel taxi, freneticamente impegnato al telefonino, costretto ad ascoltare litanie di insulti. «Pinault, sporco truffatore» era il più gentile. Poi la polizia si è decisa a intervenire. Nella persona di un astuto commissario che invece di ordinare pericolose cariche ha fatto finta di discutere con i manifestanti : e il manager ha potuto allontanarsi, senza danni. Nel comunicato aziendale la vicenda è stata miniaturizzata: «L’auto del signor Pinault ieri pomeriggio è stata un po’ ritardata».
E’ andata peggio a Nicolas Polutnik, direttore della fabbrica Caterpillar di Grenoble che produce scavatrici. Le immagini di Pinault assediato al telegiornale non ha potuto vederle. Lui è rimasto vittima di quella che ormai sta diventando una (pericolosa) abitudine sindacale: il sequestro del manager come rappresaglia. Non si fanno tante distinzioni: quadro medio o uno di quelli che si portano a casa le stock-options da tre milioni di euro, tutti nello stesso mazzo li mettono, questi infervorati. E li chiamano «patron voyous», come i teppisti di banlieue. In Francia sono rimasti in fondo sempre un po’ giacobini, dentro, nella crosta del cuore: pazientissimi, per carità, ma quando tira il vento cattivo hanno già il sasso in mano. E per trovare il bersaglio chi restano alla fine, vulnerabili nel loro ufficio dove sgobbano dal mattino alla sera? Quelli come lui, Polutnik Nicolas, certo non monsieur Bouton, Societé Générale che si metterà in tasca un milione di euro di pensione l’anno!
Ma come fai a stare in guardia, a non esporti? Quando dalla direzione americana ti spediscono, quindici giorni fa, l’annuncio: ventiduemila posti in meno su 113 mila dipendenti nel mondo. Via, si licenzia e a Grenoble sei invitato a collaborare sollecitamente spedendo a casa 733 salariati su 2700. Che gli vai a raccontare alla gente? che le ordinazioni sono crollate, che c’è la crisi, che non c’è nulla da fare è la mondializzazione signori eccetera eccetera...Appena la notizia si è diffusa, il 19 marzo, gli hanno bloccato la fabbrica, persino i colletti bianchi, gli impiegati, che sembravano così obbedienti e disponibili si sono uniti agli scioperanti. Gente che schiumava di rabbia, anche i vecchi operai, quelli che ti salutavano sempre: irriconoscibili, decisi ad «andare fino in fondo», formula vaga e inquietante.
L’aveva letta sul giornale, una settimana fa, la storia della fabbrica farmaceutica 3M di Pithiviers nel Loiret, anche lì cancellati 110 posti d lavoro su 235 a partire da settembre. Un altra casella di un bollettino quotidiano che tribola il paese. Anche lì l’hanno detto: è la crisi, universale. Che ci possiamo fare? Risultato il suo collega è rimasto due giorni rinchiuso in ufficio guardato a vista da un «soviet» di inferociti. E’ dovuto arrivare il prefetto promettendo il possibile e l’impossibile per riportarlo a casa, stralunato.
A pensarci bene non è stata una buona idea ripetere le formulette con cui il presidente Sarkozy da qualche mese cerca di cavarsela nella crisi. A furia di litaniare che la colpa è del capitalismo predatore, immorale e vampiresco come fa lui, i lavoratori cominciano a crederci e ad agire di conseguenza sui «responsabili». Gli operai alla Caterpillar pretendono una indennità sulla base di tre mesi di salario per anno di anzianità, con un limite di 30 mila euro. Che fare? Andare a spiegare che non era possibile «a causa della crisi», appunto calo di domanda, sovrapproduzione eccetera eccetera? E che alla direzione americana al massimo sono disposti a regalare 10 mila euro?
Così alla riunione decisiva prevista ieri mattina Polutnik non è andato. Prendere tempo, ha pensato, forse si calmano. Sono venuti a prenderlo invece, insieme al direttore per le risorse umane, a quello del personale e al responsabile dei prodotti per l’Europa. Il responsabile per gli acquisti gli operai non lo volevano: non c’entra nulla nelle trattative, che vada a casa. Lui ha voluto farsi sequestrare lo stesso. Per solidarietà. Li hanno chiusi nell’ufficio della direzione. Hanno portato loro da mangiare, e hanno suggerito di riflettere su nuove offerte da presentare al sindacato. Subito.
«C’è un clima da amiconi, stanno benissimo» ha sghignazzato il delegato della CGT davanti alle telecamere. Fuori ci sono le teste di cuoio del reparto antisequestri. Ma c’è poco da sperare nei raid. Il fatto che nessuno osi citare il codice penale (reato sequestro di persona) in queste ormai quotidiane faccende sindacali dimostra che la paura di scatenare guerriglie è al massimo grado. Ordine da Parigi: restare calmi, nessun incidente davanti alla televisione, per carità. I manager? Che si arrangino in fondo sono pagati anche per questo.
Gli eroi di questa Francia furibonda e angosciata dal futuro sono i dipendenti di Continental, fabbrica di Clairoix nell’Oise di proprietà tedesca: produce pneumatici ma solo fino al 2010. Tutto è cominciato di lì, da quegli infervorati. Sono diventati popolarissimi perché hanno cacciato dallo stabilimento l’amministratore delegato bombardandolo di uova marce. Non c’è corteo, protesta o insurrezione aziendale che non inalberi il cartello «facciamo come alla Continental, addosso ai truffatori». Ieri era prevista una nuova seduta di trattative, l’hanno delocalizzata a Nizza, al mare, per mettere centinaia di chilometri di distanza dai possibili vendicatori.